I campi di grano e i vigneti le scorrevano davanti come scene di film. Continuava a vedere famiglie di contadini felici che raccoglievano i prodotti della loro terra con i loro figli poco distanti che giocavano a nascondino. Per tutto il viaggio si era interrogata sul motivo per il quale i suoi genitori l'avessero mandata li, era sempre stata una figlia obbediente, a scuola aveva i voti massimi e degli ottimi amici. Era una ragazza come tutte le altre, se non fosse che riusciva a vedere le aure delle persone. Forse era questa la risposta alla sua domanda? I suoi genitori la vedevano come un mostro? Ma non riusciva a capire perché non gliel'avessero detto prima, perché l'avessero sempre elogiata e trattata normalmente.
Quando era piccola li aveva interrogati a riguardo, li aveva fermati prima che se ne andassero dopo averle dato il bacio della buona notte e aveva chiesto: "Mamma, papà, io sono un mostro?" sua madre le aveva stretto subito la mano paffuta rassicurandola, mentre il padre le chiedeva sgomentato :"Chi ti ha messo in testa una tale sciocchezza? Figlia mia tu non sei un mostro, sei il nostro gioiello più prezioso, come tua sorella. Quello che ti rende diversa è un dono, riesci a vedere come sono realmente le persone, e di conseguenza loro ti paragonano ad un mostro, ma lo fanno solo perché hanno paura di se stessi, di essere giudicate per quello che sono realmente. Tu però sei la mia roccia e non ti farai mettere i piedi in testa da quelli lì, giusto?" non per niente suo padre era circondato dal blu, il colore della sensibilità , della pace e del maestro. Con una lieve carezza sulla guancia i suoi se ne erano andati dalla stanza scambiandosi sguardi preoccupati e pieni di affetto per la loro piccola gemma preziosa.
I dubbi nella sua piccola testa non la smettevano di accumularsi : ' MI hanno sempre mentito? Fingevano di volermi bene? Ma allora perché la mamma piangeva disperata. Non mi considerano più la loro piccola gemma preziosa?' proprio non riusciva a capire .
Dopo poche ore arrivarono a destinazione e l'uomo che era rimasto accanto alla ragazza per tutto il viaggio si sgranchì le gambe non appena scese dall'auto. L'aveva guardata mentre l'autista percorreva le strade di campagna, aveva visto i suoi occhi scuri perdere sempre più calore ogni kilometro che la allontanava dalla sua famiglia. Neanche lui sapeva il motivo preciso per cui i suoi genitori l'avessero mandata qui, in un ospedale psichiatrico, l'unico ancora aperto. Avevano conversato un po' durante il viaggio, dicendosi il minimo indispensabile , le aveva detto come si chiamava e dove la stava portando , dopo di che si era girata verso il finestrino con gli occhi lucidi e non aveva più parlato.
Ad accogliere i due arrivati c'era una signorotta paffuta con una cartella in mano che si presentò alla ragazza come Joel, informandola che sarebbe stata la sua infermiera per tutto il tempo che sarebbe rimasta lì. "Logan, ti spiacerebbe prendere i bagagli della signorina Star e portarli nella sua stanza?" chiese gentilmente all'accompagnatore della ragazza. "Certamente" rispose altrettanto gentilmente.
Emily li osservava attenta, la sua infermiera era circondata dal verde, il che era un cosa buona perché esso rappresenta la gentilezza e la voglia di aiutare, mentre il suo accompagnatore non solo aveva un lieve accenno di verde ma anche molto arancione, il colore dell'equilibrio, della voglia di vivere. Questa cosa la rassicurò non poco e sperava che ce ne fossero altri come loro all'interno della struttura.
"Avanti tesoro, andiamo dentro. Il sole sta tramontando e dobbiamo lavarci e sistemarci per la cena" con un sorriso gentile la donna le diede una lieve spinta , incitandola ad andare. Vedeva negli occhi della ragazza la lucidità che molti altri pazienti all'interno non possedevano. Non riusciva a capire il motivo del trasferimento di questa giovane e graziosa ragazza qui. Non si accorse di aver voltato il suo sguardo pensieroso verso la finestra del direttore e che lui la stava osservando, no ,stava osservando la ragazza, la sua nuova "gemma preziosa" .Rise sedendosi alla sua scrivania e compilando quei inutili biglietti di condoglianze destinati alle famiglie di quei poveracci deboli che avevano deciso di morire.
La stanza bianca non fece altro che peggiorare l'umore della ragazza, si sentiva sola e tradita e ancora immersa nei suoi dubbi. Era riuscita, però , a ricordarsi il momento in cui i suoi genitori avevano cambiato atteggiamento nei suoi confronti , erano meno affettuosi e più pensierosi e nei loro occhi si leggeva spesso la confusione. Quella giornata l'avevano accompagnata alla sua solita seduta col dottor Collins, che dopo il loro incontro aveva voluto parlare privatamente con i suoi genitori. Non le era permesso di guardarlo perché altrimenti i colori della sua aura l'avrebbero disturbata , così la bendavano. Quando erano usciti dall'ufficio del dottore avevano un'aria strana ed erano andati subito a casa. Forse , pensava lei, quello che li aveva detto il signor Collins quel giorno li aveva influenzati sulla decisione di mandarla qui. Non smise di rimuginare su quella giornata neanche dopo che Joel le aveva detto di mettersi a letto ed infatti la mattina seguente ne pagò le conseguenze.
Nuova storia , spero vi piaccia. Questa la voglio provare a scrivere in terza persona, visto che nell'altra ,(dove ho scritto in prima persona )ho avuto qualche problema e insicurezza. qua invece mi pare stia andando ben. punto primo. secondo: anche qui c'è Jeff (yeee ) però gli modificherò un po' l'aspetto, solo leggermente, chiaramente (altrimenti non ha più la sua figaggine). non credo di aggiungere gli altri, ma non si sa mai C;
Nicole <3
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I COLORI DELLA TUA ANIMA
Random"Mamma, papà, io sono un mostro?" sua madre le aveva stretto subito la mano paffuta rassicurandola, mentre il padre le chiedeva sgomentato :"Chi ti ha messo in testa una tale sciocchezza? Figlia mia tu non sei un mostro, sei il nostro gioiello più p...