Le porte si aprono e i pochi posti rimasti vengono presto occupati.
-Mi scusi, posso sedermi? - mi chiede un ragazzo; é giovane dev'essere sulla ventina.
Lo riconosco dalla voce, così intrisa di sogni,ma allo stesso tempo forte,autorevole.
-Si sieda pure- rispondo,indicando dove penso sia il posto accanto a me e mi appresto a ripetere la solita recita.
Fingo di guardare fuori dalla finestra,immagino i campi sfrecciare via veloci, le rotaie susseguirsi una dopo l'altra,i lampioni, le case, ad uno ad uno tutti gli edifici,i paesaggi, le città.
Sento i caldi raggi del sole accarezzarmi la pelle e così mormoro rivolto al mio vicino -É proprio una bella giornata oggi! - lui annuisce, o almeno penso,lo sento muovere leggermente il capo.
Il treno si ferma e il ragazzo scende, scomparendo nel caos di un' ennesima fermata.
Io rimango immobile,aspettando che qualcun altro prenda il suo posto ed ecco che sento qualcuno avvicinarsi.
É una ragazza, porta dei tacchi e anche da seduto posso sentire il suo buon profumo di vaniglia -É permesso? - chiede.
Ha una voce bellissima, dolce.
-Certamente-rispondo mettendo in scena il mio solito spettacolino.
Mi volto verso il finestrino fingendo di osservare il panorama e aggiungo -É proprio bella Milano, non crede? -.
Lì per lì la ragazza non risponde,sembra quasi impaurita, stupita, ma poco dopo mi dona un altro assaggio della sua melodiosa voce - Sì, in effetti sì, un po'troppo caotica forse, lei dov'é diretto?-.
- Vado a Torino, sa, per lavoro- mento, -Ma che coincidenza, pure io! - mi risponde entusiasta, per poi aggiungere, suppongo scrutando fuori dalla finestra -É proprio una bella giornata oggi vero? -.
Annuisco, chiedendomi se lei abbia capito che sono cieco, sicuramente no, altrimenti non mi avrebbe fatto una domanda del genere e così continuo a fingere.
Parlo con la ragazza per tutto il resto del viaggio, senza dimenticare di fare qualche riferimento al panorama o alla segnaletica, così che non scopra la mia cecità.
Quando il treno si ferma alla stazione centrale di Torino, mi guarda e sorride -È stato un piacere conoscerti Ethan, a proposito mi chiamo Kimberly ! - non mi porge la mano e gliene sono grato, altrimenti non avrei saputo individuarla per poi stringerla,dopo di che se ne va, cosí sento l'aria privarsi del suo profumo e già inizia a mancarmi la sua voce quando cercando a tastoni il corrimano mi appresto a scendere dal treno.
Quello che non potevo sapere,era che anche lei,come me,era cieca.***
Sono passati ormai cinque anni dal mio incontro con Kimberly, ma non ho ancora dimenticato il suo profumo ne' il suono della sua voce, ne' quello del suo sorriso.
Ho 25 anni, sono cieco, e ogni settimana prendo ancora lo stesso treno, nella speranza di ritrovarla.
Oggi piove, una miriade di pesanti gocce si abbattono frequentemente al suolo, emettendo un suono simile al ticchettio di un orologio.
Le persone, come i paesaggi che purtroppo non posso vedere, si susseguono una dopo l'altra, ma di Kimberly nessuna traccia.
Sospiro sconsolato, pensavo davvero di poterla ritrovare ?.
Il treno si ferma nella stazione di periferia di milano, le ruote stridono destandomi dai miei pensieri.
Mi stringo ai sedili di velluto, morbidi al tatto e allora lo sento.
Un passo.
Ma non è un passo qualsiasi, è un passo di quelli che riconoscerei ovunque.
Lei s'avvicina,i tacchi battono sul pavimento,il profumo di vaniglia si fa sempre più intenso e finalmente posso sentire la sua voce -Posso sedermi ?-.
Non mi ha visto.
Sarà seduta qualche sedile più in su,maledico la mia cecità.
Forse, mi ha notato,ma non mi ha riconosciuto o forse, non si voleva sedere imparte a me,non m'importa,devo tentare.
-Kimberly ? - chiedo, tentennante -Ethan ? - mi risponde una voce incredula lontana da me qualche metro. -Kimberly ! Vieni qui- mormoro sempre più felice.
Silenzio.
Sento delle mani tastare i sedili e le pareti e allora capisco,lei è cieca.
Qualche passo incerto e finalmente mi è accanto.
Mi volto verso di lei, sorrido, e anche se piove ammicco -È propria una bella giornata, non è vero ? -.Sento il suono del suo sorriso e allora mi avvicino e la stringo in un forte abbraccio.
Mi faccio inebriare dal suo profumo di vaniglia, prendo i suoi capelli fra le dita.
Le accarezzo la guancia, per poi spostarmi più a sinistra.
Le sfioro le labbra con i polpastrelli, sono così morbide.
Lei non si muove, ma sento le sue labbra incresparsi in un sorriso, labbra che dopo un attimo sono sulle mie.
Dapprima sono un po'incerto,ma poi ogni insicurezza viene cancellata da una miriade di altre emozioni.
Assaporo il suo sorriso, accarezzo la sua pelle, annuso il suo profumo, ascolto le nostre labbra rincorrersi.
La vista non mi serve, per la prima volta mi sento completo.
Una vita intera passata a rimpiangere i miei occhi, mi hanno sempre detto tutti che sono bellissimi, verdi come le foglie degli alberi in primavera, sí, bellissimi, ma inutili.
Ora non m'importa, nel mio petto emozioni fantastiche si sovvrappongono, spariscono, ricompaiono, si intrecciano.
Sono felice, felice e appagato, in pace con me stesso.
Il treno si ferma, siamo a Torino. Stringo la mano di Kimberly,scendiamo dal treno e insieme, ci avventuriamo nel caos della stazione.