Il Giardino

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Il tramonto stava calando ormai sulla città facendo imbrunire i grandi e antichi palazzi dai tetti coperti di tegole rossastre,quasi ramate di Siena. I lampioni cominciavano ad accendersi mentre il buio calava sulla città toscana,da dove si potevano scorgere in lontananza i colli rotondi pieni di vigne purpuree. In questo periodo piegate dai numerosi grappoli ormai pronti per essere raccolti e pestati per il mosto.
Le piccole luci artificiali facevano risplendere le antiche case delle zone del centro storico della città toscana illuminando Piazza del Campo e gli edifici circostanti. Questi,ora, mostravano i loro colori in quelle fredde sere d'autunno, con i lampioni e le varie botteghe della zona addobbate in onore della contrada vittoriosa del palio disputato nella precedente estate, la Civetta, i cui sostenitori per sberleffo verso i rivali avevano attaccato bandiere recanti l'effigie dell'animale ovunque
Le strette viuzze cittadine del centro erano frequentate ora solamente dai pochi gatti randagi che cercavano qualcosa avanzato dai pochi turisti che erano passati dalle stesse strade degli animali. In quel periodo Siena non era stata una grande meta turistica e questo voleva dire meno persone per i bar, i ristoranti e qualsiasi altro locale della città. E anche per Chiara.
Pochi turisti voleva dire meno soldi per la giornata, e meno soldi era uguale a più rimproveri.
Lei abitava da sola ormai fuori dal centro in una palazzina disabilitata, era un'orfana, nessun genitore e la sua unica compagnia erano alcuni ragazzi suoi coetanei, circa diciassette anni il più grande, che potevano essere chiamati benissimo teppisti. Ed erano proprio questo.
Ma erano l'unica cosa che aveva Chiara che poteva essere simile ad una famiglia, o almeno qualcuno che badava a lei.
Il capo era Giuseppe un ragazzo biondo di sedici anni e mezzo di famiglia agiata. Il padre era banchiere e la madre commercialista, e ancora Chiara non capiva perché girava con quel gruppo di reietti. Era biondo con il ciuffo lungo al centro e la rasata ai lati, come tutti ormai. Fisicamente era slanciato, magro e atletico con due vispi e piccoli occhi neri.
Oltre a lui vi erano altri due ragazzi uno più randagio dell' altro , anche se tutti avevano una famiglia alle spalle che, ormai, si era adattata alle bravate dei figli. Ma bravate non era il termine che Chiara avrebbe usato.
A parte loro vi era solo un' altra ragazza, Sara, che era la ragazza di Giuseppe, una ragazza di quattordici anni molto bella esteriormente. Era abbastanza alta e formosa per la sua età, portava i capelli ramati lunghi con una treccia di fianco all'orecchio sinistro e aveva due occhi molto grandi color nocciola.
Di solito giravano in gruppo per il centro senza una vera e propria meta, girovagando per le viuzze. e ,mentre gli altri fumavano un paio di sigarette e si limitavano a dare fastidio ai più piccoli o ai più anziani, Chiara li seguiva e basta ormai.
Non aveva nulla a che fare con loro ma era impaurita di perdere anche loro, aveva solo loro e non poteva permetterselo, anche se a volte non li sopportava per nulla.
Giuseppe era un idiota che pensava di essere superiore a tutti, la sua ragazza era un'oca di costumi piuttosto facili anche se manteneva sempre un volto da suora con i genitori, mentre Francesco e Leonardo erano dei muli che tentavano di essere come Giuseppe nonostante fossero dei ragazzini di quindici anni pieni di acne e senza un solo neurone in due.
Rimanevano solo Alberto e lei.
Alberto era il più grande e ,come Chiara, cercava solo qualcuno per uccidere la solitudine; non aveva una bella situazione familiare. Il padre era un operaio che lavorava in fabbrica fino a notte inoltrata, mentre la madre era morta due anni prima in seguito ad un incidente in bicicletta.
Era un ragazzo piuttosto trasandato per il vestire, portava abiti di taglie più grandi della sua e solitamente di colori che andavano dal nero al grigio,o a volte entrambi i colori.
Era moro, con gli occhi neri e il mento coperto da una leggera barbetta.
Chiara si sentiva più a suo agio con Al, come lo chiamava solitamente, che con tutti gli altri, e Al non parlava praticamente mai. Lei invece era una ragazza di quindici anni dagli occhi verdi , con lunghi capelli corvini che le coprivano il magro volto tondo pieno di lentiggini. Era magra e alta poco meno di Al, con dita lunghe e affusolate abbastanza pallide.
A vederla sembrava una gru, solo non aveva le ali per volare via da lì, anche se era il suo sogno. Il suo più grande sogno era quello di andarsene da lì, lasciarsi alle spalle tutti i cattivi ricordi che la legavano a Siena, tutto ciò che le aveva portato dolore e di ricominciare da capo. Ricominciare una vita, avere amici veri e almeno normali non come i teppisti con cui girava e avere una famiglia tutta sua; quello sì che era il suo più grande sogno, finalmente avere qualcuno che la amasse, qualcuno che tenesse a lei come una figlia,come una sorella o come l'anima gemella.

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