Una pinta, grazie.

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Un urlo riecheggiò nella foresta ormai illuminata solo dalla flebile luce della luna. La persona era stesa a terra con le viscere sparse sul manto erboso, mentre gli ultimi spasmi le fecero gorgogliare dei fiotti di sangue dalla bocca. La cosa che l'aveva uccisa le diede un'ultima occhiata prima di scappare nel cuore della foresta, mentre in lontananza, nella città di Galway la vita continuava a scorrere come sempre.

Niamh dopo aver trascorso nove anni a Londra, nella casa paterna, aveva deciso di ritornare dalla madre a Galway. Aveva deciso di abbandonare l'uomo, perché negli ultimi mesi, cioè dall'inizio della convivenza con la nuova compagna, l'aria nel piccolo appartamento era diventata insostenibile. Lizzie, la nuova arrivata, aveva distrutto quel piccolo spazio sacro, con le sue regole e le sue lamentele. Niamh aveva cercato di resistere il più possibile ma alla fine aveva ceduto e con l'amaro in bocca, una sera aveva detto al padre di voler andare dalla madre inventandosi una scusa. Così, una settimana dopo, si trovava davanti alla porta della piccola ma accogliente casa della madre. Suonò il campanello che si trovava di fianco alla porta di legno e aspettò.

In men che non si dica, la porta si aprì e mostrò una donna di mezz'età, alta su per giù come la giovane, i capelli, un tempo castano scuro, ora erano tinti di un bel rosso mogano, il viso presentava le classiche rughe di espressione, le quali ora erano accentuate dal fatto che stava sorridendo.

"Niamh! Finalmente, entra, entra!" La madre si spostò di lato invitando, con il movimento della mano, la figlia ad entrare.

"Mamma scusa se sono venuta con così poco preavviso" disse la ragazza portandosi, a fatica, due valigie dietro.

"Tranquilla! Non mi dai per niente fastidio! Ho una camera vuota che ho fatto fare nel caso ti fossi rotta dell'aria londinese" disse prendendo una valigia e incamminandosi verso la camera libera. 

Poggiarono le valigie nella camera e Niamh si guardò intorno.

La camera da letto era più spaziosa di quella che aveva nell'appartamento del padre. Il letto alla francese era posizionato sotto la finestra, i muri bianchi erano decorati con qualche quadro, di fronte al letto c'era un armadio di cedro, sul muro alla sua sinistra c'era una scrivania, sempre di cedro, ed una sedia girevole bianca. 

"È un po' spoglia ma volevo lasciarti la libertà di decorarla come più volevi" disse la madre poggiando le mani sui propri fianchi.

"Grazie" rispose Niamh sorridendole:"Ora se non ti dispiace vorrei disfare le valigie e poi dormire"

"Certo" esclamò la madre uscendo dalla stanza e chiudendosi la porta alle spalle.

Niamh finalmente sola, si sedette sul materasso, rigido ma non troppo, proprio come piaceva a lei.
Forse l'aria di Galway le avrebbe fatto bene.

                                                                                        《¤¤》

Niamh si svegliò la mattina successiva con un leggero mal di collo. Non era riuscita a dormire come voleva, il rumore della foresta e vari incubi non avevano fatto altro che tenerla sveglia ed allerta. Avrebbe dovuto abituarsi al nuovo ambiente, anche se a Galway aveva passato la maggior parte della sua vita. Avevano vissuto nella casa della nonna materna fino al divorzio dei genitori. Niamh ricordava ancora quella vecchietta troppo agile per la sua età, la schiena ricurva e la bocca sdentata, le mani sempre fredde ed ossute che accarezzavano la cute dell'allora bambina mentre le raccontava le leggende del posto. 

Uscì dalla sua camera da letto e camminò fino a metà del corridoio pieno di fotografie e girò a destra entrando nella cucina. Le pareti color burro e la cucina color marrone chiaro la rendevano accogliente, la madre era davanti ai fornelli che cucinava un piatto di pasta mentre con la bocca chiusa intonava una canzoncina.

Wolf Blood - L'inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora