2. There's No Home For You Here [Non C'è Casa Per Te Qui]

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"There's no home for you here girl, go away. There's no home for you here."

There's No Home for You Here - The White Stripes

[Aria Resort - 3730 S Las Vegas Blvd - Las Vegas, NV ]

(PST), UTC -8)

Inquietante, orribile, scorretto, devastante... - illimitata la lista di qualifiche negative - che, in tanti metri quadrati disponibili, lui fosse proprio lì, a pochi passi dall'ingresso, tra l'anticamera e il soggiorno, come un maggiordomo, un facchino in attesa della mancia, quasi un paparazzo affamato di indiscrezioni.

«Victor!» tuonai, senza mollare lo sguardo dall'ospite indesiderato. Il mio braccio destro si tese, la mano legata a quella di Tyler, e avevo come l'impressione di impugnare il manico di un trolley con la ruota incastrata in una grata. Mi voltai e scoprii il mio accompagnatore schifato: era confortante; anche il suo sguardo convergeva sul meteorite, e sembrava stesse già stimandone i danni provocati dalla caduta.

Il mio migliore amico si mise prontamente tra me e il mio prossimo - primo - reato penale. «A mia discolpa, chiarisco subito che non ne ero informato» vomitò in tutta fretta, aprendo le mani all'altezza delle spalle. «Se lo avessi saputo, ti avrei avvisata. Ed è quello che ho fatto quando questa seccatura si è palesata alla mia porta, vale a dire meno di un'ora fa.» Abbassò le mani e indurì l'espressione. «Il rapporto che hai ultimamente con il cellulare è a dir poco luttuoso.»

Lo guardai brevemente, cercando di far scemare l'incazzatura nei suoi confronti: non se la meritava. Quindi concentrai la rabbia esclusivamente sulla seccatura, come l'aveva definita lui, facendo appello a tutto il mio autocontrollo per evitare disastri o cazzate irreparabili. Spinsi Victor di lato.

«Che ci fai qui?» domandai, diretta. Non era facile reggere la stanchezza, un Tyler greve come una scultura di bronzo pieno, le preoccupazioni e... le colpe.

Steven, barba lunga, occhiaie in stile panda, maglietta bianca e jeans, mi fissava con teatrale malinconia, che mutò in odio puro quando realizzò che con me c'era anche Tyler e che non era uno stupido ologramma. «Mi ha mandato un messaggio Jamie» rispose, uniforme. «Più di uno, a dire il vero. Sono partito appena ho potuto.»

Involontariamente, lasciai andare un po' di tensione. Quella concretezza non mi piaceva, non mi piaceva per niente: era assurda, pericolosa e... sbagliata. Ma ormai era troppo tardi per evitarla, c'ero dentro fino al collo, perciò tanto valeva prenderne atto e affrontarla.

Feci una panoramica della Villa. La luce era insopportabile, accecante e cadeva ovunque sull'arredamento moderno, molto più fitto di quanto ricordassi.

«Anch'io ti ho chiamato per dirtelo, ma non hai risposto» insisté Steven.

«Potevi mandarmi un messaggio.»

«Così lo avresti ignorato come hai fatto con la e-mail che ti ho spedito ieri?»

Bastardo...

«Ho paura anche solo a immaginare il contenuto angoscioso della spinosa missiva» chiosò Victor.

«Victor!»

«Hai ragione, scusa: investigazione sconveniente» convenne, rammaricato. Si era lasciato prendere dall'impulso di infierire su Steven - come al solito - e neanche poteva immaginare quanto fosse stata sconveniente la sua battuta, ma io ne ebbi una precisa idea quando sentii la mano di Tyler allentarsi nella mia.

Avevo omesso l'esistenza di quella e-mail all'uomo che amavo. L'avevo fatto per non rovinare l'atmosfera della nostra vacanza, per far sì che nessun dubbio si insinuasse in lui.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 03, 2016 ⏰

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