Non era la prima volta che Will si trovava completamente nudo di fronte ad un' altra persona.
Era la prima volta in cui si sentiva completamente libero.
Come se il mondo al di fuori di quella stanza non esistesse, come se non esistessero crimini e punizioni, giusto o sbagliato, ma solo la natura nella sua irruente potenza.
Spogliato da tutti i dubbi e le paure, rimase solo con se stesso.
Scavò nel suo profondo, nella parte più scura e densa della sua anima, finchè finalmente, trovò una risposta.
Non pensò a cosa doveva fare, ma solo a quello che realmente voleva fare.
Guardò gli occhi del dottore, di quel colore castano con riflessi rossi, come le foglie che cadono in autunno.
Poi guardò oltre ad essi, oltre al suo corpo di carne e sangue.
Guardò la sua anima, nera come una notte senza stelle, ma che nascondeva una luce così brillante ed intrisa di emozioni, da spazzare via tutta l' oscurità ed il dolore.
Vide un bambino in quella luce, un bambino spaventato, solo, spezzato, proprio come quello che celava il suo cuore.
E l' unica cosa che desiderò fare, fu abbracciare quel bambino con tutta la forza che aveva, proteggerlo, aiutarlo, mostrargli di nuovo quanto calore poteva dare l' amore.
Abbracciò Hannibal Lecter con tutto se stesso, intrecciando i loro corpi e le loro anime per un istante che parve eterno.
Hannibal comprese, accettò. Chiuse gli occhi, abbandonandosi a lui, come mai aveva fatto in vita sua.
Accarezzò la sua schiena nuda, con una dolcezza che nemmeno lui ricordava di avere.
Solo dopo molto tempo, sentì la sua giacca scivolargli lungo le spalle, oltre le braccia, fino a cadere a terra.
Sentiva le mani di Will muoversi sicure sul suo petto, allentandogli la cravatta, sbottonando la sua camicia.
Lo sentì accarezzare delicatamente il suo basso ventre, mentre gli slacciava la cintura ed i pantaloni.
Lo svestì con calma ed eleganza, fino a che rimasero entrambi nudi, uno di fronte all' altro, come due facce della stessa medaglia.
"C'è un posto che voglio mostrarti..." Disse Hannibal, voltandosi lentamente verso una porta dorata, in fondo alla stanza.
Will lo seguì silenziosamente, e quando varcò quella porta, ebbe la sensazione di aver varcato una porta molto più vasta di quella fisica, come Alice quando entra nella tana del bianconiglio.
La tana del suo bianconiglio era elegante e lussuosa, c' era un grande letto a baldacchino al centro, un armadio in legno decorato in fondo e due poltroncine ai lati della stanza.
"Alza gli occhi." Gli disse Hannibal.
Quando lo fece, notò che sul soffitto vi era un magnifico affresco, in cui varie figure angeliche si muovevano in un cielo azzurro e rosa.
Alcuni rapprensentavano la grazia e la bellezza, altri erano oscuri e tormentati,
mentre altri ancora erano forti guerrieri.
"Vuoi che gli angeli vedano il nostro peccato?" Rispose Will, abbassando il viso verso di lui.
"Gli angeli sono soldati, come me e te. Le loro mani sono macchiate di sangue, come le nostre. Eppure sono i protettori di Dio, i custodi del paradiso, i guardiani del mondo terrestre... Quello che voglio, è che tu sia libero di mostrarti a loro senza vergogna, ma sopratutto che tu ti mostri a me."
"Mi sto già mostrando a te. Sono nudo, privo di difese. Che cos' altro vuoi da me?"
Hannibal sorrise, avvicinandosi a lui.
Prese il suo viso tra le mani, stringendolo con forza.
"Tutto. Il tuo corpo, la tua mente, la tua anima. Voglio che diventiamo una cosa sola."
Will lo fissò intensamente, incidendo quelle parole dentro di lui. Facendole sue.
Sentiva il profumo della pelle del dottore, i suoi polsi stretti contro le sue guancie.
Avvicinò le labbra al polso destro, baciandolo.
Poi strinse più forte, mordendo la sua carne.
Strinse sempre di più, finchè rigoletti di sangue non iniziarono a colare dalla sua bocca, cadendo goccia dopo goccia sul marmo bianco.
Hannibal sorrideva, accarezzando i suoi capelli ricci mentre lo osservava compiaciuto.
"Un solo corpo, una sola mente." Disse infine, con le labbra ancora rosse e il sapore del suo sangue sulla lingua.
Hannibal pensò che quelle labbra fossero la cosa più sensuale che avesse mai visto.
Si gettò su di loro, prendendole con una famelica violenza.
Le morse, le strinse, leccandone il sapore...
Poi si spostò sul suo collo, mentre con il corpo spingeva Will verso il letto.
Aveva bisogno di averlo, di possederlo completamente.
Affondò i denti sulla sua pelle martoriata, mentre la sua eccitazione cresceva.
Sollevò il corpo di Will tra le braccia, sdraiandosi con lui sulle lenzuola di lino azzurre.
Mentre sottili serpenti di sangue, scendevano sinuosi sul collo e sul petto di Will, i loro corpi sfregavano uno contro l' altro, si cercavano, si studiavano.
Will si muoveva piano ma con passione, godendosi ogni istante di quella follia...
Il suo corpo non era mai stato di un' altro uomo, eppure si sentiva in simbiosi con quello dell' uomo sopra di lui, lo scopriva momento per momento, lo toccava, lo graffiava, lo mordeva, sempre più perso nel suo calore.
Hannibal era delicato ma impetuoso, ardente come il fuoco che scorreva dentro di lui.
I suoi baci erano travolgenti, tanto da togliergli il fiato e la ragione.
Le sue mani erano curiose e avide del suo corpo, si muovevano con sicurezza su di lui, provocandogli un piacere sempre maggiore.
Quando lo penetrò con le dita, dovette soffocare i gemiti di piacere.
Ma più lui cercava di controllarsi, più Hannibal cercava di fargli perdere il controllo.
E più Will perdeva il controllo del suo corpo e della sua mente, più desiderava che Hannibal provasse lo stesso.
Strinse il suo membro tra le mani, muovendosi sempre più velocemente, finchè anche il dottore iniziò a mostrare segni di cedimento.
Per tanto tempo aveva cercato il modo di imporsi su di lui, di poterlo controllare, manipolare.
Aveva disperatamente cercato una crepa nella corazza che si era costruito, e che per tutti era stata impenetrabile.
Ora che lo teneva letteralmente in pugno, Will si sentiva potente, orgoglioso.
Hannibal ansimava nella sua bocca, e lui gemeva contro la sua, in una selvaggia lotta di potere.
Nel momento in cui Hannibal entrò completamente dentro di lui, non riuscì a reprimere un urlo di piacere.
Così, sentendosi di nuovo più debole, affondò le unghie nella sua schiena, inarcando al tempo stesso la propria, per sentirlo meglio.
All' inizio fu doloroso, ma più Hannibal si muoveva dentro di lui, più il piacere prendeva il sopravvento.
Un piacere estremo, incontrollabile, irrazionale.
"Ora siamo davvero una cosa sola..." Sussurrò Hannibal al suo orecchio.
Will osservò gli angeli sopra di lui, e per la prima volta, accettò completamente quell' unione, anche se avesse dovuto andare all' inferno per essa.
Enormi corna di cervo spuntarono dalla testa di Hannibal, ma Will non aveva più paura ormai.
Si aggrappò ad esse, lasciandosi dominare dalla passione.
Lo baciò, con desiderio e con dolcezza, affondando le dita tra i suoi capelli biondi.
I movimenti di Hannibal divennero sempre più forti, così come i gemiti di entrambi.
Will non si era mai sentito così vivo in vita sua, così potente, così libero.
Decise di prendere il controllo, spingendo Hannibal sul letto e salendo sopra di lui, a cavallo del grande cervo nero.
Hannibal si lasciò dominare, sempre più inebriato dal piacere.
Lasciò fare a Will tutto quello che voleva, accarezzandolo mentre si muoveva su di lui.
Passò le le mani sui suoi fianchi, sul suo petto, sulla sua schiena, senza mai chiudere gli occhi, in modo da non perdersi nemmeno un istante di quella visione.
I loro corpi caldi e sudati danzavano allo stesso ritmo, come i loro cuori.
Quando stava per raggiungere l' estasi, Hannibal lo raggiuse, toccandolo in modo da provocare in lui la stessa sensazione.
Chiuse le labbra sulle sue, mentre raggiungevano insieme il culmine del piacere.
Rimasero per un po' fermi uno sull' altro, con il battito accelerato ed il respiro pesante, gli occhi chiusi e le fronti poggiate una contro l' altra.
Poi, lentamente Hannibal si sdraiò sul letto, accompagnando Will nei movimenti.
Will si sdraiò su di lui, appoggiando la testa sul suo petto, all' altezza del cuore.
Hannibal accarezzava con una mano la sua schiena, con l' altra i suoi capelli.
Ora che la pace era scesa su di loro, Will iniziò a rilassarsi, godendosi i gesti delicati di Hannibal, ascoltando i battiti del suo cuore, finchè lentamente, scivolò in un sonno profondo e sereno.
Era notte fonda, quando si svegliò urlando, sudato e tremante, tra le braccia di Hannibal.
All' inziò si divincolò, in preda al panico, cercando di scacciarlo.
Non ricordava cosa aveva sognato, ricordava solo la terribile sensazione di una lama che gli attraversava il petto, squarciandolo con violenza.
Ricordava il cervo nero che sorrideva, mentre lui si accasciava a terra morente.
"Will, va tutto bene, era solo un sogno..." Gli disse Hannibal, stringendolo più forte tra le braccia.
Il corpo di Will era completamente avvolto da quello di lui, che lo cullava tra le braccia come un bambino, baciando con dolcezza la sua fronte e le sue guance.
"Era solo un incubo... Ora stai tranquillo e torna a dormire, ci penso io a proteggerti."
Will pensò a quanto fosse rassicurante, sentirlo parlare in quel modo.
Eppure, qualcosa dentro di lui continuva ad agitarsi e scalciare.
"E chi mi proteggerà da te?"
Hannibal fece un profondo respiro, accarezzando i suoi capelli e stringendolo più forte.
"Non devi temermi Will. Hai la mia parola. Sei l' unico in questo mondo a cui non farei mai del male."
"L' hai già fatto... Mi hai quasi ucciso. Lo hai già dimenticato?"
"No... Non l 'ho dimenticato. Ci siamo fatti molto male a vicenda noi due... Ma il tempo dell' odio è finito."
Will avrebbe voluto credergli, potersi fidare completamente di lui... Ma era così difficile, dimenticare tutto il male subito...
Solo un suo bacio, riuscì a fargli dimenticare per un po' la paura che aveva provato.
Appoggiò la testa sul suo braccio, mentre Hannibal appoggiava la propria sulla sua.
Si addormentò poco dopo, inebriato dal profumo e dal calore dell' uomo che riposava accanto a lui.
Molte ore dopo, una dolce melodia lo risvegliò dal suo sonno profondo.
Aprì lentamente gli occhi, e la prima cosa che vide furuno gli angeli sopra di lui.
Poi si voltò verso il lato del letto dove quella notte aveva dormito Hannibal, trovandolo tristemente vuoto e freddo.
Passò la mano sulle lenzuola, seguendo con le dita le linee che il suo corpo aveva lasciato.
Poi guardò un po' più in là, sul comodino accanto al letto.
C' erano appoggiati i suoi occhiali, e accanto ad essi, un biglietto.
Leggendolo, Will non potè fare a meno di sorridere dolcemente.
C' era scritto: Arrivederci, mia luna.
Fu allora che riconobbe la melodia che risuonava nella stanza vuota.
Clair de Lune.
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Clair de Lune
FanfictionFirenze. Sotto lo sguardo malinconico della luna di sangue, Will e Hannibal, stretti in un crescendo di follia, amore e disperazione, danzano insieme la loro Danse Macabre; nella passionale ultima notte consumata dagli amanti. La morte suona il viol...