L'Amore Nero

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Fu come un trapasso.

Non l'aveva mica immaginato così, Emma. Diventare l'Oscuro. Credeva fosse tutto più semplice, più veloce, più doloroso. Invece era stato come un trapasso, come morire nel sonno. E poi si era svegliata, si era ritrovata a camminare sopra l'acqua buia di un lago nero.

{Ti ho dato il mio cuore un bel giorno e non ha più fatto ritorno, in cambio mi hai dato erbe amare ed io le ho volute mangiare}

Quando Emma riconobbe Regina qualche metro più avanti, comprese che diventare l'Oscuro significava attraversare l'inferno silenzioso della propria anima e pagare il prezzo dei propri errori. Perché Emma aveva sbagliato, aveva desiderato Regina. L'aveva amata. E quel peccato lo stringeva in mano, Regina, glielo porgeva, come il frutto del suo albero avvelenato.

{Dei miei occhi hai preso il bagliore uno specchio per vederti migliore, in cambio mi hai dato il veleno di un dolce di spine ripieno}

Ed Emma l'avrebbe mangiato, l'avrebbe assaggiato, assaporato, morso e succhiato, bagnandosi della sua morbida polpa, stringendolo tra le mani, lasciando che la sua linfa colasse tra le dita. Gli occhi verdi accesi di oscena lussuria non smisero mai di guardare Regina, che mostrava il sorriso bianchissimo sotto le labbra piene e vittoriose, che aveva gli occhi neri e lucidi immersi in un oceano di immoralità e di desiderio.

{E c'ho creduto come una preghiera che un amore è una primavera, ho tremato di gelo e d'assenzio nel mare nero del tuo silenzio}

Emma non smise mai di guardarla, nemmeno quando Regina intrecciò le dita di entrambe le mani tra i suoi capelli biondi, addentando le sue labbra, forte, fino a farle sanguinare. Imprigionò la chioma dorata nei pugni stretti obbligandola a tirare indietro la testa, mostrando la pelle candida e liscia della gola. Regina la baciò e la morse, ne fece bocconi della sua carne. Emma si liberò dalla sua presa, stringendo i polsi della regina dei suoi peccati, succhiò le sue dita e la sua pelle calda inebriandosi del suo sapore, leccò le sue labbra e le penetrò, spinta da un bisogno primordiale che nasceva nel centro del suo corpo, dallo stomaco, dove si percepiscono tutte le emozioni. Vestì di baci ubriachi e smaniosi il mento, la mascella, il collo, con la lingua percorse la strada che giungeva sino ai seni stretti che si toccavano morbidi nella scollatura.

{E sono andato dentro al deserto che rivuole sempre tutto indietro, e sono un'illusione le more sui rami del roveto}

Con le unghie Regina graffiò la schiena di Emma, spogliata dei suoi indumenti. Le mani di Emma si persero tra i tessuti stretti e luccicanti del corpetto, massaggiando il seno pieno di spudorata bellezza; addentò i capezzoli e soffiò sulla pelle umida della sua saliva, rivestendo di brividi il corpo del peccato. Regina nuda è una delizia mortale. E le mani di Emma la toccarono, la esplorarono, la graffiarono, la strinsero; capì che il suo paradiso ed il suo inferno era nei suoi fianchi, nel suo seno, nelle sue natiche piene. Con la bocca Emma pregava sulla sua pelle, scendendo giù, negli inferi caldi della sua carne che sapevano del sapore più bello del mondo, sapevano di Regina; aveva sempre avuto paura dei suoi desideri, perché sapeva che si sarebbero potuti avverare, e pregò con ogni fibra del suo essere perché la sua pena durasse in eterno. Le labbra di Emma incontrarono quelle di Regina in uno scontro folle, bestiale, immorale.

{E sono andato dalla grande strozzina che rivuole sempre tutto indietro, per una notte di vino pagherò cento giorni d'aceto}

Le dita di Emma spinsero tra le cosce di Regina e le dita di Regina spinsero tra le cosce di Emma. Emma ascoltò le grida dolci di Regina dissolversi nell'eco di quel silenzio, mentre i suoi gemiti si infrangevano come cristalli sulle labbra dell'Oscura Sovrana. Leccò con la punta della lingua quella piccola cicatrice sulla sua bocca e succhiò le sue labbra gonfie di dannata sensualità, si prese il suo corpo e lasciò che Regina conquistasse il suo. Bagnate e tremanti, si abbandonarono ad un orgasmo carnale, feroce, sudato.

{Ma ogni sera ho comprato una rosa e l'ho sparsa sul marciapiede ed ogni petalo a terra è diventato una mano che chiede e ad ogni passo d'addio un'altra spina sotto al mio piede}

I francesi lo chiamano "la petite mort". E per Emma fu come morire, perché tutto ciò che aveva segretamente nascosto nei suoi più sudici desideri esplose dentro di sé, svuotandola completamente. Il corpo di Regina si sgretolò tra le braccia della Salvatrice; come un corpo incendiato, consumato, cadde in piccoli pezzi che ricoprirono la pelle, una volta pura e candida, di Emma. Così Emma l'avrebbe avuta per sempre, dentro di sé.

Avrebbe nutrito la sua anima di oscura follia, di amore nero. Per sempre.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 16, 2016 ⏰

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