Per Elisa.
(Sempre).
Senza la quale non ci sarebbe nulla di tutto questo.
Fuori dalla finestra una pioggia leggera bagna l'erba del vialetto facendo brillare le ortensie ormai secche nell'aiuola.
La campagna inglese sembrava sempre ferma nel tempo, si ritrova a pensare Michael, come in una cartolina degli anni '20.
Fiori, pioggia e due cani alla finestra.
Il telefono non aveva mai smesso di vibrare fra le telefonate e i messaggi di buon compleanno. L'ultimo era stato un messaggio di Andy che gli scriveva dalla Grecia, un po' freddo ma c'era da aspettarselo per come si erano lasciati la settimana prima.
Il fischio del bollitore sul fuoco interrompe il ricordo di una serata in riva all'Egeo, piena di rancore e parole dette per metà, un cuore che pare vuoto come una busta di plastica, in riva al mare, gonfia d'aria e trascinata dalle onde.
Mentre versa il tè, lo sguardo gli ricade di nuovo sul telefono.
Smettila, si dice, sembri una teenager.
Idiota.
Sul tavolino accanto alla finestra, la vecchia radio arancione suona una canzone di Posner.
But the truth is I am just a man
Standing 5 foot 10 doing the best I can
And I've lived long enough to see
You will never be craving meIl telefonino sul tavolo vibra, lo prende in mano, un messaggio di Pierre che gli augura buon compleanno dal Canada.
Amira gli si è avvicinata sfregando il muso umido contro la sua gamba.
Il Canada è più lontano della Spagna, pensa senza alcuna logica.
Cause when you smiled at me on that dance floor
It was the prettiest mask that you ever woreSi poggia con la schiena al tavolo premendo forte i palmi delle mani sugli occhi, la gola stretta in una morsa.
Fanculo.
E' la terza volta che cancella e riscrive quel maledetto messaggio e questa volta la dislessia c'entrava poco.
Aveva passato il giorno prima illudendosi di non star aspettando quel fottuto messaggio ed imponendosi di aprire Twitter solo ogni venti minuti, perché c'è un limite al quantitativo di tette e culi che poteva reggere.
Deve solo scrivere un maledetto messaggio, continua a ripetersi, mantenersi sul vago, accennare allo show a Novembre e chiedere se fosse interessato a parteciparvi come ospite. Un messaggio di lavoro, tra colleghi. Non c'entrava nulla il compleanno, gli auguri che non c'erano stati, la pioggia e quel dannato Posner che non smetteva di passare per radio.
Eppure si sente a un passo da una voragine, sa di stare per rimettere i piedi nel vuoto, ma non riesce a fermarsi. Trentatré anni, ma per certe cose siamo sempre degli stupidi sedicenni.
L'amore fa quello che vuole e se vuole sputarti in un occhio devi starci, a quanto pare.
Preme invio, prende i guinzagli e apre la porta. Melachi e Amira gli passano tra le gambe mentre l'aria umida e fredda gli avvolge il viso, ma la sensazione non gli dispiace affatto.
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Window pain
FanfictionLa campagna inglese sembrava sempre ferma nel tempo, si ritrovò a pensare Michael, come in una cartolina degli anni '20. Fiori, pioggia e due cani alla finestra.