Il Sangue Nero

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ECCOLAAA con un altro capitolooooooo buona letturaaaaaa
baci baci Averyn



Capitolo 5

IL SANGUE NERO

Harry si guardò intorno e capì di non trovarsi nella tenda. Bastò poco per rendersi conto che era nella camera da letto di casa sua, senza un motivo apparente.
Aprì la porta della stanza, attraversò il piano superiore e scese le scale che portavano nel soggiorno. La casa sembrava vuota. Poi dalla cucina giunsero delle voci che ridevano allegre, e poi sua madre si affacciò dalla cucina. L'aura luminosa e l'aspetto beato gli fecero capire dove si trovava. Portava tazze e bicchieri. Stava apparecchiando per la colazione. James fece il suo ingresso nel locale, aiutando la madre di Harry a sistemare la tavola nel salone.
"Buongiorno, Harry!" disse sua madre Lily. "Forza, dacci una mano! Non vorrai evitare di mangiare, vero? Ti servono energie per la giornata!"
Harry, sereno, obbedì senza protestare. Si sentiva felice di aiutarli.
Una volta che tutto fu pronto, i suoi genitori si sedettero e cominciarono a versare il caffè nelle tazzine. Erano semplicemente splendidi: i capelli di sua madre, che in vita erano di un rosso scuro, risplendevano come illuminati dai raggi del sole. Il padre aveva un viso bellissimo, gli occhi brillanti e vispi, come se avesse raggiunto il massimo della beatitudine. "Coraggio Harry! Cosa fai, lì impalato?" disse Lily, sorpresa di vederlo in piedi a fissarli.
Harry si riscosse, e prese posto davanti a loro. Poi scelse di versarsi il latte nella tazza e i cereali e il succo di zucca nel bicchiere. Mangiarono, e stettero in silenzio per un po'.
Eppure Harry non provò il minimo imbarazzo. Si sentiva riunito, congiunto, dimentico di tutto il resto. Poi suo padre James lo guardò. "Allora, Harry....lo sai che tutto questo non è reale, vero? O che quanto meno, non lo è fisicamente?"
"Certo che sì" rispose prontamente Harry, anche se per un attimo ci aveva sperato.
"Molto bene. Siamo venuti qui per comunicarti un messaggio ma...volevamo vederti e quindi...abbiamo reso il luogo di tuo gradimento" comunicò James con un ghigno.
"Di che si tratta?" fece Harry, masticando lentamente i suoi cereali. Anche se tutto questo non era vero, sentiva nettamente il sapore della sua colazione.
"Beh, ecco vedi... dello scrigno" rispose lui, serio.
Harry sputò quasi il cibo che aveva in bocca. Si era quasi dimenticato di quella faccenda, da quando aveva avuto i contatti di questo aldilà in Norvegia.
"Sappiamo dov'è" disse Lily, con un sorriso, " e non è in pericolo!"
"Davvero?" esclamò Harry. "E dov'è?"
"Da un nostro amico, morto anche lui nella tua vita precedente" rispose Lily. "Sappi solo questo: lo scrigno è la chiave. Al suo interno c'è tutto quello che ti serve".
"Lo scrigno è la chiave? " balzò Harry, senza capire. "Che vuol dire? Cosa c'è all'interno?"
Ma in risposta gli giunsero solo i sorrisi sereni dei suoi genitori, finché le loro forme non si dissolsero, e con esse tutto il resto.

Harry si svegliò di soprassalto. Passarono alcuni istanti prima che potesse ricordare l'accaduto; poi voltò la testa sul cuscino e vide che un posto era vuoto. Eppure Harry ricordava che c'erano molte più persone in quella tenda. Balzò dal letto e si diresse in cucina. Trovò Hermione affaccendata con la colazione, non gli diede il buongiorno, ma distolse lo sguardo in fretta. Harry la osservò: era leggermente più alta del solito.
Senza stare a soffermarcisi troppo, andò a vedere dove fossero gli altri: la tenda era insolitamente vuota. Non erano neanche fuori a far di guardia. La tenda non era molto grande, sebbene lo fosse per i canoni di una tenda tradizionale. Non c'era spazio per nascondersi.
Si lavò e si vestì in fretta, e poi si unì a Hermione a colazione. Ripensò al sogno che aveva fatto quella mattina e solo a un certo punto si soffermò sul viso di Hermione, che mangiava in silenzio. Aveva gli occhi gonfi e rossi e la faccia di chi non ha dormito. Harry si chiese cosa avesse avuto da piangere; forse gli mancava casa?
La cosa che lo sconvolse di più, però, fu un'altra: i lineamenti del viso erano più maturi e marcati e il suo aspetto aveva un'aria meno da bambina, più consapevole di se stessa.
Non poteva avere meno di diciassette anni.
La cosa lo stranì parecchio. Preoccupato per il nuovo aspetto di Hermione, Harry si chiese se per caso il volto insonne dell'amica fosse legato alla scomparsa delle altro otto persone che abitavano quella tenda.
"Hermione...cosa succede?" chiese lentamente, cercando di non ferire i suoi sentimenti.
Hermione gli scoccò un'occhiata sull'orlo delle lacrime. Poi boccheggiò, con lo sguardo lucido e spalancato dalla sorpresa.
"Non....Non ti ricordi?" mormorò, quasi singhiozzando. "Se ne è andato!"
Harry non riusciva a collegare in quel momento. "Se ne è andato....chi? Senti, non so a chi ti riferisci, ma mi pare che se ne siano andati via tutti! Luna...Frank...John..."
Gli occhi dell'amica si spalancarono sempre più ad ogni nome pronunciato da Harry.
"Luna...? Chi è Frank....e John?"
"Eccoci di ritorno!" disse Frank, insieme a Ron. Fra le braccia avevano un po' di legna da ardere. Harry si voltò di nuovo verso Hermione: adesso aveva di nuovo l'aspetto di una ragazza di tredici o quattordici anni, e donava a Frank un'espressione felice.
Harry dovette ragionare su quanto appena accaduto. Gli faceva improvvisamente male la testa. Si chiese con quale forza riuscissero loro, dei bambini, a cavarsela così egregiamente, e quella domanda gli sorse naturalmente spontanea.
Più tardi, mentre c'era chi si preparava alla partenza, chi metteva la legna sul fuoco e chi faceva il pranzo, Harry, Neville e Hermione studiavano il piano per andare a Grimmauld Place.
"Credo che dovremmo andare a fare la spesa" constatò Hermione, "e questo ci metterà in condizione di essere scoperti. Non possiamo rischiare di farci trovare in un luogo pubblico da quelli dell'Ordine o dai Mangiamorte; sono una minaccia entrambi".
"Sarebbe un'idea se qualcuno rimanesse al campo, qualcun altro andasse a fare la spesa e altri a Londra. Questo ci risparmierebbe tempo, e avremmo la certezza che molti di noi sono al sicuro....l'Ordine ci impedirebbe la missione per proteggerci, i Mangiamorte ci userebbero per ricatto" osservò Neville.
"Già, forse sarebbe meglio che andassimo solo in due a Londra" suggerì Harry." Magari andiamo solo io e te, Neville..."
"Impossibile!" esclamò Hermione, risentita. " E chi ci aiuterebbe a Materializzarci...Non è sicuro rimanere in un posto troppo a lungo, e poi quello che cercano è proprio...."
Richard, che stava contando le porzioni del pasto, cominciò a tossire nervosamente. Continuò, e continuò. Si piegò in due, senza riuscire a fermarsi. Harry si alzò dal tavolo e mosse qualche passo verso di lui, mentre altri accorrevano alla tenda.
Harry ebbe un brivido lungo la schiena quando vide che Richard sputava sangue scuro, quasi nero: lo stesso di John. Solo Louise sembrava esprimere la preoccupazione di Harry e degli altri. "Richard! Oh santo cielo!" esclamò, spaventata. "Portiamolo a letto" disse, guardando Frank. Questo si alzò e, presolo di peso, lo portò su una delle brandine.
Richard continuò a tossire per tutto il pomeriggio; questo preoccupò molto tutti, soprattutto John e Harry. In qualche modo, lui, Harry, si riteneva colpevole, perché aveva avuto l'iniziativa di quel viaggio assurdo e non aveva considerato minimamente le conseguenze che avrebbe comportato.
Il viaggio a Grimmauld Place, ovviamente, saltò. Harry, un po' perché si sentiva responsabile, un po' perché voleva sfuggire al tormentato sguardo di Louise che lo accusava come colpevole per via della Materializzazione, acconsentì di accompagnare Ginny a comprare qualche provvista in un paesino dove una volta, durante la ricerca degli horcrux nella vita precedente, non era riuscito a proteggersi dai dissennatori. Con suo grande sollievo non ce n'erano, stavolta, e riuscirono a prendere il necessario sotto il Mantello dell'Invisibilità. Tornati la situazione non era migliorata: Richard aveva la febbre alta.
Ormai era pomeriggio inoltrato. Harry rinunciò totalmente all'idea di muoversi.
Il giorno dopo, Richard non si riprendeva: anzi, dalla sua bocca usciva sempre più sangue.
Harry era entrato in farmacia con Ginny e aveva preso delle medicine babbane, proprio perché quelle delle infermerie delle scuole magiche non funzionavano.
Quando Harry espresse il desiderio di portarlo al San Mungo, sia John che Louise gli rivolsero facce sconcertate. "Sei impazzito, per caso?" protestò John, freddo, per poi spostarsi al capezzale di Richard, suo postazione dalla giornata precedente. Quasi non gli parlava: Harry avrebbe tanto voluto sapere che cosa avevano lui e il fratello da nascondere. Ne aveva abbastanza, di misteri.
"E' tutta colpa tua!" protestava e brontolava Louise, "se non ci fossimo Materializzati, né John né Richard si sarebbero sentiti male!"
"Sentiamo, quale sarebbe stata l'idea migliore?" ribatteva sempre Harry a queste accuse.
La verità è che si chiedeva anche lui perché fosse capitato solo a John e Richard. Aveva sentito e visto dai suoi genitori che Materializzarsi non era semplice; eppure nessuno gli aveva detto che uno degli effetti collaterali fosse sputare sangue.
Così passarono anche le due giornate seguenti. Richard sembrava essersi ripreso, tant'è che bisbigliava sempre o con John o con Louise. Ma era solo un'impressione, perché peggiorò visibilmente il terzo giorno con un attacco di raffreddore, e non era in grado di muoversi.
Erano tutti troppo indaffarati a cercare medicine e a non pensare a perdere un loro compagno che la ricerca degli horcrux e la Bacchetta di Sambuco quei giorni sembrava essere stata messa in secondo piano.
Si trovò una di quelle sere a fare di guardia alla tenda, lo sguardo fisso nell'orizzonte. Nessuno avrebbe avuto bisogno di lui; c'erano nove persone a prendersi cura di Richard, e lui sarebbe stato solo un peso. Fu così che ripensò al sogno e allo scrigno. Lo scrigno è la chiave, al suo interno c'è tutto quello che ti serve. Sì, ma cosa c'era dentro? E soprattutto, aveva a che fare con la profezia di Neville e Voldemort? E lui, che ruolo aveva in quella profezia? Era sì, legato a Neville ed era stato legato a Voldemort, ma il fatto che ci fosse un collegamento col Prescelto lo rendeva indissolubilmente legato anche a Voldemort?
Erano domande che avrebbe voluto fare ai suoi genitori dell'aldilà, ma non gli era venuto in mente. Se lo scrigno era la soluzione a questi dilemmi, chi era che lo conservava? E' da un nostro amico, morto anche lui nella tua vita precedente. Sì, ma chi?
In quel flusso di pensieri, non poté fare a meno di chiedersi se la malattia di Richard avesse a che fare con tutta questa storia. Forse Louise sapeva qualcosa: piuttosto che chiederlo a John, fisicamente provato e distante quanto Richard fino a pochi giorni prima, Harry preferiva consultarsi con lei...anche perché aveva sempre avuto l'aria di sapere qualcosa al riguardo.
"Ehi, ciao Harry" salutò Luna, affacciandosi dalla tenda. "Sei solo? Che fai? Ti vedo malinconico...stai pensando di scrivere una poesia da dedicare a Richard?"
Harry rise; non era esattamente quello che stava facendo, ma lo divertiva sempre lo spirito un po' pazzerello dell'amica, e di come gli venissero in mente certe idee.
"No, non sono dell'umore giusto" rispose.
Luna scrollò le spalle. "Peccato. Sai, è il miglior modo per farsi passare i pensieri...Io scrivo sempre poesia quando sono giù".
Harry annuì. "Ehm...bello". Conoscendo Luna, le sue poesie dovevano essere assurde quanto il Cavillo.
"Neville ti vorrebbe tanto parlare" se ne uscì lei. "Non fa altro che guardarti fisso tutto il tempo; però sembra che tu non te ne accorga, o faccia finta di non accorgertene. Poi una volta l'ho sentito bisbigliare con Ginny, che gli ha detto che secondo lei sarebbe stato meglio se vi foste parlati voi due" .
Harry non potè fare a meno di provare un groppo allo stomaco; era vero, ma ci mancava anche Neville!
"Sai, mi mancano i tempi in cui pedinavamo Piton. Peccato che poi ci hanno scoperti, era diverrtente" disse lei, con tono malinconico. Harry vide che dalla tasca gli sporgevano dei fazzoletti con delle macchie scure.
"Luna, ehm...che cos'hai in tasca?" chiese.
Lei sembrò cascare dalle nuvole. "Questi?" fece, tirandoli fuori dalla tasca. "Sono strani, vero? Hermione mi ha detto che era meglio se li tenevo...hanno un aspetto interessante. Credo voglia indagarci sopra!"
"Posso vederli?"
Luna glieli porse. Harry prese a esaminarli, poi li rimise in ordine cronologico. Le macchie di sangue andavano scurendosi con il passare dei giorni. Harry riconobbe quella più recente, più fresca rispetto alle altre.
"Che vuol dire?" mormorò Harry, quasi fra sé e sé. "Luna, posso chiederti un favore? Me li daresti tutti, e mi aggiorneresti sul sangue, se migliora o peggiora?"
Luna lo guardò con fare sognante, ma nei suoi occhi Harry lesse un lampo di serietà.
"Va bene".
Harry avrebbe tanto voluto sapere come mai anche Louise cominciava a non parlargli più.
Avrebbe potuto capire John; Louise, anche se ce l'aveva a morte con lui per via della Materializzazione, aveva continuato a comunicare con lui, anche se si trattava di cose puramente pratiche. Avrebbe voluto un confronto riguardo Richard, ci teneva a farlo.
Anche perché Luna, nei giorni che seguirono, gli aveva fornito i fazzoletti usati di Richard, e Harry constatò che il sangue era ormai nero come petrolio; ne aveva anche la consistenza.
"Ma secondo te perché solo Richard e John sono stati male?" domandò Harry, una sera, quando tutti erano andati a letto ed erano rimasti solo lui e Luna a montare di guardia alla tenda.
"Lo so che lo sai" incalzò, "perché prima di partire per la Norvegia, tu e Richard siete rimasti soli. Forse sei l'unica che ha sempre saputo cosa gli sia preso".
"C'entrano i Thestral" rispose lei semplicemente. "li riesce a vedere perché ha visto cose orribili, che non avrebbe dovuto vedere...e quindi si è sentito male".
"Ha visto morire qualcuno?" chiese Harry, curioso.
Luna scrollò semplicemente le spalle, lo sguardo perso nel vuoto. "Non me l'ha detto".
"Non te l'ha detto?" fece Harry, che invece ricordava che Richard e Luna avevano parlato parecchio. "Quindi dici che i Thestral sono legati allo sputare sangue?"
"Non agitarti, Harry" cercò di calmarlo Luna.
"Certo che mi agito!" s'infervorò Harry. "E poi, scusami tanto...solo Richard, dei due fratelli, vedeva i Thestral. Gli altri che potevano farlo eravate solo tu e Louise". Louise...probabilmente se lei vedeva i Thestral, allora forse avrebbe saputo risolvere il dilemma meglio di Luna. Ma certo! Ora ricordava la faccia che aveva fatto quando Harry le aveva chiesto la causa di quella capacità ...e lei aveva aggrottato la fronte, e gli aveva detto: Non ti piacerebbe saperlo. Molto bene: se Luna non era disposta ad aiutarlo oltre, allora avrebbe forzato Louise.
Ci pensò la mattina dopo. Mentre si lavava i denti al ruscello ghiacciato, Harry si chiese che cosa avrebbe dovuto dirle e come gliel'avrebbe detto. In quel momento, gli venne in mente Aberforth; perché non ci aveva pensato prima? Forse, anche se non avrebbe saputo rispondere alla questione dei thestral, avrebbe saputo direzionarlo sulla cura del sangue nero.
Così tirò fuori lo specchio che aveva in tasca, pronto a chiamarlo...quando successe una cosa incredibile: nello specchio non vi era riflesso Harry. O meglio, era lui, ma più grande. Aveva una cicatrice a forma di saetta che gli splendeva sulla fronte; la sua ferita reale aveva ancora la crosta. Il viso era più adulto...era lui a diciassette anni! E, cosa più assurda, sentiva che quella era l'età che avrebbe dovuto dimostrare...e non tredici anni, l'aspetto di adesso. Mollò la presa dello specchio, che cadde fra la neve. Con pazienza lo prese, lo pulì dall'acqua e se lo rimise in tasca. Poi corse al campo.
Quando tornò vide che erano tutti quanti intenti o ad accendere il fuoco, o a imparare incantesimi da un grosso libro di Hermione e nessuno badò a lui quando entrò all'interno della tenda.
Louise era in cucina, intenta a tagliare delle patate. Era sola. Quello era il momento più adatto.
"Ehm...Louise" dichiarò Harry timidamente. Louise sembrò accorgersi solo in quel momento
della sua presenza. "Che cosa c'è?" chiese poi lei, gentilmente.
"Beh, io ecco....ho parlato con Luna. So che Richard ha qualcosa che non va...e che non è dovuta a una semplice malattia".
La patata sfuggì per un momento dalle mani di Louise. Harry, con i riflessi pronti da Cercatore, la prese prima che sfiorasse il terreno.
"Che vuoi sapere?" chiese Louise, scura in volto.
"Se il motivo per cui Richard vede i thestral è perché ha visto qualcuno morire e, se è per questo, perché non mi rivolge più la parola. Se questa morte ha a che fare con qualcuno di vicino a me...o se crede che sia colpa mia. E se per caso anche tu hai visto la stessa cosa. Ma allora mi chiedo...perché tu non dovresti stare male? Perché Richard? E perché lo è stato anche John...anche se non ha visto i Thestral? E se i Thestral non c'entrano nulla, perché non ci siamo ammalati tutti? Tu lo sai, Louise. O quanto meno, sai chi ha perso Richard. Tu, Louise, chi hai visto morire?"
Louise rimase in silenzio. "Non credo di potertelo dire, Harry. E soprattutto, non credo che dovrei immischiarmi negli affari di Richard. Non posso certo fare una confessione al posto suo".
"Ma io voglio aiutarlo!" insisté Harry.
"Lo so. Ma non posso dirti niente, Harry, davvero. Ora prendi una patata da quel cestello: aiutami a pelarle per la cena".
Quella sera, Richard sembrò riprendersi. Harry sperò che migliorasse anche nei giorni seguenti. Tuttavia era troppo presto per pianificare la partenza per Grimmauld Place.
Quella notte, Harry sentì qualcuno alzarsi e uscire dalla tenda. Girò la testa sul cuscino, e vide che il letto di Richard era vuoto.
Si alzò e andò a cercarlo fuori dalla tenda, coprendosi con un mantello.
"Richard?" gridò, appena fu uscito. Stava nevicando: il paesaggio era striato da sottili strisce bianche che appannavano gli occhiali di Harry, rendendo ancora più difficile la ricerca.
Tirò fuori la bacchetta dalla tasca e mormorò "Lumos!" nell'oscurità del bosco.
Poi si mise a spaziare lo sguardo da una parte e dall'altra, seguito dal fascio di luce magico.
Harry fu ben attento a guardare anche il terreno coperto di neve, per scoprire se Richard aveva lasciato macchie di sangue nero.
Ne trovò solo una, quando stava per tornare indietro al campo a chiamare gli altri, ma gli fu sufficiente per proseguire in quella direzione.
Proseguendo, Harry capì dove stava andando: era il lago dove nell'altra vita aveva visto la spada di Grifondoro, segnalato dal patronus di Piton. E Ron in quell'occasione l'aveva salvato.
Richard stava sulla riva del lago ghiacciato, ondeggiando avanti e indietro follemente.
Harry ebbe un fremito di paura: cosa stava succedendo?
Cercando di farsi coraggio, mosse lentamente i passi verso di lui.
"Richard" disse Harry, lentamente. "Che cos'hai, stai male? Vieni, andiamo alla tenda!"
Richard, che in un primo momento non l'aveva visto, mosse il suo sguardo su di lui e balzò sul posto. "Tu!" dichiarò a voce alta. "Mi hai rovinato la vita!"
"Va bene" assentì Harry, assecondandolo. "Ma magari ne parliamo al campo, che dici? Non è il momento di...."
Richard non lo stava ascoltando: aveva ripreso a camminare avanti e indietro e continuava a mormorare: "spada....Grifondoro...lago...patronus...cerva....Ron..."
Harry rimase di sasso. Non aveva mai parlato specificatamente di quell'episodio della sua vita precedente ai suoi amici. Come poteva sapere che il patronus di Piton era una cerva?
"Richard...come sai...?"
Ma il compagno non sembrava averlo sentito, e ripeteva: "Spada...Grifondoro...lago...Patronus...Cerva...Ron..." per poi aggiungere la parola: "Horcrux".
Dopodiché svenne. Harry, sconcertato, lo raggiunse e cercò di rianimarlo.
Ma niente funzionava. Richard era più robusto di lui, non ce l'avrebbe mai fatta a portarlo di peso fino al campo. Quindi lo trascinò per i piedi.
Ritornarono; c'erano delle luci accese all'interno della tenda. John, Frank, Louise e Ron erano appena fuori la tenda, coperti di vestiti pesanti.
"Richard!" accorse John, verso di loro. "Harry! Come l'hai trovato?"
"Era al lago" rispose lui. "Era come impazzito...mormorava parole strane..."
John lo guardò negli occhi. "Portiamolo dentro".
Inutile dire che il trambusto aveva svegliato tutti, perciò furono molto attenti a metterlo nel letto. Richard rimase addormentato per tutto il tempo. Poi lo lasciarono e andarono in soggiorno, per capire cosa fosse successo.
Solo Harry rimase a guardare il volto pallido dell'amico, sereno nel sonno.
Stava per raggiungere gli altri quando Richard sussurrò qualcosa nel sonno."Har....ry..."
Questo si avvicinò lentamente mentre il compagno sussurrava: "Dove si trova il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore". Poi si riaddormentò.
Harry rimase perplesso per qualche attimo. Era la frase che era scritta sulla tomba della madre e la sorella di Silente.
Sconvolto, tornò dagli altri e raccontò brevemente quello che era successo.
Tutti rimasero sorpresi, ma non sembrarono dare spiegazioni sufficienti e non trovarono nulla da dire. Così tornarono tutti a letto.
Harry non riuscì a riprendere sonno.

Nei giorni che seguirono, Richard sembrò riprendersi notevolmente; non dava alcun segno di malattia, e la tosse svanì così come il sangue nero. Allora Harry colse l'occasione: era il momento di andare a Grimmauld Place.

La Fine (5a storia della saga Cicatrice)Where stories live. Discover now