Ti odieró, se posso; se no, t'ameró contro voglia.
Inserisci la chiave nella serratura e la giri lentamente, la paura di trovare solo una casa vuota ad aspettare il tuo ritorno che ti appesantisce il cuore. E invece apri la porta e lui é lì, seduto sul divano, tiene i gomiti appoggiati sulle ginocchia e fissa con sguardo assorto il pavimento. Anche se non ti sta guardando puoi già immaginarti le profonde occhiaie sotto i suoi occhi e il suo sguardo spento, deluso. Alza lo sguardo e avevi ragione, solo che vederlo con i tuoi occhi così distrutto per colpa tua fa male, più di quanto pensassi e il peso sul tuo cuore sembra diventare un po' più pesante. Ti guarda come se non ti avesse mai visto, come se tu fossi un estraneo. Anche lui non é più come lo avevi lasciato prima di quel viaggio, ha il volto distrutto, la barba incolta, i capelli disordinati e i vestiti stropicciati, non sembra più lui. Ti osserva ma non dice niente, ed é proprio il peso delle parole non dette quello che fa più male, senti quelle parole silenzione fluttuare, appesantiscono l'aria intorno a voi e la rendono meno respirabile. Ti guarda, ed é il suo modo per chiederti una spiegazione che tu non gli sai dare, perché non la conosci neanche tu, perché non c'é.
La stanza é quasi del tutto buia, la luce della luna gli accarezza piano il viso e ti rendi conto che nonostante l'aspetto trasandato quella bellezza che gli é sempre appartenuta non gli é scivolata di mano e persiste. "Ciao" sussurra, la voce roca di uno che non parla da troppo tempo che risuona nella stanza e spezza il silenzio, la sua voce sempre così allegra e vellutata che ora invece suona spenta e triste. Si schiarisce la voce e poi riprende a parlare "Ho visto che ti sei divertito in Australia" forse voleva sorridere sarcastico, ma non ci é riuscito, l'espressione sul suo viso resta impassibile, senti quelle parole che ti colpiscono e che ti scavano un buco sul cuore, chiudi gli occhi per un secondo. "Mi dispiace, Michael" rispondi, e ti viene voglia di piangere, perché sei uno stronzo e lui non se lo merita, tu non meriti lui. Si alza, tu ti aspetti che venga a darti un pugno dritto in faccia, già ti vedi con il naso rotto e il sangue che ti sporca la maglietta, te lo meriteresti. Invece Michael affronta quella situazione con una calma glaciale ed esce dalla stanza senza guardarti, come se tu non fossi lì, come se tutto d'un tratto fossi diventato trasparente.
Dovrebbe odiarti ma non lo fa, forse vorrebbe ma non ci riesce, e tu vorresti solo che ti urlasse addosso tutto quello che ti meriti, ma lui ti ama e non lo fa, non ancora. Lo sguardo ti cade su un libro appoggiato sul tavolino davanti al divano dove lui era seduto poco prima, quel libro che gli avevi promesso che avresti letto e che era stato messo lì in evidenza proprio per ricordartelo, ma non lo hai mai fatto....
People, cry, not because they're weak. It's because they've been strong for too long.
Continua a girare il cucchiaino nella tazza di té anche se non ci ha ancora messo lo zucchero, guarda assorto quel liquido scuro come se potesse trovarci la risposta alle domande a cui non rispondi tu. "Michael" sussurri, ma lui non ti guarda. "Mi dispiace". Annuisce silenziosamente come fa ogni volta che glielo ripeti, ma come ogni volta non ti risponde.
Sei quasi geloso di quel té nel quale si stanno specchiando quei bellissimi occhi ambrati, che invece una volta si specchiavano nei tuoi di occhi. Le dita lunghe ed eleganti si stringono intorno alla tazza rossa, una volta stringevano la tua mano. Ad un certo punto non riesci più a sopportare quel silenzio assordante, ti senti schiacciare e da bravo codardo quale sei scappi via. Esci di casa sbattendo la porta, ma poi resti lì, appoggi la schiena contro il legno freddo e resti lì a fissare il sole davanti a te, ti bruciano gli occhi ma senti di meritartelo. Inizi a sentire dei singhiozzi da dietro la porta e forse é quello il momento in cui ti rendi conto di cosa gli hai fatto, lui non piangeva mai....
Il pleut dans mon coeur comme il pleut sur la ville.