Capitolo 1

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Quella cella.

Le poche volte che ci andavo sentivo la paura adosso, sentivo i miei muscoli irrigidirsi. E anche oggi mi toccava provare tutto ciò. Mi fermai per 5 minuti davanti alla porta blindata, presi un grande respiro, misi il codice, ed entrai.

Era tutto buio, le luci si accendevano lentamente a ogni mio passo fino a quando non arrivai da lui: era legato per mani e piedi quasi a formare un crocifisso, la testa china verso il pavimento; mi dava l'impressione che le catene si stessero per rompere da un momento all'altro.

Avevo paura.

Lo osservai ancora: la canotta bianca aderiva al suo corpo mentre i pantaloni da carcerato mettevano in risalto le gambe.

Continuai a camminare lentamente verso di lui mentre il suono dei miei tacchi rimbombava nella stanza. Mi fermai e alzò la testa verso di me fissandomi con i suoi occhi scuri e profondi.

Il mio cuore iniziò a battere fortissimo e la paura scorreva sempre di più nelle vene. Dopo tutte le volte, tutti i mesi che ci ero andata non mi ero ancora abituata.

Respiravo a fatica ma riuscì a riprendere, anche se per poco, il controllo di me stessa:

A: ''Buongiorno Manuel"

Cercai di dirlo con più forza possibile ma tremavo come una foglia. Rise. Mi guardò negli occhi.

Brividi.

Brividi che percorsero ogni centimetro del mio corpo, dalla testa ai piedi.

M: ''Buongiorno principessa"

Deglutì la saliva al suono della sua voce, calda e roca. Quando mi ripresi continuai:

A: ''Dopo un mese che non ci vediamo, hai pensato a ciò che hai fatto come ti avevo detto?"

M: ''Secondo te, mia cara psicologa Ashley, io ho pensato? Secondo te, rinchiuso in sto posto di merda riesco a pensare? Se fossi ridotta come me capiresti, e nemmeno te riusciresti a pensare."

Riposai gli occhi su di lui, poi mi concentrai su altro.

Interruppe il mio stato di trans in modo improvviso:

M: ''Allora Ashley..."

Rialzai lo sguardo e lo fissai senza dire nulla: si era liberato dalle catene e ora, era davanti a me.

Quando realizzai, con un passo svelto mi alzai e mi misi dietro la sedia pronta a difendermi in caso di un attacco da parte sua.

A: ''Come hai fatto a liberarti?"

Chiesi impaurita. Rise con fare beffardo e poi rispose:

M: ''Sono pieno di risorse... secondo te, un militare come me, anzi uno dei migliori, non sa liberarsi da catene? Illusa..."

Lo fissai con il terrore negli occhi.

M: ''Sai che con quei pantaloni, la camicia, e i capelli che ricadono sulle spalle sei molto sexy e allo stesso tempo innocente?"

Ripresi il controllo di me stessa:

A: ''Non mi interessa cosa pensi, torna dov'eri."

Dissi in modo molto formale, ma non mi diede ascolto.
Anzi.. si avvicinò pericolosamente spostando la sedia con violenza.

Ero in trappola.

OK. QUESTA È UNA STORIA CHE HO INIZIATO DA SOLA.. SPERO VI PIACCIA SCUSATE SE È CORTO MA NON AVEVO DI FANTASIA..😅😊

~May

Psychopathic MilitaryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora