Prologo

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Hermione, stranamente, non aveva pensato che quella fosse una cattiva idea. Lo era, lo era eccome, ma finora era la trovata più brillante di Harry, pericolosa quanto geniale. «Non funzionerà» ebbe da ridire Remus, scuotendo la testa nel negare categoricamente la proposta del trio.
«Ma possiamo provarci!» obiettò Harry, mentre Lupin continuava a mostrare il suo disappunto.
«Si tratta di tornare indietro, Harry, modificare il passato.»
«No, non modificarlo, possiamo anche starcene in un angolino senza parlare con nessuno, non cambierebbe nulla.»
«Assolutamente no.» Anche Kingsley si unì al rifiuto di quella proposta. «Non sappiamo neanche se esiste un incantesimo del genere.»
«Ci sono centinaia e centinaia di libri sugli incantesimi, dovremo pur trovare qualcosa!»
«È un no, ragazzo, mettitelo in testa» tagliò corto Kingsley, voltandogli le spalle. «Ora abbiamo altre faccende di cui occuparci.»
«Harry è la nostra speranza migliore» fu una voce cristallina a parlare, e a far girare Remus e Kingsley, che stavano pian piano assumendo un’espressione rassegnata. «Fidatevi di lui» completò Hermione.
«Questo è diverso. Non si tratta di fiducia, si tratta di vita. Harrydeve stare al sicuro» replicò Lupin.
«Stare al sicuro? Non sono mai stato al sicuro, è dal primo anno che rischio la vita!»
«Mandate me e Ron» propose la ragazza. «Harry starà qui, senza rischiare.»
«Non servirebbe a nulla!» esclamò il diretto interessato, alzandosi di scatto dalla sedia. «Cosa farò io, qui? Cercherò gli Horcrux da solo? E invece voi, nel passato?»
Gli sguardi di tutti i presenti in stanza si incrociavano. Ron ed Hermione che guardavano Remus, quest’ultimo che osservava Harry, il quale aveva gli occhi piantati sull’unica ragazza. Kingsley, invece, teneva lo sguardo basso. «C’è un motivo per cui Silente ci ha detto di fidarci di lui» si intromise l’uomo, senza alzare il viso. «Ed è che dobbiamo fidarci di lui. Silente avrebbe acconsentito.» Il silenzio calò tetro e triste, tutti fermi a riflettere o aspettare, tutti in equilibrio su un filo, con la paura di cadere, di guardare giù e incrociare lo sguardo della Morte.
«Dobbiamo solo trovare un incantesimo» mormorò Hermione piano, per evitare di spezzare brutalmente il vuoto che si era venuto a creare. Quel silenzio poteva solo significare che Remus aveva accettato. «Raccogliamo un bel po’ di libri e cerchiamo, è l’unico modo.»
Era la prima volta che Hermione vedeva delle persone studiare tanto quanto studiava lei. Giorno e notte, tutti e cinque passavano il tempo a sfogliare pagine di libri giganteschi e prendere appunti ogni volta che trovavano qualcosa di interessante. Molly Weasley spesso entrava in cucina e si lamentava di tutta quella fatica, diceva che avevano bisogno di una pausa e smetterla con tutte quelle ricerche, ma non riceveva mai risposta, tranne le volte in cui il figlio Ron, distratto, rispondeva: «Okay ma’, dopo lo faccio.» Ogni tanto anche Fred e George si univano al gruppo concentrato sullo studio, e l’aiuto, occasionalmente, veniva dato pure da Tonks.
Poche ore di sonno la notte e troppe passate con gli occhi spalancati a leggere attentamente, le loro lingue erano ormai bruciate da tutti i caffè bevuti, e gli stomaci brontolavano sempre, eppure loro erano troppo impegnati a cercare per accorgersi della fame che avevano. Mangiavano ogni tanto qualcosa, i pasti erano passati con la disattenzione del dover poi tornare a lavorare, e quando si scambiavano qualche chiacchiera era per parlare dei risultati ottenuti. Precisamente passarono cinque giorni di puro vuoto, libri letti interamente e poi gettati di lato perché non contenevano nulla di utile, tanto che si stavano ormai perdendo d’animo, fin quando, in uno dei soliti, noiosi pomeriggi con la testa china sui libri, Ron la sollevò. Tutti si accorsero di quel movimento, e si voltarono verso di lui, speranzosi ed esausti. «Che c’è? Volevo un po’ sgranchirmi il collo» commentò, e rabbia e delusione si dipinse nei volti di tutti. «Sto scherzando, l’ho trovato!» Nonostante la buona notizia, Ron non si risparmiò lo schiaffo sul collo che Hermione gli diede con tanto piacere.
«Fa’ vedere» gli ordinò questa, rubandogli il libro di mano. Era diventata molto irritabile e perdeva la pazienza facilmente, avendo ormai esaurito qualsiasi tipo di socialità. «L’incantesimo può portare indietro fino a ottanta anni, e il numero massimo di persone capaci di trasportare è quattro. Per ottenerlo ci vuole un oggetto che fino alla data desiderata esisteva ancora, e uno dei componenti deve avere bene in mente un ricordo appartenente a quell’anno, la data esatta in cui si vuole essere catapultati e il luogo. Una volta compiuto l’incantesimo, però, tutto il mondo attuale verrà cancellato e portato al passato, per cui le persone che allora non esistevano non potranno entrare a far parte né del presente né del passato. Solo le persone che tengono l’oggetto appartenente all’epoca possono andarvi senza alcuna mutazione.»
«Cosa?!» sbottò Ron. «Non si dovevano fare tutte queste cose per la Giratempo!»
«Non si tratta di tornare indietro di cinque ore, Ron, ma di quasi sessant’anni!»
«Un oggetto dell’epoca e un ricordo… un oggetto dell’epoca… abbiamo un oggetto dell’epoca?»
«Sì che lo abbiamo, Harry. O almeno, spero che tu lo abbia conservato» disse Hermione, scrutandolo per cercare di carpirne una buona notizia. «Il diario. Il diario di Tom Riddle.»
«Sì! Sì, l’ho conservato!» esclamò il ragazzo, tirando un sospiro di sollievo.
«Per il ricordo devi pensarci tu, Silente ti ha fatto vedere cosa c’era nel Pensatoio, giusto?»
«Sì, hai ragione. E per quanto riguarda il luogo e la da…»
«1° settembre 1943!» disse Ron di scatto. «King’s Cross.» Erano felici, il loro sollievo si poteva respirare nell’aria, ma quando Hermione si voltò verso Remus e Kingsley, non vide altro che tristezza.
«Non preoccupatevi, andrà tutto bene» cercò di rassicurarli.
«Lo spero» sospirò Remus. «Ragazzi, questa è una mossa decisiva, lo sapete? Avete letto: una volta praticato l’incantesimo noi scompariremo, tutto ciò che appartiene al solo presente non esisterà, tranne voi. Se qualcosa dovesse andare storto, tutto il mondo verrà distrutto.» Un silenzio ancora più tetro del primo spense la loro felicità. Era preoccupazione, e paura. Di nuovo, erano in equilibrio su un filo, tutto dipendeva da loro. Una minima vibrazione, e sarebbero caduti.
«Prometto che ce la faremo» disse Harry solennemente. «Giuro che tutto tornerà come prima.»
«C’è posto per un’altra persona» fece notare Kingsley. «Volete essere accompagnati?»
«No, voi non potreste fare niente a Hogwarts, ma noi possiamo fingerci studenti.»
«Tornate a Hogwarts?» Fu Ginny a parlare, appena tornata a casa dopo l’estate. Era stata a casa di una sua amica per due mesi, e non sapeva nulla di ciò che stava accadendo. «Credevo… credevo che sareste rimasti qui.»
Hermione fu forse l’unica a notare la mutazione nello sguardo di Harry appena Ginny fece quella domanda. «Sì, torniamo a Hogwarts» rispose la ragazza. «A combattere Voldemort.»
 
Il diario di Tom Riddle era cosparso di sangue essiccato, ed era rigido come se fosse stato lavato e poi messo ad asciugare al sole. Tutti li fissavano, ansiosi di scoprire la loro mossa, ansiosi di vedere come venivano risucchiati via, ansiosi di scomparire. Io non avrei mai voluto vedere una cosa del genere, pensò Hermione. Avrei preferito mettermi a dormire, per poi risvegliarmi chissà quanto tempo dopo, nel mio presente, senza neanche accorgermi che il mondo era finito.
Molly stava riempiendo di baci suo figlio, dopo aver finito con gli altri due componenti del trio, e Ginny aveva le guance rigate di lacrime. «Buona fortuna» fu l’unica cosa che disse Kingsley.
I tre ragazzi misero mano sul diario, le loro dita che tremavano e gli occhi che non osavano incontrarsi. «Harry, tocca a te» gli disse Hermione con dolcezza. «Pensa.» Ed Harry pensò.
Non riuscivano a capire nulla. Urla e voci sconosciute si erano infilate nelle loro orecchie, e un vento fortissimo, come un uragano li aveva avvolti. La terra si era staccata dai loro piedi, rombi di distruzione in mezzo a quel caos parevano voler spezzare ogni altro rumore, ma non ci riuscivano. Avevano i capelli sulla faccia, e i loro corpi erano stanchi, come se stessero affrontando una corsa senza fine, ma le loro mani non osavano staccarsi dal diario. Erano particelle trasportate via dal tempo, la forza più potente del mondo, che premeva su di loro e li schiacciava, li uccideva.
Riuscirono a capire la fine del loro viaggio quando sentirono lo sbuffo dei treni e le voci ovattate delle persone in stazione. Gli girava la testa, erano storditi e con i corpi deboli, eppure si infilarono nel muro del binario nove e tre quarti senza pensare ad altro, senza aspettare nulla. «Stiamo tornando» commentò Ron, con gli occhi fissi sugli ingenui studenti del passato.
Era così strano scoprire che si trovavano nel 1943, ma che il binario era sempre lo stesso, le persone sembravano tanto uguali a quelle che conoscevano, con gli stessi atteggiamenti, e scoprire che stavano tornando alla loro Hogwarts, la scuola del pericolo per eccellenza, in compagnia di quello che poi sarebbe diventato il quasi-assassino del Prescelto. «Sì, stiamo tornando» confermò Hermione.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 09, 2016 ⏰

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