Non sono più un bambino

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Un nuovo dispettoso membro era entrato a far parte della famiglia reale: un piccolo cucciolo di leone.
Molti considerarono la decisione del re sciocca e pericolosa, altri videro il gesto come simbolo del coraggio di un vero dio.

Seti si dimostrò orgoglio e soddisfatto della sua scelta, convinto che il tempo avrebbe esaudito l'oscuro desiderio di liberarsi del figlio.
Eppure... gli anni passarono, il cucciolo divenne giorno dopo giorno più grande e feroce iniziando a propagare il terrore in tutta la corte, ma mai una singola volta attaccò il suo padrone Ramses, anzi, il principe sembrava l'unico che l'animale rispettasse ed ascoltasse.

Tutto inutile. Il re capì presto che non poteva affidarsi solo agli istinti di un animale, per togliersi di mezzo Ramses avrebbe dovuto metterci del suo, e lo fece.

Poco dopo l'acquisto del cucciolo, infatti, quando Ramses aveva solo quattordici anni, gli concesse l'onore, almeno è così che il Faraone fece credere, di nominarlo comandante di una squadra di militari, costringendolo così a partecipare ad una campagna contro i rivali Libici benché il principe non avesse ancora alcuna esperienza in campo.
La guerra lo avrebbe psicologicamente annientato, i nemici si sarebbero ricordati del suo volto negli anni, o ancora meglio, lo avrebbero definitivamente annientato. Cosa poteva saperne un viziato ragazzino di quattordici anni della guerra?

Nulla però andò come Seti aveva previsto.
Superando ogni sua aspettativa, infatti, ancora una volta il figlio riuscì a sorprenderlo, dimostrandosi più in gamba di quanto lui stesso sarebbe mai stato.
Il giovane Ramses, infatti, non solo tornò sano e salvo dalla campagna dopo essersi conquistato la simpatia dell'intera milizia, ma riuscì addirittura ad evitare lo scontro, nato solo da uno sciocco equivoco, grazie alle sue innate capacità diplomatiche, che riuscirono ad incantare immediatamente gli avversari.
I Libici sì, avrebbero sempre ricordato il suo viso ed il suo nome, così come lo strano cucciolo di leone che lo affiancava, ma lo avrebbero rimembrato sempre come il ragazzino più sveglio e più giusto tra tutti gli uomini.

Questo non fece che accrescere la frustrazione di Seti, che lo rese ancora più convinto della sua opera contro il figlio.

Quando Ramses aveva quasi diciassette anni il padre lo nominò allora responsabile del programma architettonico paterno di tutto l'Egitto.
Il suo compito consisteva nel recarsi presso i vari monumenti che il Faraone aveva ordinato di costruire, tra cui la sua stessa piramide, e controllare, assicurarsi, vegliare che gli schiavi svolgessero il loro compito nel migliore dei modi, concedendogli il permesso di attuare qualsiasi punizione e/o provvedimento ritenesse necessario.

La figura di responsabile non era particolarmente amata dal popolo e, per ottenere un buon risultato Seti era convinto che Ramses sarebbe dovuto ricorrere alla frusta come tutti gli altri che lo precedettero, trasformandosi così in un crudele signore agli occhi del suo stesso futuro regno.

Ma Ramses si dimostrò ben più scaltro.

Potendo dare voce a qualsiasi tipo di decisione, egli diede vita ad un nuovo concetto di schiavitù inserendo delle nuove leggi a tutela di questi.
Trovandosi di fronte un numero immane di lavoratori, decise di diverderli in gruppi e concedere a turno ad ognuno di essi un giorno libero a settimana, così che potessero liberamente andare a caccia ed accudire i terreni, sviluppando maggiormente le risorse agricole dell'intero paese; inoltre, a fine giornata lavorativa, ogni schiavo sarebbe stato ricompensato con del cibo proveniente dagli avanzi di corte, spesso esageratamente abbondanti, o con dei vestiti che avrebbe periodicamente richiesto alle classi più agiate, o con qualsiasi altra cosa le nobili famiglie non avessero più considerato utile. Gli schiavi avrebbero potuto tenerli per sé, barattarli o venderli al mercato guadagnandoci un buon gruzzolo, inoltre, se avessero lavorato duro l'intero giorno avrebbero ottenuto il doppio della ricompensa.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 08, 2016 ⏰

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