-Zaynie, non pensarci, quegli insulti non sono rivolti a te, okay?- il castano lo circondò con le braccia e lo strinse al suo petto.
-Come faccio a non pensarci se mi chiamano terrorista? Se ce l'hanno con me? Cazzo, Liam, non capisci niente, lasciami da solo.- Si allontanò il moro.
-Zaynie, fidati di me.- sussurrò il castano cercando di avvicinarsi nuovamente, ma ricevendo solamente uno sguardo truce da parte del moro.
-Non ti voglio, cazzo, vattene. Vattene, porca puttana.- urlò più forte, oramai scosso da vari tremiti.
Non voleva prendersela con Liam, ma non ce la faceva. Non riusciva a tenere la rabbia, la paura e l'ansia dentro di sé e per questo si sfogava con chi gli era più vicino. In quei casi, Liam era il soggetto più facile da attaccare.
Un altro attacco terroristico, altri insulti verso di lui. Ma cos'aveva fatto di male? Quella era la causa. Che aveva fatto lui di male? Perché tutti se la prendevano con lui per azioni di cui non aveva colpe? Perché?
A quanto pare Liam aveva abbandonato la stanza, visto ché non appena sentì la porta sbattere, scoppiò a piangere e si fece prendere da una crisi: le mani gli tremarono ed il corpo era tutto un tremore, i singhiozzi quasi lo strozzavano, impedendogli una respirazione corretta.
Cercò un appiglio a cui aggrapparsi per non cadere e si sedette per terra; non doveva allontanare Liam, ma si vergognava così tanto. Era patetico, lui ed i suoi stupidi attacchi.
Ogni volta si ritrovava nella propria camera da letto a cercare di calmarsi, di stendersi e di non pensare più a nulla. Ma quella volta non funzionò.
La suoneria del suo cellulare che gli avvertiva di nuove notifiche su Twitter, lo spinse a guardare, ad incassare i colpi ad ogni insulto che gli veniva rivolto:
"Muori stupido talebano"
"Sarai contento di quello che hanno fatto i tuoi amici, vero?"
"Spero che tu soffra, stronzo"
E molti altri come quelli.
Non si sapeva spiegare il perché di tutte quelle male parole, ma ad ogni frasi il suo cuore riceveva varie stilettate e tutto in torno a lui sembrava lo soffocasse. Non era certo la prima volta che tutte quelle persone lo insultavano a causa della sua religione, anzi era stato soggetto di derisioni per tutti i suoi anni trascorsi al liceo e non si era certo dimenticato di quel cartellone che aveva visto ad uno dei suoi concerti: "Die terrorist."
Ma accusarlo di aver causato tutte quelle morti, di essere stato uno dei protagonisti di quell'orrore accaduto in Francia. I giornalisti, in televisione, avevano denominato quel giorno come l'undici settembre europeo. L'attentato, sempre da parte di persone -poteva chiamarle così?- della sua stessa religione. Ricordava l'armadietto pieno d'insulti, le botte da parte di alcuni suoi coetanei; non era andato a scuola per varie settimane dopo quelle derisioni e quegli sguardi truci. Si era vergognato: vergognato della sua carnagione scura di pelle, delle sue origini e della sua religione. Ed aveva iniziato ad odiarsi. Era solamente un bambino di appena dieci anni ed era già costretto a vedersela con la dura verità del mondo. Ma come poteva un bambino poter partecipare a tutto quello schifo?
Ricordava che suo padre era stato licenziato con una semplice scusa: "Non vogliamo perdere clienti perché pensano che tu sia complice di questi attentati, capisci vero, Yaser?" Quella era stata la prima ed unica volta che aveva sentito suo padre piangere, mentre raccontava il tutto alla madre, Thrisha.
Ed ecco che la storia si ripeteva. Tutti quegli insulti rivolti contro di lui lo facevano star male. Perché le persone non capivano la differenza fra i pazzi fanatici ed i musulmani? Praticavano la stessa religione, con la differenza che i secondi non uccidevano le persone che non credevano nei loro stessi ideali, come invece facevano i primi.
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Raccolta Ziam.
FanfictionQuesta sarà una raccolta di mie storie Ziam che ho scritto tanto tempo fa e non ho mai pubblicato. Sono piccole idee che non ho mai sviluppato da rendere una storia a sé stante, ma sono carine e reggono seppur da sole. Buona lettura.