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6 anni dopo.

Mi guardavo attorno, con non poco nervosismo.
Da quando ero entrata in quella sala, la mia ansia non faceva altro che accrescere. Era il mio primo lavoro ufficiale come interior design, e come se non bastasse, la ragazza di fronte a me non faceva altro che parlare a raffica.
Era giovane e di bell'aspetto: aveva capelli corvini, appena sotto le spalle, liscissimi. Gli occhi, erano nocciola con pagliuzze più chiare che li rendevano scintillanti.
Inoltre, era molto magra, forse troppo.

-Che sbadata, mi sono dimenticata di chiederle se vuole qualcosa da bere. C'è di tutto, non esiti a chiedermi qualcosa. Il frigo è una delle poche cose che abbiamo già.- Disse lei, con un sorriso esitante sul viso.
Sembrava una ragazza molto ansiosa e, sinceramente, non mi era parsa molto contenta di trasferirsi li, a Parigi. Era spagnola, come me, ma al contrario suo, io ero felice di essere lì.
Avevo deciso di trasferirmi lì dopo il mio corso di specializzazione che avevo svolto a New York, e nella capitale francese avevo deciso di iniziare la mia carriera.
Era stato proprio in Francia che avevo capito di aver talento, e trovavo giusto, o forse ero solo un po' troppo sentimentale, diventare qualcuno in quella città.

-Un tè freddo alla pesca...?- Chiesi, sperando che lei avesse quella bevanda.
La ragazza annuì e andò in cucina, lasciandomi da sola.
La casa era grande, e sicuramente, quella Maria doveva essere ricca o avere un ragazzo proveniente da una famiglia benestante.
C'era molto lavoro da fare, e lei non era nemmeno convinta di come volesse arredarla. Toccava a me pensare a qualcosa.

-È arrivato il mio ragazzo.-Mi comunicó dalla cucina, e notai che aveva un tono di voce strano.
Mi venne naturale chiedermi se non ci fosse sotto altro, mi sentivo strana. -Appena ha finito  di sistemare il borsone, dovrebbe venire a parlare con te. Avete tanto da dirvi, DSC.-

Mormoró lei, mentre mi porgeva il bicchiere con il tè.
Aveva le mani che tremavano, ma la cosa che più mi colpì fu il fatto che avesse usato il soprannome con cui era solito chiamarmi il mio ex.
Diessì, pronunciato alla francese, pareva un sussurro elegante e fine. Detto con l'accento di Antoine, poi, era anche adorabile.

-Tu come sai il mio soprannome?- Mi irrigidii, mentre mi sentivo terribilmente a disagio. Non sentivo e vedevo Antoine da più di due anni, dopo che avevo troncato la nostra relazione in maniera brusca e rude.

La ragazza, ufficialmente in panico, mi guardó con gli occhi sgranati, mentre la porta d'ingresso si apriva di scatto.
Un ragazzo dal ciuffo biondo e dagli occhi di un bell'azzurro, mi si parò davanti, così affaccendato con un borsone enorme che non fece caso a me. Sentii le mie gambe diventare molli, mentre perdevo il controllo del bicchiere, che cadde a terra in mille pezzi.
Fu in quell'esatto momento, che Antoine Griezmann incroció i miei occhi verdi.
Ciò che provai è difficile da descrivere con una sola parola perché in quel momento volevo solamente scappare a gambe levate da quella stanza. Il passato mi piombó addosso, senza mezze misure.

-Devo parlarti- Dissi ad Antoine, dopo che ci fummo seduti a tavola.
Mi aveva portato a cena nel mio ristorante preferito, in centro Madrid. Da quando ci eravamo trasferiti nella capitale spagnola, lui cercava in tutte le maniere di darmi più attenzioni possibili, sapendo che il nostro tempo assieme sarebbe diminuito a causa degli impegni con la sua nuova squadra, l'Atletico Madrid.
Ormai stavamo assieme da anni, ed eravamo innamorati più che mai, eppure ciò che dovevo comunicargli non era assolutamente una buona notizia per noi.
Antoine, però, non sembrava assolutamente fare caso al tono della mia voce, che era serio e quasi privo di emozione.
Sembrava teso già dal momento in cui mi aveva comunicato di aver prenotato un tavolo a quel ristorante, ma all'inizio non ci avevo fatto neppure molto caso. Non era raro che uscissimo a mangiare fuori.
-Devo dirti anche io una cosa, ed è molto importante...è per questo che ti ho portato qua.- Mi sussurrò con un sorriso tremulo. Sembrava decisamente più ansioso di me, perciò gli feci cenno di parlare per primo.
Quello che accadde dopo non lo avevo assolutamente immaginato.
Antoine racimoló un po' di coraggio, e mi guardò dritto negli occhi. Mi imposi di non perdermi in tutto quell'azzurro, o avrei seriamente rischiato di non ascoltare nemmeno una parola.
-Mi hanno fatto un'offerta irrinunciabile, ovvero di giocare nel PSG e avrei uno stipendio che sarebbe quasi il doppio di ciò che prendo qua in Spagna.
Lo so che siamo giovani, ma potremmo andare a vivere a Parigi, città che entrambi amiamo, e sposarci. Ció che più desidero è vivere con te, e amarti ogni giorno che passa.- E fu lì che si alzò, e si inginocchiò a terra.
Dovevo essere solo felice perché il ragazzo che amavo, mi stava chiedendo di diventare sua moglie, e invece, mi sentivo sempre più uno schifo mentre udivo le sue meravigliose parole. -Perciò Diletta, te lo chiedo nella maniera più rapida e indolore che possa esserci prima che tu mi possa etichettare come contorto.- Sorrise, mentre apriva davanti a me la scatoletta contenente l'anello dei miei sogni. Ci stavano guardando tutti. -Vuoi sposarmi?-

Changer « Antoine GriezmannDove le storie prendono vita. Scoprilo ora