La Scelta

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<Così te ne vai, quindi> chiese Chiara.

<Sì> rispose una voce familiare <ho terminato il mio periodo>.

Davanti a lei non riusciva a distinguere bene la figura con cui parlava. Era come trovarsi di fronte ad uno di quei manichini nei negozi vestiti elegantemente ma senza un volto. Non riusciva a vedere gli occhi, né la bocca e tantomeno l'espressione del ragazzo.

Aveva la voce rotta, strozzata ma ancora profonda e sincera dopo tutto quello che era accaduto.

Stava finendo di preparare le valigie mettendo via in modo confuso e distratto gli ultimi manuali e libri dagli scaffali fatiscenti.

In realtà tutta la casa era fatiscente.

Era la dimora che il Pretore gli aveva messo a disposizione dandogli solo il necessario e nulla in più. Persino i libri era stato costretto a farli arrivare dalla sua vecchia agenzia.

In effetti il Pretore non sembrava apprezzare del tutto quel ragazzo. A volte sembrava odiarlo.

Quelle poche volte che era stato invitato a corte...beh...aveva ragione ad andarsene per ciò che gli era stato fatto.

<Non te ne vai via per me vero?> chiese lei.

Lui all'improvviso si fermò. Fece una di quelle strane risate a metà tra uno sbuffo e uno starnuto. Poi le si avvicinò. Era vestito con l'uniforme da Accolito.

Una lunga giacca monopetto nera come i suoi capelli gli arrivava fino alle ginocchia. Ad interrompere il colore sculo dell'uniforme vi era solo la bottoniera bianco avorio.

Al fianco portava la sciabola per cui era diventato famoso nell'Ordine.

<Non lo farei mai> disse triste <ciò che c'è stato è stata causa mia, tranquilla>.

Poi riprese: <questo non è il mio posto ecco perché, non sarei mai accettato davvero>.

<Non è vero> ribatté lei <in diversi ti vogliono bene e non ti vorrebbero mai abbandonare>.

<E chi?> rispose lui a tono.

<La Cecilia per esempio> disse Chiara <o Andrea e tutti i loro compagni>.

Il ragazzo rimase un secondo in silenzio. Lei non poteva vederlo ma era sicura che stesse sorridendo al ricordo dei compagni.

Ma ora vi erano solo loro due. Non vi era nessun'altro.

<Tu resterai qui invece?>chiese lui

<Sì> rispose Chiara <lui ed io...vedi...>.

Fece un segno con la mano come per troncare la conversazione.

Passarono alcuni momenti di silenzio poi lei decise di chiederglielo ancora una volta.

<Ci stai ancora male vero?> chiese Chiara <per ciò che è successo la scorsa sera intendo>.

<Anna, se tu vuoi che io sia solo un amico per te mi sta bene dico davvero> rispose lui con voce tremante.

"Anna?" pensò lei scioccata. A chi si stava riferendo? Lo conosceva da molto ma non aveva mai sentito quel nome. Non aveva mai parlato di una ragazza di nome Anna.

<Chi è Anna?> chiese lei.

Il ragazzo sembrò quasi non averla nemmeno sentita parlare questa volta. Aveva appena finito di preparare la valigia. Chiuse le sicure e poi si alzò dal giaciglio cadente a pezzi.

<Addio Anna> disse singhiozzando chiudendola in un abbraccio <mi dispiace doverti salutare così>.

Dopo che il ragazzo si svincolò da lei, Chiara si girò e si vide allo specchio.

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