~ Capitolo Uno~

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Morzan

Com'era ormai mia abitudine, dopo aver cenato uscii dai miei appartamenti per fare una passeggiata.
Ero tornato per una settimana a casa, a Dras Leona: i miei genitori, Lord Killian e Lady Mavie, avevano un titolo nobiliare da poco, circa dieci anni, e ricordavano bene come fosse la povertà e la miseria.
Quindi Shai, la domestica di mia madre, prima che uscissi, mi porse un sacchetto colmo di monete di rame e argento, da dare ai meno fortunati.
Mi diressi subito nel quartiere povero, andando a distribuire i soldi ai mendicanti.
- Ah, Morzan-finiarel !
La voce del Maestro Oromis mi riscosse e mi portai la mano voltata al petto, in segno di rispetto.
- Ebrithil.
- Sono lieto di vedere che ti dedichi ai meno abbienti. La generosità e la nobiltà d'animo sono caratteristiche fondamentali per un Cavaliere. - un sorriso gli increspò le labbra. - Continua così e, con i risultati che dai nell' addestramento, sarai certamente un Cavaliere difficile da dimenticare.
- Vi ringrazio, Ebrithil. - mormorai dominando l'orgoglio e l'eccitazione.
Un Cavaliere indimenticabile!
Indimenticabili! Hai sentito,  Dracarys? Saremo indimenticabili! , gridai alla mia dragonessa.
Perché, avevi dubbi?
Non certo con te nei paraggi.
Sorrisi felice.
- Adesso va, ragazzo, non ti tratterrò oltre.
- È stato un piacevole incontro, Maestro.
- Certo, Morzan. I tuoi genitori sono molto orgogliosi di te.
Di nuovo, provai felicità e orgoglio per me stesso.
E per Dracarys.
Dato che avevo finito il mio giro di elemosine, mi diressi verso il centro della città, dove nobili e borghesi si mischiavano a ubriaconi e prostitute.
Andai nella mia taverna preferita, il pub "The Captain Daughter", che era un locale frequentato anche dai pirati. Uno di essi, Gerard il Guercio, aveva un figlio, Jorah, che era un mio amico.
Ci invidiavamo a vicenda: io non ero mai stato su una nave pirata e avrei voluto disperatamente salirci, d'altro canto il suo sogno era diventare Cavaliere dei Draghi e volare libero nei cieli.
E infatti lo trovai li, insieme ad una ragazza dai capelli rossi e dalle forme piuttosto prominenti.
- Jorah! - lo chiamai e si voltò. Fece un largo sorriso nel riconoscermi. - Tra poco, invece di Jorah il Marinaio, ti chiameranno Il Puttaniere!
- KILLIANSSON, VAFF ...
La restante parte dell'insulto si perdette nel suo boccale di birra, così che secondo lui non seppi mai dove mi aveva mandato.
Mi sedetti accanto a lui, mentre la rossa si allontanava, diretta a tenere compagnia ad altri ospiti.
-

Hai visto com'e gnocca? - biascicò già mezzo ubriaco Jorah.
- Non mi piacciono le rosse con il culo più grosso del mio letto.
- E quali ti piacciono, per gli dei?
- Le bionde. - ammisi. - Soprattutto quelle da bere. Ehi, ragazza! - chiamai la ragazza mora che serviva ai tavoli. - Una birra bionda per me, grazie. Non molta, però.
- Come desidera, milord.
Una volta che la ragazza si fu allontanata, Jorah batté il pugno sul tavolo.
- Non troppa? L'allenamento ti ha rammollito, amico mio.
- No ... mi ha fortificato. - replicai. - L'alcool annebbia la mente e rallenta i riflessi. Preferisco essere sobrio e in grado di difendermi invece di ubriacarmi e trovarmi la mattina dopo senza niente se non le mutande.
Jorah scoppiò a ridere a crepapelle, probabilmente si immaginava la scena.
E quando rideva ubriaco faceva veramente ridere, quindi iniziai a ridere anche io.
Quando si calmò iniziammo a parlare del più e del meno, delle sue recenti razzie e del mio allenamento.
- Tu lo sai che uno dei principali compiti dei Cavalieri è scongiurare la pirateria, vero? - gli ricordai ridendo.
- Fortuna per me che ho una talpa nel sistema, allora! - sghignazzò.
Dopo qualche ora, un marinaio lo venne a chiamare: era ora di salpare per nuovi porti, nuovi bottini e nuove donne.
- Ci si vede, Cavaliere. - biascicò, la voce strascicata dall'alcol.
- Alla prossima, pirata. - lo salutai e feci per prendere il mantello e andarmene, solo che nell'uscire vidi uno dei miei compagni d'apprendistato, Galbatorix di Ilirea, seduto a un tavolo, con un enorme boccale davanti.
Memore della grave perdita che aveva appena subito, andai a sedermi di fronte a lui, dato che era chino sul boccale, come se piangesse.
- Ehi, come stai? - gli chiesi con il massimo tatto possibile.
- Dimmi tu come staresti nel vedere il corpo di Dracarys squartato da asce più grandi della tua testa. - replicò.
- Scusa, era una domanda inopportuna. Se hai bisogno di qualcosa, sai dove trovarmi.
Feci per alzarmi, dato che era chiaro che volesse esser lasciato solo, ma mi fermò.
- C'è qualcosa che potresti fare, in effetti.
L'espressione rabbiosa era stata sostituita da un sorriso diabolico e perverso.
Subito dopo, sentii la mia mente venire profanata da una presenza oscura,che nonostante i miei tentativi di ribellione, ebbe la meglio.
L'attimo seguente, solo buio.



Mi risvegliai nel mio letto, con un forte mal di testa, come se avessi bevuto troppo.
Sbadigliando, mi alzai, sentendo puzza di bruciato.
Mi affacciai alla finestra e ciò che vidi mi scioccò.
La mia città era in fiamme.
- Cos'hai fatto, Morzan?
La voce di mio padre mi fece sobbalzare e mi volta verso di lui.
- Padre, la città è in fiamme!
- Lo so. - rispose con un'espressione grave. - Siete stati tu e Dracarys.
Non so per quanto tempo non riuscii a parlare.
Qualche secondo, o forse mezz'ora.
- No. Non sono stato io. Non siamo stati noi.
- Sei stato visto da tutti ...
- PADRE, NON HA ALCUN SENSO!
Lentamente, ricordai la sera prima.
Jorah, e poi Galbatorix ...
- Padre ... sono nei guai. - sussurrai, sconvolto, e poi mi presi la testa fra le mani, cercando di far uscire quel mostro dalla mia testa.
- Padre, mi dispiace .... mi dispiace immensamente ... diseredatemi, se credete lo meriti, e lo merito ..
Odiatemi ...
- Siediti, Morzan. - disse con gentilezza e obbedii, sedendosi sul letto accanto a lui.
- Ascoltami. Non sarai diseredato e tanto meno odiato. Sei il mio unico figlio e l'orgoglio più grande di questa famiglia, il vero e unico gioiello della corona. Quindi ora dimmi in che guaio ti sei messo, e troveremo una soluzione.
Gli raccontai del mio incontro con Galbatorix.
- E a un tratto ho sentito questa presenza nella mia mente ... credo di abaia posseduto. - sussurrai. - E ora mi sento come se mi mancasse qualcosa ... qualcosa che non sapevo di avere, padre. Credo conosca il mio vero nome.

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⏰ Last updated: Oct 31, 2016 ⏰

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