Un pulcino bagnato

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«Ma cosa...» mormorò Hinata sollevando il viso, quando qualcosa di bagnato gli cadde sulla testa, constatando che si trattava di una goccia d'acqua sfuggita al cielo plumbeo. Rimase col viso sollevato e gli occhi chiusi ad accogliere quelle piccole gocce, che si rincorrevano per raggiungere per prime il suo viso sorridente. Amava sentirle sulla pelle accaldata per la corsa e rimase così, in mezzo al marciapiede, cambiando repentinamente idea quando la pioggia si fece più fitta.

Abbassò di colpo il viso. Corse verso la vetrina di un negozio di dolci, cercando riparo sotto la piccola tettoia, solo per rendersi conto che l'acqua riusciva a raggiungerlo lo stesso.

«Ma non poteva piovere più tardi?» si chiese, osservando le nubi grigie di quel tardo pomeriggio, che avrebbero rovinato l'appuntamento che aveva con Kageyama. «E adesso come farò?»

Avrebbe potuto avvisare il compagno del temporale. Sì, avrebbe...

Ma dopo aver frugato nelle tasche dei pantaloni chiari ‒ che fradici aderivano alle gambe come una seconda pelle ‒ appurò di aver dimenticato il telefono a casa. E di certo non poteva mettersi a correre sotto quel temporale.

Cos'avrebbe pensato Kageyama non trovandolo lì?

Scosse la testa, scacciando via quel pensiero. Tobio non era tanto stupido da non capire, giusto? Decise di fare l'unica cosa, a suo parere, sensata: rimanere lì e attendere che passasse.

Appoggiato contro la vetrina umida, non sapendo in che altro modo passare il tempo, si ritrovò a fissare i vari passanti che, riparati sotto ombrelli dai più svariati colori, gli rivolgevano sguardi pietosi.

Stette in silenzio, strizzando ogni tanto le maniche della leggera maglia che indossava. Notò persino un gruppetto di ragazzini, fermarsi poco distante da lui e prendersi gioco della sua condizione. Li ignorò, controllando l'orario sull'orologio digitale che portava sul polso destro, solo per rendersi conto che questo non dava nessun segno di vita. Ci mancava solo questa!

«Sei in ritardo», mormorò, fingendo esasperazione, quando un ombrello finalmente gli offrì riparo dal temporale. Sollevò il viso, ritrovando davanti a sé un viso sconosciuto.

«Ti sei perso?» La voce profonda dell'uomo incuteva timore e Hinata si ritrovò a deglutire con forza di fronte a due profondi occhi neri.


L'espressione dell'uomo era imperscrutabile. «Se vuoi possiamo aspettarlo assieme», propose, avvicinandoglisi un po' di più, in modo da ripararsi dalla pioggia che andava bagnando il soprabito scuro. «Oppure potresti venire a casa ad asciugarti...»

Hinata strabuzzò gli occhi. «La ringrazio per la cortesia, ma sto aspettando un mio amico», spiegò, sperando che l'uomo se ne andasse; nonostante questo significasse dover aspettare Kageyama sotto la pioggia.

«Questo l'hai già detto», replicò l'uomo, scuotendo la testa per cacciare via delle goccioline dai capelli neri. «Ma credo tarderà ancora un po' e tu ti ritroverai sicuramente con un gran malanno.»

Hinata fece spallucce. «Pazienza!»

«Vale la pena?»

Il ragazzo dai capelli arancioni gli rivolse un'occhiata perplessa.

«Il tuo amico. Vale la pena aspettarlo sotto questo diluvio?»

Hinata si ritrovò a sorridere, ricambiato subito dall'uomo che gli afferrò una mano fradicia, facendogli afferrare il manico dell'ombrello.

«Così potrai aspettarlo al riparo», mormorò, prima di rivolgergli un sorriso cordiale e sollevare il bavero del soprabito. «Ci vediamo», concluse, riparandosi dalla pioggia con la valigetta e allontanandosi di corsa.

Sotto la pioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora