Capitolo 3

57 4 1
                                    

<<Ecco ...>> iniziai a farfugliare. Ma cosa potevo dirgli? Gli potevo davvero raccontare la verità, ovvero che ero stata bullizzata per 4 anni e che oggi avevo avuto un crollo inevitabile? Rimasi un attimo in silenzio a guardare perplessa il mio cappuccino caldo di cui avevo bevuto solo un sorso. Non sapevo se avrei potuto fidarmi di lui, se poi mi avrebbe presa in giro per sempre, non lo conoscevo. Sembrava un ragazzo a posto, ma ho imparato che l'apparenza inganna.

Tre anni fa ebbi davanti una scena simile. Inizialmente c'erano solo due ragazzi che mi bullizzavano: Michael e Victoria, girava anche voce che stessero insieme. Comunque un giorno di tre anni fa, mentre Michael mi stava insultando, arrivò un ragazzo, Jack, che mi difese tantissimo, tanto che ricevette pure un pugno da lui. Jack mi invitò a prendere un cappuccino per raccontargli tutto. Fu ciò che feci. E lui si mise così tanto a ridere che "accidentalmente" mi sputò il caffè in faccia. Era tutta una messa in scena. Lui sarebbe diventato il bullo che mi avrebbe odiata più di tutti.

<<Ariana ...>> la voce di Ricky mi riportò alla realtà portandomi via da quei ricordi dolorosi. <<Posso capire perfettamente che non ti fidi di me siccome mi conosci appena, però è la prima volta che vedo una ragazza bellissima piangere, si vede che soffri e anche se gli altri non ci fanno caso, io non sono come loro e voglio seriamente aiutarti. Dammi una possibilità.>> Di certo non avrei voluto ritrovarmi la faccia piena di caffè ancora, ma c'era qualcosa che mi diceva che lui mi avrebbe ascoltata senza ridere e che mi avrebbe aiutata a superare tutta questa sofferenza. Era il primo che se ne accorgeva che io ci soffrivo, e anche se non ne sapeva la causa, la voleva scoprire. <<Okay. Non so se li conosci, ma ci sono tre ragazzi, Michael, Jack e Victoria. Mi hanno preso di mira dal primo giorno del liceo. Non ne posso più, mi dicono cose orribili e forse un'altra persona se ne infischierebbe, ma io sono fin troppo sensibile e mi fa male sentirmi dire che sono una cessa secchiona e altre cose che non mi verrebbero nemmeno in mente ... e così oggi sono crollata, dopo quattro anni a ricacciare indietro le lacrime oggi non ci ho visto più e ho persino dato un pugno a Victoria dopo aver nominato mio fratello.>> Mi stava ascoltando con una faccia piena di comprensione e dispiacere, così continuai a dirgli tutto, tanto ormai niente mi avrebbe fermata. Mi stavo sfogando e mi stavo sentendo meglio.<< Mio fratello è morto 4 anni fa di cancro, fu una perdita enorme. Non avevano mai tirato fuori questo argomento, eppure oggi Victoria l'ha fatto e ne ha subìto le conseguenze. Non avrei mai pensato neanche io che l'avrei buttata a terra. Ma l'adrenalina mi ha aiutata e ho difeso mio fratello.>> Vidi una mia lacrima cadere nel cappuccino, ma la cosa che mi sorprese di più era che anche lui stava piangendo. Non lo avrei mai immaginato. <<Ari, sei una combattente, devo dirtelo. Tu hai resistito ad anni ed anni di insulti e non sei crollata prima. Io ti ammiro molto, sai? Sei una ragazza splendida, meriti di tutto dalla vita.>> E mi abbracciò. Avrei voluto che quell'abbraccio fosse durato per sempre. Avrei voluto che in quel momento il tempo si fermasse. Finalmente qualcuno mi aveva capita, finalmente avevo incontrato quella persona che mi avrebbe capita veramente. Finalmente qualcuno mi aveva salvata da questo inferno di mondo che definisco "bello" solo per farmi stare meglio, senza risultati. Quell'abbraccio però finì, fissai i suoi occhi verdi per un istante e poi dissi:<<Grazie per avermi capita, è da tempo che aspettavo qualcuno che l'avrebbe fatto. Grazie di tutto, davvero.>> Mi sorrise, un sorriso caldo e commosso, poi mi disse:<< Grazie a te per avermi raccontato tutto, adesso che lo so farò di tutto per proteggerti. Tieni questo è il mio numero, quando vuoi chiamami, io ci sono.>> E se ne andò in classe, penso. Quelle ultime tre parole, "io ci sono", era tutto ciò che avrei voluto sentirmi dire da 4 anni. Era meglio di un "ti amo", quelle parole sapevano di un per sempre. Andai in classe anche io, a tre metri da terra per la serenità e la gioia che provavo, e mi sedetti al mio banco, vicino a Lexie. Mi guardò stupita, e mi chiese: <<Cosa ti è successo? Sembra che tu abbia pianto e che poi qualcuno ti abbia reso la ragazza più felice della terra!>> le rivolsi un sorriso radioso e le dissi:<< Infatti è così.>>


Un segreto da non nascondereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora