Capitolo 1

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Un'altra giornata dove volevo solo sprofondare e non abbandonare il mio letto

Un'altra giornata dove non volevo alzarmi, eppure c'era la mamma che mi chiamava, non potevo evitarla, così come non potevo non affrontare la giornata, la scuola, i compagni, i professori, tutto ciò che contornava quel posto che comunemente lo soprannominavo "ansia", si perché quel posto lo era davvero, era tutto ciò che una persona voleva evitare, era tutto ciò che collegava le mie ansie, le mie paure, il fulcro di ogni negatività eppure per imparare ed acculturarci non dovremmo essere così strazianti all'idea di farlo, come tutti noi lo viviamo, dovrebbe essere un posto dove ci si può tranquillamente scambiare qualche opinione senza essere criticato se è differente da un'altra, ce lo impongono come obbligo ed iniziamo a non sopportarla, un obbligo che a volte pesa più degli altri giorni.

I pregiudizi, i voti, la pressione, le grida, le interrogazioni, le agitazioni continue di un ragazzo che ti piaceva e non ti filava, la logorazione che accumulavi dentro, il tipo che invece ti va dietro ma puntualmente non è quello a cui hai donato i tuoi sentimenti, che ovviamente ti rompeva ogni tre per due, volendo che fosse qualcun altro di più interessante, le file, la pazienza, quel posto conteneva ogni cosa per farti stare male, un luogo dove comunemente bisognerebbe fare ottime amicizie, ma sei sempre l'esclusa, o proprio sei tu a esserlo perché non vuoi avere niente a che fare con la gente tutta uguale, che si veste e pensa uniformamente, un ammasso di caproni dove poche sono le pecore nere, e le pecore nere si sa che di amici come loro se ne trovano pochi e niente e ne hanno altrettanto

Sono Selena Merfo, abito nel centro di Milano, e per fortuna la mia vita non è solo grigiore come le tipiche domeniche nordiche improntate solo di nebbia e nuvole, dove a malapena è visibile il tuo naso, ho 17 anni e i miei genitori si chiamano James e Cristina, James ha un lavoro come commercialista, nonché capo di un club interista e ultrà dove tutte le Domeniche mi porta a vedere le partite a San Siro, stiamo organizzando molti incontri per far si che i tifosi abbiano un incontro ravvicinato con i calciatori, io e mio padre siamo tifosi accaniti dell'Inter, da quando ero piccola non ho mai perso una partita, non mi ha mai portato in trasferta perché pensa sia ancora una bambina, ma presto o tardi lo farò, mamma invece sopporta i nostri dialoghi, a lei non importa molto del calcio e la Domenica la scambia per dedicare tempo a sé stessa, ormai ha capito che non può farci nulla e accetta la nostra passione, mamma è un'impiegata di design e architettura, svolge il suo lavoro con maestria e passione, è tutto ciò che lei ha sempre sognato, regalare un tetto sulle teste di molte persone e realizzare la creatività mattone su mattone.

Io vado ancora alle superiori, precisamente in Giuris Prudenza e probabilmente farò dopo il diploma un'università per diventare avvocato, adoro dare giustizia alle persone che meritano.

Non ho mai incontrato purtroppo i giocatori faccia a faccia, però spero che vada tutto bene nell'incontro che abbiamo tanto organizzato con tutti gli ultras della curva di questo Sabato, sono elettrizzata di vedere il mio capitano Mauro Icardi da vicino, chissà se impazzirò dinnanzi ai suoi occhi e mi prenderà per una psicopatica, ma bando alle ciance, ho sempre tentato di scriverlo ma non ho ricevuto, ne un misero "letto" o "risposta da Mauro Icardi" uscita sul mio telefono nel blocco schermo, ho sempre sperato mi notasse, ma oramai ho perso le speranze per i social. Lo trovo un ragazzo straordinario, mi ha insegnato a fregarmene e guardare sempre ciò che faccio io e non di sentire gli altri per ciò che fanno e dicono sul tuo conto, di camminare a testa alta senza paura e di sapere dimostrare sempre ciò che sei, nella vita penso che molte persone si basano sul pensiero altrui senza preoccuparsi davvero di quello che pensano loro, perché nemmeno essi la sanno probabilmente, siccome sono molto occupati a capire quello degli altri e mai a puntarsi addosso il dito di colpa e difetto.

Tornata a casa, dopo una lunga nottata passata a pensare e dopo una giornata di compiti e professori che sono bravi solo ad alzare il tono, direi che le mie orecchie oltre che il mio cervello sono arrivati al limite di sopportazione. Dovevo studiare ma prima di aprire nuovamente i libri, mangiai qualcosa per mantenermi in forma e recuperare ogni energia, feci un riposo di un'oretta per poi iniziare a studiare di malavoglia, prendere il solito astuccio colorato da molteplici penne all'interno e qualche residuo di gomma cancellata.


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