"Sei sicura che sono loro?" Chiesi alla mia collega, italiana come me.
"Certo che sono loro! Ho riconosciuto la cresta gialla di Nainggolan da un chilometro, spicca solo lui!"
"Fa vedere anche a me, spostati!"
"Sisi, vai..se ci vede il capo cuoco ci ammazza"
"Non ci vedrà, tranquilla.. E tu avresti riconosciuto Nainggolan? E perché l'altro con i riccioloni non l'hai visto? Mi sembra appena uscito da un gruppo anni '70"
"Dio è vero! Quello è Fellaini Ahahah ma per Radja ho un debole, è così selvaggio"
"Si Fellaini,brava! Eddai smetti di guardarlo che te lo stai mangiando.."
"Che ci posso fare, mi piace"
"L'ho capito..Shhhh che sta entrando qualcuno"
Proprio in quel momento si spalancò la porta della cucina ed entrò il capo cuoco.
"Bonsoir, madamoiselles.. Allorá che cuciniamo di buono, ce soir?"
"Soufflé di carne su una sfoglia di menta e passata di verdure, chef"
"Ottimó, mettetevi all'opera allora, i ragazzi sono già affamati"
"Immediatamente"
Ero in Francia da dieci giorni, ero stata assunta in questo hotel a cinque stelle in occasione degli europei di calcio che si sarebbero tenuti dal 10 giugno al 10 luglio in Francia. Ero qui perché la Nazionale belga aveva richiesto cibo italiano e chi meglio di me e Giusy, la mia collega, poteva assumere questo ruolo? Nessuno. Io e Giusy avevamo vinto per tre anni di seguito ogni gara a livello nazionale ed europeo in competizioni culinarie anche se avevamo entrambe soli 24 anni. Io ero specializzata in cucina meditterranea e pizza (essendo napoletana non poteva essere altrimenti) e lei in manicaretti più ricercati ma meno sostanziosi come il menù di stasera.
"Dai mettiamoci a lavoro, questi hanno fame"
"Si, muoviamoci"
Iniziammo a preparare il soufflé e a mantecare la menta quando uno dei camerieri entrò in cucina. Era Juri, mezzo romano e mezzo francese, una ragazzo giovanissimo con già le idee molto chiare ma che ci faceva scompisciare sempre dalle risate.
"Aò ma avete visto questi? Tutti bonazzi so.."
"Juri, iniziamo..lasciali in pace"
"Ma che sei matta, io guardo solo lo sai"
"E fai bene"
"Comunque uno piccoletto mi ha chiesto quando si mangia, c'hanno già fame"
"Ci serve mezz'ora, la cena è alle 19:30 non prima"
"Vabbè glielo dico"
Nel giro di mezz'ora eravamo pronte e come promesso servimmo la cena.
"La carne era cruda per il piccoletto" mi venne a dire Juri "e la menta non abbastanza fresca"
"Ora vado io e se deve dire qualcosa che me lo dica in faccia"
"No Chià, stai qua ma che fai?!"
"No davvero, mi deve spiegare se il cuoco è lui o io"
Posai lo strofinaccio e mi tolsi il grembiule, andando in sala da pranzo.
Individuai subito il piccoletto e mi diressi da lui.
"Vous n'avez pas aimè ma cuisine?" Gli chiesi nel modo più calmo possibile, il che è tutto dire.
"Je ne sais pas de ce qu'on parle"
"No eh? Ti faccio capire io allora" dissi a bassa voce, poi presi un piatto con la carne e gliela porsi.
"Je ne sais pas.."
"Chià, è l'altro piccoletto non lui" mi disse Juri accostandomi e parlando tra i denti mantenendo sempre il sorriso.
"Davvero?"
"Eh.."
"Quelqu'un veut un bis?" Domandai con nonchalance, fingendo che non fosse successo nulla.
"Moi, je le veux" mi disse il ragazzo contro cui mi ero scagliata poco prima.
"Oui, immédiatement" gli risposi e me ne tornai in cucina.
Mi chiusi la porta alle spalle e mi rimisi il grembiule ma ripensavo alla figuraccia di poco prima.
"Sono un disastro, che figura che ho fatto, quel poverino ha anche fatto il bis..non ne sapeva nulla"
"Sei la solita, che parti a fare in quarta?" Mi rimproverò Giusy.
"Hai ragione, mi ci vogliono le catene"
Servimmo anche il dolce e questa volta non ci furono lamentele. Lasciammo la cucina all'impresa di pulizia alle undici passate ed eravamo distrutti.
"Gingerino?" Ci chiese Juri.
"Io passo, ho troppo sonno" gli dissi sbadigliando.
"Va bene nonnina, buonanotte"
Loro due andarono al bar dell'hotel mentre io presi l'ascensore e salii in camera mia, al primo piano.
Arrivai fuori la mia camera e cercai la chiave elettronica che non trovai da nessuna parte.
"Accidenti a me! Lo sapevo..dove diamine l'ho messa.."
"Allora avevo sentito bene, sei italiana.."
Alzai lo sguardo e lo vidi, il ragazzo che poco fa avevo maltrattato era difronte a me.
Aveva degli occhi verdi scuro bellissimi e un sorriso da far invidia al mondo.
"Ehm, sì..al cento per cento"
"Città?"
"Napoli"
"Wow! Io ci vivo da tre anni, è fantastica!"
"Tu sei Mertens? Dries Mertens?" Gli chiesi facendomi sempre più piccola dalla vergogna.
"In carne ed ossa"
Fatemi sprofondare in questo preciso istante, vi prego. Mi va bene qualsiasi cosa, un burrone, una botola, qualsiasi cosa mi faccia sparire in questo preciso istante.
"Oh mamma, stasera non ne faccio una buona.."
"Dai non è un problema, ma prima che dicevi in sala?"
"Niente..non farci caso" continuavo a borbottare tra me e me.
"Ahah era Hazard che ha avuto da dire sul cibo, non io"
"Grazie per la spiegazione e scusami"
"Di nulla..Se stai cercando la chiave è lì, nella tasca laterale" mi disse indicando la mia borsa e inclinando la testa.
Ma come faccio ad essere così distratta? Ma che ne so, in questo momento non stavo capendo un bel niente. Riuscivo a pensare solo a quei maledetti occhi che mi fissavano imperterriti.
"Va bene allora buonanotte"
"Notte chef, a domani" mi disse salutandomi con la mano.
Pericolo scampato, sono ancora viva.
Il mattino dopo preparammo la colazione a base di frutta fresca e pane integrale e stavolta nessuno ebbe da dire nulla.
Il pomeriggio i ragazzi si allenarono e poi fu servita la cena. Andammo avanti così per tutta la settimana fino al giorno prima del debutto contro l'Italia.
I ragazzi quella sera erano diversi, più nervosi. Mangiarono molto meno e alle dieci erano già ognuno nella propria camera. Anche noi finimmo presto e ce ne tornammo in camera.
Giravo e rigiravo canale alla tv ma nulla mi attirava, quindi decisi di andare a fare un giro. Avevo voglia di vedere le stelle così salii su in terrazzo. Mi sdraiai su una branda e mi rilassai.
"Anche tu qui?" Mi voltai e per poco non imprecai dallo spavento.
Il ragazzo dagli occhi verdi, Dries, era di nuovo difronte a me.
"Adoro guardare le stelle, mi rilassa"
"A me intristisce" mi rispose.
"E perché sei qui allora?"
"Perché ti ho vista salire ed ero curioso"
"Ah..capisco"
"Ti va di fare una passeggiata? Ieri ho scoperto un posto fantastico"
"Certo andiamo"
Che cosa voleva da me Dries? Era carino, intelligente e simpatico ma non riuscivo a capire le sue intenzioni. In questi giorni era stato sempre gentile con me ma non era mai andato oltre la cortesia. In una circostanza mi aveva anche accompagnata in camera dopo aver preso un cocktail insieme ma poi mi aveva semplicemente detto 'ciao', lasciandomi fuori la porta.
"Vieni ma facciamo piano che se mi scopre il mister sono dolori" mi disse tirandomi per una mano.
Uscimmo dell'albergo e mi portò sul retro, dove c'era un albero grandissimo con un altalena artigianale appesa ad uno dei suoi giganteschi rami.
"Wow.."
"Prima le signorine" mi disse aiutandomi a sedere sull'altalena.
"Grazie"
Mi spinse per farmi prendere velocità e in poco tempo mi sembrò di toccare il cielo con le dita.
"Ora tocca a te" gli dissi scendendo.
"Che ne dici se saliamo insieme? Ti garantisco che nessuno dei due si farà male"
Mi presi qualche secondo per pensarci..ma sì! Al diavolo le paranoie!
"Va bene, inizia a salire"
Salì lui e mi aiutò a posizionarmi sulle sue gambe. All'inizio ero imbarazzata e goffa ma poi mi tranquillizzai e soprattutto mi rilassai.
"Pronta a volare?" Mi chiese.
"Si"
Iniziammo a prendere velocità e lui con una mano si reggeva all'altalena e con l'altra era abbracciato a me.
"Basta Dries, stiamo andando troppo veloce!" Urlai ridendo, mi stava facendo divertire come non mi succedeva da tantissimo tempo.
"Shhh, non urlare o ci sentiranno" mi disse mettendomi una mano sulla bocca.
"Hai ragione, scusa ma mi viene naturale urlare" gli dissi.
Lui mi sorrise e come se nulla fosse aumentò la velocità delle spinte facendomi urlare ancora.
"Dobbiamo andare, c'è qualcuno" disse improvvisamente.
"Dove?"
"Sul balcone"
"Andiamo, vieni"
Mi aiutò a scendere e mi riprese la mano, portandomi verso l'ingresso secondario dell'hotel. Stavamo entrando quando Dries sentì la voce del mister nelle vicinanze. Mi tirò dietro ad un muro che era profondo neanche mezzo metro. Ci nascondemmo lì dietro ed eravamo a pochi centimetri di distanza. Le sue labbra erano a pochi centimetri di distanza dalle mie. Pochi centimetri, potevo sentirne il sapore da qui.
Devo stare calma.
Devo stare calma.
Sentivo il suo respiro sulla pelle e il tocco delle sue mani sui miei fianchi si fece sicuro. Feci un respiro profondo, inalando il suo profumo di menta, menta selvatica. Il mio respiro iniziò a farsi affannoso e mi maledissi per essermi messa una camicetta bianca aderente.
"Chiara.." Mi chiamò con un filo di voce.
"Dries.." Gli risposi alzando lo sguardo e fissando i suoi occhi che ora mi sembravano più scuri del solito.
Appoggiò la sua testa alla mia per qualche istante, fissandomi sempre negli occhi, poi scese e con la bocca arrivò al mio orecchio.
"Il mister è andato via, ma per me possiamo rimanere qui anche tutta la notte" mi sussurrò.
Non risposi. Non sapevo cosa diamine dire perché sarei rimasta anche io tutta la notte lì, tra le sue braccia.
"Devi dire che è tardi e che dobbiamo andare" mi suggerì.
"È tardi Dries, dobbiamo andare"
Annuì lentamente, poi si staccò da me e ripresi finalmente a respirare.
Mi accompagnò in camera e anche stavolta non successe niente. Accidenti! Ma che cosa pretendevo succedesse? Che mi baciasse? Ma che stronzata, dovevo togliermi questa stupida idea dalla testa anche perché non era il mio tipo. O forse sì, cazzarola ero confusissima. Me ne andai a dormire con il caos nel cervello.
L'esordio arrivò e io seguii dall'hotel la partita dei ragazzi. La partita finì 2-0 per l'Italia, contro ogni pronostico. Essendo italiana fui contenta della vittoria degli azzurri ma allo stesso tempo delusa dalla sconfitta dei diavoli rossi. Dries giocò l'ultima mezz'ora creando qualche occasione ma nulla di davvero importante.
La seconda partita del girone invece, fu una vittoria per 3-0 per il Belgio contro l'Irlanda e la terza un'altra vittoria contro la Svezia.
Erano qualificati e questo voleva significare che si sarebbero spostati da quest'albergo, avvicinandosi alla città degli ottavi di finale per preparare meglio il resto degli europei.
Era arrivato il momento dei saluti. Mi sarebbero mancati tutti i ragazzi, ma uno in particolare. Lo stesso che si stava avvicinando a me con un sorriso sbilenco e le mani in tasca.
"Dobbiamo salutarci"
"Dobbiamo" risposi.
"Prima di andare devo fare una cosa.."
"Di che si tratt.."
Non mi lasciò finire la frase che me lo ritrovai a zero centimetri da me. Con una mano mi attirò a sé, e con l'altra mi cingeva i fianchi. Le sue labbra mi sfiorarono poi si impressero come col fuoco sulle mie. Questo era ciò che sentii quando il bacio diventò più profondo, un fuoco mi arse dall'interno e mi risvegliò dal letargo in cui vivevo. Lui mi baciava, mi baciava e non accennava a fermarsi anche quando i compagni iniziarono a chiamarlo a gran voce.
"Devi andare" gli dissi.
"Baciami ancora" rispose lui, tornando a spingere le sue labbra sulle mie.
Si staccò da me solo quando i compagni minacciarono di lasciarlo lì e andarsene.
"Dries guarda che ce ne andiamo eh, daje" lo richiamò Radja Nainggolan in romanesco.
"Questo non è un addio, ci rivedremo a Napoli" mi disse mentre si allontanava.
"A presto allora e buona fortuna"FINE.
STAI LEGGENDO
Baciami Ancora
FanfictionDurante gli europei avevo voglia di scrivere e visto che su Dries non l'avevo mai fatto, ecco una One Shot sul folletto belga che tanto amiamo! Buona lettura