Capitolo 1

11 0 0
                                    

A volte la tua vita non è quella che sembra: appari contenta e felice ma dentro ti senti un vuoto inspiegabile e vorresti stare meglio ma nulla muta il tuo senso di smarrimento.
Sono questi i giorni in cui ti chiudi in te stessa, non ti accorgi più di quello che succede nel mondo e provi a scrivere, nero su bianco, i tuoi pensieri più profondi.
E' stato così che è iniziato il cammino di Elisa alla ricerca di se stessa e forse ancora non è finito.
Era nel bel mezzo dell'adolescenza quando iniziò a distaccarsi dal mondo che la racchiudeva; si sentiva piccola e inutile in quell' immensità. Aveva paura di interagire con gli altri, pensava di essere troppo opprimente con le sue amiche e ormai si era stufata di essere sempre lei la prima a cercarle. Forse in fondo non erano vere amiche perché si ricordavano della sua esistenza solo quando le faceva comodo.
Elisa iniziò dunque a ricercare un' altra amicizia, qualcuno che ragionasse come lei, che la potesse capire anche se la sua bocca non si muoveva. Trovò l'altra sé in sua madre, Patrizia, con la quale comunicava con gli occhi; bastava uno sguardo per capirsi. Ma Patrizia purtroppo non poteva essere sempre presente; quando Elisa usciva in giro e aveva bisogno di una spalla su cui piangere o di qualcuno che ridesse di gioia con lei, la madre non c'era. Non potevano mica uscire insieme; l'avrebbero estraniata ancor di più da quella società in cui era costretta a vivere. Poi però arrivò un'ancora di salvezza o più precisamente due.
Due ragazzi, due amici iniziarono a corteggiarla e a farla sentire importante. Le regalarono quell'autostima che stava perdendo e la aiutarono ad accettare se stessa, il suo carattere ed il suo corpo che pian piano prendeva forme diverse.
Ma la tranquillità non durò a lungo. I problemi iniziarono a sorgere quando i due non andarono più d'accordo: l'uno era sempre pronto a screditare l'altro e a costringere lei a fare una scelta. Antonio e Paride erano fatti così e lei lo sapeva perfettamente ma non poteva rinunciare a nessuno dei due; significa come perdere una parte di sé. Questa situazione non poteva durare a lungo e inoltre, a complicare le cose, si aggiunse il fatto che loro cominciarono a nutrire qualcosa di più per lei; non li bastava più la sua amicizia, volevano che diventasse la loro ragazza ma Elisa non voleva questo. Lei non era attratta da loro fisicamente e scegliere fra loro due un fidanzato significava andare contro se stessa e perdere l'altro. Fu così che Antonio iniziò ad allontanarsi sempre più e a fare apprezzamenti su altre ragazze davanti a lei per non dimostrarle di essere stato ferito nell'orgoglio.
Paride invece continuò a starle accanto fingendo di accettare la sua amicizia:
- Farei di tutto pur di poterti restare vicino- le disse lui.
Poi d'improvviso qualcosa cambiò. Le disse di amarla ma lei non riusciva a corrispondere il suo sentimento e capì che, per non farlo soffrire, doveva allontanarsi da lui e ritornare a stare sola. Paride dunque fece finta di sparire dalla sua vita ma in realtà la seguiva da lontano per proteggerla e condurla verso la giusta direzione.
Poco tempo dopo, i suoi genitori le comprarono un computer nuovo e lei iniziò a chattare prima con familiari lontani e poi con estranei. Quell'aggeggio elettronico divenne il suo migliore amico e quegli estranei i suoi confidenti. Sapere che loro erano lontani e che non potevano vederla né dire in giro maldicenze sul suo conto, la rincuorava, la aiutava a esporre i suoi pensieri, quei pensieri che non aveva detto a nessuno per paura di non essere compresa. Fu così che conobbe lui: Cesare. Vide le sue foto ma non erano molto nitide e all'inizio sembrava non piacerle, poi però un giorno decisero di incontrarsi e di vedersi dal vivo. Per lei fu un duro colpo all'inizio: vedere in faccia l'uomo a cui aveva confessato i suoi pensieri, non molto adatti a quel tempo, la terrorizzava ma si rendeva conto che forse lui sarebbe potuta essere la persona giusta. Si fece coraggio e fissò l'appuntamento. Da allora la sua vita cambiò.
Era un giorno di fine ottobre e, stranamente per quella stagione, il sole faceva vedere il suo volto. Elisa provò a rendersi quanto più carina potesse ma sapeva di non essere comunque all'altezza delle sue compagne di classe e l'idea che lui la voleva incontrare proprio fuori la sua scuola la demoralizzava ancora di più. Lei era molto insicura di sé e aveva bisogno costantemente di incoraggiamenti.
In questo momento, tanto importante per lei, la madre le diede la carica necessaria dicendole che non aveva nulla in meno delle altre, che era perfetta e che, se lui non se ne fosse accorto, lei non avrebbe perso proprio nulla ma lui sì.
Era a scuola ma non era molto attenta alla spiegazione; fissava sempre il cellulare nell'attesa di un suo messaggio e, quando arrivava, il suo viso diveniva colmo di felicità.
Finite le lezioni, lei aspettò che uscissero tutti, poi prese il suo specchietto e si diede un'ultima occhiata continuando a ripetersi di essere bellissima per provare ad autoconvircersi. Giunta vicino al cancello del suo istituto, si guardò intorno ma di lui non c'era traccia. Si appoggiò alla ringhiera ed aspettò per qualche minuto.
Un leggero vento le scostava i suoi meravigliosi ricci castani dal volto mettendo in risalto i suoi occhi neri come il petrolio. All' improvviso un ragazzo le si avvicinò.
- Sarà lui?- continuava a chiedersi tra sé e sé.
- Elisa?- disse quel ragazzo
- Sì e tu sei Cesare?- rispose immediatamente lei
- Sì. Finalmente ci parliamo dal vivo no? Dopo ore e ore di messaggi, posso sentire la tua voce.
Lei arrossì imbarazzata, non capendo se lui stesse cercando di farle un complimento o meno.
- Sei più bassa di quanto immaginassi. Ci passiamo all' incirca quindici centimetri.- continuò lui. No, di certo non era in vena di complimenti il ragazzo.
Non ho fatto colpo. Lo sapevo. Cosa mi aspettavo d'altronde? Non è certo il mio fisico che colpisce i ragazzi.
Tornò a pensare. Non appena Cesare notò l'espressione affranta e pensierosa sul suo volto, le disse:
- Sei graziosa però. Piccola e tenera.
- Si come una bambolina di porcellana- farfugliò lei credendo che lui non la potesse sentire.
- Si proprio così. Come una splendida bambolina di porcellana- disse infine lui.
Evidentemente aveva sentito. L'imbarazzo si rimpossessò di lei finché lui non cambiò discorso. Passeggiarono nei dintorni per una mezzora e risero, risero di cuore così come facevano nelle loro conversazioni tramite PC. Le sembrava assurdo che lui potesse essere realmente così e più gli stava accanto, più si invaghiva di lui. Appariva diverso dalle foto: era bello, molto bello, forte ma con non troppi muscoli, alto e magro quanto basta, con dei capelli castani e lucenti e un sorriso appena accennato che le faceva tremare le gambe.
Ma la cosa che ancor più le piaceva di lui era il suo sguardo penetrante e dolce allo stesso tempo.Purtroppo però il tempo passava e lei doveva rincasare. Si salutarono imbarazzati non sapendo se avvinarsi e darsi un bacio sulle guance o meno.
Passò all'incirca una mezzora quando lei si fece risentire tramite messaggi ma lui sembrava più freddo quasi come se la persona che lei aveva conosciuto non fosse la stessa del telefono.
Passarono i giorni e loro continuarono a sentirsi sempre più ma di vedersi non se ne parlava assolutamente. Lei pensava che lui dovesse fare il primo passo ma Cesare non accennava a farlo. Finché, dopo più di un mese, lui la rinvitò ad uscire insieme il sabato seguente, proprio due giorni prima del suo compleanno. Che si fosse ricordato e mi stesse organizzando qualcosa? Pensò illudendosi Elisa.
Arrivò il giorno prefissato e lei, come d'abitudine, si stava preparando per andare a scuola quando le arrivò un messaggio sul cellulare:
- Buongiorno Elisa. Immagino tu stia andando a scuola. Ma a quale fermata prendi il pullman?- si informò lui. Lei, sbalordita, gli rispose:
- Quella in piazza. Perché? A cosa ti serve saperlo?
Come al solito lei era sulle difensive ma lui non le rispose e la lasciò andare verso la fermata con quel dubbio nel cuore.
Una volta giunta lì vide lui di fronte a sé e il cuore le salì su per la gola.
- Cosa ci fai qui? La tua scuola è dall'altra parte del paese. Ce la farai ad entrare in orario?
- Si non preoccuparti- disse lui facendo lo spavaldo e le promise che le sarebbe rimasto accanto finché non fosse arrivato il suo pullman. Iniziò a farla ridere come solo lui sapeva fare e notando il nuovo taglio di capelli che lei aveva fatto le fece i complimenti.
Le sue amiche, nel frattempo, osservavano con incredulità la scena. Come poteva un ragazzo così eccezionale, così bello, così simpatico interessarsi a lei? pensarono malignamente quelle arpie.
Ma quell'incanto purtroppo finì, il pullman stava arrivando e lei non poteva perderlo. Le diede un leggero colpo sulla testa con una locandina che aveva accartocciato e sorridendole se ne andò via.
Ah le sembrava di sognare. Lui era andato da lei. Aveva percorso tutta quella strada solo per poterla vedere cinque minuti. Quella visita le rallegrò la giornata e lei sembrava più radiosa che mai. Le ore che la dividevano dal prossimo incontro le sembravano interminabili. Era impaziente. Desiderava che arrivasse subito quel momento e, quando finalmente arrivò, lei era al settimo cielo. Ma la sua testa le rovinò quell'emozione continuando a dire "Tanto non durerà per molto. Sta solo giocando un po'. "
Provando a scacciare via quei brutti pensieri, si recò all'appuntamento con una sua amica da poco conosciuta per non attraversare il centro da sola.
Cesare era arrivato e la stava aspettando in piedi vicino ad una panchina. Si andarono incontro, poi riaccompagnarono l'amica di lei dal suo gruppo e Elisa, contenta della sua presenza, lo iniziò a presentare a coloro che gufavano tanto alle sue spalle.
Passarono poi quel paio d'ore insieme, da soli passeggiando qua e là e discutendo della propria vita per conoscersi meglio. Lei gli confessò il suo amore per gli animali così lui prese il suo cellulare e le fece vedere le foto che aveva scattato al cane dell'amico. Che bella armonia che si era creata...
Abbassò la testa fissando quel telefono ma era tanto vicina a lui che temeva di alzare lo sguardo e incontrare il suo. Cesare d'altra parte approfittò di quel momento per scrutarla da cima a fondo. Era minuta ma molto bella e graziosa; elegante nei modi anche se sportiva nel vestire. "Chissà come starebbe con un bel vestito attillato e con dei tacchi alti." Pensò subito. "Questi pantaloni larghi non le donano più di tanto; non mettono in risalto le sue splendide forme." Ma lui che ne poteva sapere che lei li indossava apposta per nascondere i suoi fianchi, il suo fondoschiena e le sue gambe. Sapeva di non essere poi tanto tonica così preferiva non far vedere i suoi difetti ma poi lui le disse:
- Ti devo comprare dei tacchi. Che numero fai di scarpe?
- 36-37 dipende. Ma io non porto i tacchi.
- Dovresti portarli. Metterebbero in risalto le tue gambe snelle e lunghe. Un giorno andremo insieme a comprarle. Sono proprio curioso di vedere come ti calzano.
- Ma io...- provò a protestare lei, poi capì che non avrebbe avuto scampo e decise di annuire.

Tra mente e cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora