HESSA

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Tess,
dato che non sono bravo a parlare della mia vita interiore, rubo qualche parola a Mr. Darcy. Che ti piace tanto. "Vi scrivo senza alcuna intenzione di procurarvi pena, o di umiliare me stesso, ritornando sui desideri che, per la felicità di entrambi, non potranno essere dimenticati troppo in fretta. Gli sforzi che la scrittura e la lettura di questa lettera generano avrebbero potuto essere risparmiati se non fosse che il mio carattere mi ha imposto di scriverla. Perdonatemi quindi della libertà con la quale io domando la vostra attenzione. I vostri sentimenti, lo so, non ve lo faranno accettare volentieri, ma faccio appello al vostro senso di giustizia." So che ti ho fatta soffrire e che non ti merito, ma ti chiedo -anzi, ti scongiuro- di guardare oltre le mie azioni. So anche che ti chiedo sempre troppo, e mi dispiace. Se potessi cambiare il passato lo farei. Sei arrabbiata e delusa dal mio comportamento, e questo mi uccide. Invece di giustificarmi per quello che sono, ti racconterò di me: una versione di me che non hai mai conosciuto. Inizierò dalle cose che ricordo; sono sicuro che ce ne sono altre, ma ti giuro che da oggi in poi non ti terrò nascosto niente. Quando avevo nove anni ho rubato la bici del nostro vicino e ho rotto una ruota, e poi ho mentito. Lo stesso anno ho spaccato una finestra del salotto con una pallina da baseball e ho mentito. Sai già di mia madre e dei soldati. Mio padre se n'è andato poco dopo, e io ne sono stato felice. Non avevo molti amici perchè ero uno stronzo. Tormentavo i miei compagni di classe, ogni giorno. Mi comportavo male con mia madre: non le ho praticamente mai detto che le voglio bene. Verso i tredici anni, con alcuni amici abbiamo rubato un mucchio di roba nella drogheria vicino casa scassinando la porta. Non so perché l'abbiamo fatto, ma quando uno dei miei amici è stato scoperto l'ho minacciato affinché si prendesse la colpa e lui l'ha fatto. Ho fumato la prima sigaretta a tredici anni. Faceva schifo e ho tossito per dieci minuti. Non ho più fumato, finché non ho iniziato con l'erba; ma a questo ci arrivo tra poco. A quattordici anni ho perso la verginità con la sorella maggiore del mio amico Mark. Aveva diciassette anni e andava a letto con tutti i nostri amici, non solo con me. È stato imbarazzante, ma mi è piaciuto. Dopo la prima volta non l'ho più rifatto fino ai quindici anni, ma d'allora non sono più riuscito a smettere. Ragazze a caso, conosciute a qualche festa. Mentivo sempre sulla mia età, ed erano ragazze facili. A loro non importava niente di me, e a me non fregava un cazzo di loro. Quell'anno ho iniziato a fumare erba e ne fumavo tanta. E ho comiciato a bere: io e i miei amici rubavamo il liquore ai loro genitori o dovunque lo trovassimo. E ho iniziato a fare a botte con un sacco di gente. Qualche volta le prendevo, ma più spesso le davo. Ero sempre così incazzato, sempre, e far male a qualcuno era piacevole, era divertente. L'episodio peggiore è stato con un ragazzo di nome Tucker; la sua famiglia era povera e lui era sempre mal vestito, e io lo tormentavo per questo. Gli facevo dei segnacci di penna per vedere quante volte la metteva prima di lavarla. Sono stronzo, lo so. Un giorno l'ho incrociato e gli ho dato una spallata, solo per provocarlo. Si è arrabbiato e mi ha insultato, e io non ci ho visto più. Gli ho rotto il naso, e sua madre non poteva permettersi neanche di portarlo dal dottore. Ma io ho continuato. Qualche mese dopo sua madre è morta e lui è andato in affido, da gente ricca per sua fortuna. Un giorno l'ho rincontrato per strada: era il sedicesimo compleanno, e lui aveva una macchina nuova: in quel momento gli avrei  rotto il naso di nuovo, ma a ripensarci ora sono contento per lui. Non ti racconto il resto dei miei sedici anni perché non ho fatto altro che bere, drogarmi e fare a botte. E anche a diciassette. Rigavo macchine, spaccavo vetrine. A diciott'anni ho conosciuto James. Mi stavo simpatico perché non gliene fregava un cazzo di niente e di nessuno, come a me. Nella nostra compagnia bevevamo tutti i giorni. Tornavo a casa ogni sera e vomitavo per terra, e mia madre doveva pulire. Quasi ogni sera spaccavo qualcosa... Eravamo una banda, e nessuno aveva il coraggio di disturbarci. Sono iniziati i giochi, quelli di cui ti ho parlato, e sai com'è andata con Natalie. Quello è stato l'episodio più brutto. Te lo giuro. So che ti disgusta il fatto che io non voglia sapere cosa ne è stato di lei. Non so perché non me ne importasse. Poco fa, mentre venivo in quest'albergo, stavo pensando a lei. Non mi sento ancora in colpa quanto dovrei, ma stavo pensando a come mi sentirei se qualcuno facesse la stessa cosa a te. La sola idea mi ha quasi costretto ad accostare la macchina per vomitare. Ho fatto una cosa orribile. Anche un'altra delle ragazze, Melissa, aveva una cotta per me, ma non è successo niente, perché era antipatica e strillava sempre. Ho raccontato a tutti che aveva problemi di igiene laggiù. Tutti hanno cominciato a prenderla in giro e lei non mi ha più dato fastidio. Una volta mi hanno arrestato per ubriachezza molesta e mia madre era così arrabbiata che ha lasciato passassi la notte in cella. Poi, appena è venuta fuori la faccenda di Natalie, ha detto basta. Quando ha annunciato che voleva mandarmi in America, ho fatto una scenata. Non volevo rinunciare alla mia vita in Inghilterra, per quanto io facessi schifo. Ma poi sono andato a un festival e ho preso a botte una persona davanti a tutti, e la mamma ha deciso. Ho fatto una domanda alla WCU e naturalmente mi hanno preso. All'inizio l'America mi faceva schifo. Odiavo tutto. Dover stare con mio padre mi faceva così incazzare che mi sono ribellato ancora di più, bevevo e andavo a tutte le feste della confraternita. La prima che ho conosciuto è stata Steph, e lei mi ha presentato gli altri. Io e Nate siamo andati subito d'accordo. Dan e Jace erano stronzi, Jace era il peggiore. Sai già della sorella di Dan, quindi non ci torno sopra. Da allora mi sono scopato qualche ragazza, ma non quante pensi tu. Dopo che io e te ci siamo baciati sono andato a letto un'altra volta con Molly, ma solo perché non riuscivo a smettere di pensare a te. Per tutto il tempo ho sognato che ci fossi tu lì con me. Speravo che bastasse, ma non è bastato. Sapevo che non eri tu. Tu saresti stata meglio. Continuavo a ripetermi: se solo veso Tessa un'altra volta capirò che è una stupida cotta, niente di più. Soltanto un'attrazione sessuale. Ma ogni volta che ti rivedevo volevo sempre di più. Trovavo nuovi modi per infastidirti, solo per sentirti pronunciare il mio nome. volevo sapere cosa pensavi a lezione, quando fissavi il libro concentrata; volevo sapere  cosa bisbigliavate tu e Landon, volevo sapere cosa scrivevi nella tua maledetta agenda. Un giorno ho perfino pensato di rubartela. Dopo quella volta nel tuo dormitorio, quando ti ho incasinato gli appunti e ti ho baciata spingendoti contro il muro, non sono più riuscito a starti lontano. Pensavo a te in continuazione. All'inizio non capivo il motivo di quell'ossessione. La prima volta che hai passato la notte con me ho capito: ho capito che ti amavo. Che avrei fatto qualsiasi cosa per te. So che è ridicolo dirtelo ora, dopo tutto quello che ti ho fatto passare, ma è vero. Te lo giuro. Mi sorprendevo a fantasticare (io! Fantasticare!) sulla vita che avrei potuto avere con te. Ti immaginavo seduta sul divano con una penna tra i denti e un romanzo sulle ginocchia, i tuoi piedi sulle mie gambe. Non so perché, ma non riuscivo a togliermi quell'immagine dalla testa. Mi torturava, volerti così tanto e sapere che tu non mi avresti mai voluto allo stesso modo. Minacciavo chiunque tentasse di sedersi accanto a te, minacciavo Landon solo per riuscire a starti vicino. Mi ripetevo che facevo tutte quelle cose soltanto per vincere la scommessa. Ma sapevo di mentire a me stesso. Non ero pronto ad ammetterlo. L'ossessione mi spingeva a fare cose assurde: sottolineavo romanzi che mi facevano pensare a te. Sai qual è stato il primo? "Discese giù, evitando per un bel po' di guardarla, come si evita di guardare il sole; ma, come il sole, la vedeva senza guardarla." Ho capito di amarti quando mi sono messo ad evidenziare Tolstoj, cazzo. Quando ti ho detto che ti amavo davanti a tutti era vero: ma poi l'ho negato perché tu mi avevi respinto. Il giorno in cui mi hai detto di amarmi ho pensato per la prima volta di avere una speranza. Che avessimo una speranza. Non so perché ho continuato a farti soffrire. Non sprecherò il tuo tempo con delle scuse, perché non ne ho. Ho solo un mucchio di istinti e abitudini con cui sto lottando, per te. So solo che tu mi rendi felice, Tess. Mi ami anche se non dovresti, e io ho bisogno di te. Ho sempre avuto bisogno di te e sempre ne avrò. Quando mi hai lasciato, dopo aver scoperto la verità, mi sono sentito morire. Ero perduto senza di te. Sono uscito con una ragazza, la settimana scorsa. Non volevo dirtelo, ma non posso rischiare di perderti un'altra volta. Non lo definirei neppure un appuntamento. Non è successo niente. Stavo per baciarla, ma mi sono fermato. Non riesco a baciare nessun'altra che te. Era noiosa, non confronto con te. Nessuna sarà mai alla tua altezza. Forse è troppo tardi per confessarti queste cose. Posso solo pregare che amerai lo stesso dopo aver letto questa lettera. In caso contrario, lo comprenderò. So che puoi trovare un uomo migliore di me. Non sono romantico, non ti scriverò mai poesie e non ti dedicherò canzoni. Non sono neppure gentile. Non posso prometterti che non ti farò più del male, ma posso giurare che ti amerò fino al giorno della mia morte. Sono una persona orribile, e non ti merito, ma spero che mi darai una possibilità di riconquistare la tua fiducia. Mi dispiace di averti fatta soffrire e ti capisco se non riesci a perdonarmi. Scusa. Non volevo scrivere così tanto. Evidentemente ho fatto più cazzate di quanto sospettassi. Ti amo. Sempre. Hardin  -Cap.43

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 04, 2016 ⏰

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