- The start.
"Signor. Horan?" il biondo non si curò più di tanto di alzare la testa dal giornalino nelle sue mani, riconoscendo la voce femminile e affibbiandole il viso della giovane segretaria che da otto mesi a quella parte vedeva seduta dietro una scrivania di legno di ciliegio. Non era abbastanza educato e curante per alzare il viso e rivolgerle un cenno d'assenso che confermasse la propria identità -anche perché molto probabilmente lo aveva memorizzato già da un bel po'- e tanto meno riteneva di grande importanza quel luogo, quelle visite e tutto il resto. Tutto quello era solo decisione dei suoi genitori che ormai erano diventati protagonisti della sua apparente vita, le uniche persone mai viste che erano riuscite a dominare una vita non propria e soccomberlo riempiendogli la testa di menzogne e malattie psicologiche di cui era affetto -o almeno questo era suo padre, sua madre riusciva solamente a stare zitta a testa bassa e l'indifferenza è sempre compagna del delitto. La convinzione personale di essere un malato mentale che necessita di sedute terapeutiche e antidepressivi lo stava portando ad una mente vuota e nulla, un black out istantaneo di ogni neurone che comunque non portasse alla morte, purtroppo. Lo psicologo aveva affermato fin dall'inizio, con le dovute ricerche sul ragazzo approvate, ovviamente, solamente dai suoi genitori, che il suo disturbo portava a tendenze di Omoetopia, una carenza della cura di sé stesso e degli altri, il rifiuto della vita stessa e qualunque sentimento vi fosse legata, la simultanea estraneazione dal mondo esterno. A Niall, semplicemente, non importava nemmeno un po' delle conseguenze di quella malattia psicologica, delle cure che avrebbe dovuto fare e delle sedute per togliere quell'apparente zecca dalle sue meningi, gli andava bene rimanere parzialmente solo, fisicamente presente ma mentalmente spento, in un silenzio totale ed un cuore vuoto di sentimenti ed emozioni.
Posò il giornalino alla sua destra, dove un cestino in vimini per tenere le riviste affiancava le sedie di un orrido color menta, bianco scrostato e piedi marroni poco abbinati allo stile della camera. Accennò un veloce saluto a Adam, l'unica persona che poteva dire gli stesse davvero simpatica, un uomo trentenne trasandato dall'alcool e la morte improvvisa di una promessa sposa giovane con una bambina in grembo in una sparatoria, un uomo che preferiva tenere le cose per sé e non frugare il naso negli affari altrui, cosa di cui ne era maledettamente grato. Si alzò dalla sedia senza far trasparire alcuna emozione quando Adam ricambiò il saluto certamente con più enfasi, ma neanche tanta, e l'ombra di un sorriso. Non gli importava di sembrare troppo triste agli occhi degli altri, non gli importava della ragazza che aveva alzato gli occhi al cielo al suo ennesimo comportamento sgarbato e cupo silenzio, non gli importava se la cartella che teneva in spalla stesse per cadere, portando con sé parte della manica del suo maglione, non gli importava se la rivista era caduta dal cestino perché non l'aveva messa al proprio posto con la dovuta grazia, non gli importava e basta.
Seguì con aria assente,la segretaria ed i suoi abiti succinti nonostante si trovasse in un posto di lavoro, senza togliere lo sguardo davanti a sé per guardarsi attorno o almeno accennare ad un ringraziamento quando gli aprì la porta, il veloce movimento delle labbra sforzate in un sorriso e la porta richiusa con un piccolo tonfo dietro le sue spalle, lo zaino cadde a terra in quello stesso momento. Niall lo lasciò perdere lì sul pavimento, raggiungendo la solita poltrona di legno di ciliegio e cuscini verde chiaro. Il biondo aveva dato un'occhiata a quella sala solamente una volta, il primo giorno della seduta, e gli era bastata per memorizzare ogni singolo particolare e cancellare un'ennesima azione dalla sua lista.
"Buon pomeriggio, eh?" disse una voce sarcastica dietro la scrivania. Niall riuscì a riconoscerla facilmente, ricordando di averla aggiunta al proprio repertorio circa quattro anni fa, ma il viso gli era sconosciuto. Alzò piano la testa verso la persona di fronte a lui, le labbra in una linea retta e lo sguardo spento. Gli occhi azzurri del giovane sulla sedia dietro quel pezzo di antiquariato erano certamente ben più brillanti dei suoi, gli stessi che molti invidiavano per la loro grandezza e chiarezza perfetta -a Niall non piacevano, ma poco importava-, ed il viso più emotivo e curato del proprio, come un fiore in piena nascita. Un giorno, molto probabilmente, tutta quella gioia nel suo cuore si sarebbe spenta, ma on glielo avrebbe mai detto, non gli importava più di tanto di farglielo sapere.
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Sunflower |•Nouis•|
Fanfiction•We are too weak to walk on our own feet, we follow the sun and die for him• -- Niall Horan sta per essere diagnosticato una malattia psicologica: Omoetopia acuta, la perdita quasi assoluta della percezione delle cose, anche detta menefreghismo cron...