Cap. 11

7.3K 438 163
                                    

«Principessa, siamo arrivati.» disse Chat, punzecchiandole la guancia per farle aprire gli occhi.

La ragazza aveva l'adrenalina a mille ed il cuore che le batteva forte nel petto.

Per tutta la durata della corsa –cioè saltare da un tetto all'altro– aveva tenuto gli occhi aperti, spaventata dell'idea di cadere, ma si sentiva libera, proprio come quando si trasformava in Ladybug.

Ad un certo punto, i due si fermarono su un tetto di una casa; Chat Noir non sembrava per nulla stanco, mentre la corvina aveva il fiatone, gli occhi lucidi e le guance arrossate, un sorriso a trentadue denti che le ornava il viso e ripeteva più volte che era fantastico.

Sicuramente sarà stata un disastro, coni capelli in disordine e i vestiti spiegazzati, ma non le importava.

Il felino sorrise al suo entusiasmo, per poi farle chiudere gli occhi e, per assicurarsi che l'avesse ascoltato, le aveva fatto una linguaccia.

La prima volta non li aveva tenuti chiusi perché gliela restituì, ma la seconda volta lo stette a sentire.

Quando ripresero il viaggio si sentiva meno tranquilla; tenne la stretta un po' più salta attorno al collo del ragazzo, cercando di non stringere troppo, sentendolo ridere quando lei squittiva per paura di cadere finché non arrivarono.

Si trovavano in cima alla torre sinistra di Notre Dame e l'atmosfera era da togliere il fiato: lungo l'orizzonte si vedevano i tetti delle case –basse e alte– estendersi all'infinito, creando vari giochi d'ombra; la Tour Eiffel era illuminata dalle luci artificiali delle lampadine, sembrando quasi un secondo sole che sorgeva all'alba di un nuovo giorno; il cielo, infine, era diviso in tre parti, partendo dal punto più alto, in cui si vedevano le prime stelle a contrasto con l'oscurità della notte, fino al pinto più in basso, che corrispondeva ai tetti delle case, dove gli ultimi raggi arancio del sole s'incontravano con il blu, creando una sfumatura rosa.

Voleva prendere il cellulare per fare una foto o, se fosse stata una pittrice, allora sapeva benissimo cosa disegnare; anche se i colori non potevano catturare appieno la sensazione che provava in quel momento.

Era un crepuscolo fantastico; la città era fantastica; il luogo era fantastico.

Tutto era fantastico.

Marinette, che era poggiata solo su una gamba, non poté distogliere lo sguardo da tale meraviglia, non finché non fu riportata alla realtà da Chat.

«Ci possiamo sedere qui. Ho preparato tutto il necessario.» disse, indicando un punto del bordo in cui c'erano un paio di cuscini bassi vicini e due coperte abbastanza pesanti da tenerli al caldo.

La corvina, aiutata dal felino, si sedette sul cuscino di sinistra, con le gambe a penzoloni, mentre Chat su quello di destra.

«Non ti disturba l'altezza?» domandò garbatamente, pensandoci dopo che forse era meglio stare un po' più indietro.
«No, no. Mi piace un sacco la vista.» rispose guardando la Tour Eiffel in lontananza.

Marinette rabbrividì, stringendosi il corpo meglio che poteva quando venne sorpresa da una folata d'aria.

Chat attirò l'attenzione, prendendole le gambe e poggiandole sulle sue, per poi coprirle con una coperta e le loro spalle con l'altra.

«Grazie.» sorrise la ragazza, lievemente rossa.
«Non c'è di che.» rispose lui, abbracciandola ai fianchi per farla stare comoda e stringerla contro il suo corpo per restare più al caldo.

I due fissarono l'orizzonte ancora per qualche minuto, godendo della vicinanza l'uno dell'altro.

Marinette rifletté sull'appuntamento avuto quel pomeriggio con Adrien e, anche se ora il suo cuore era esattamente diviso a metà, nulla le impediva di provare con entrambi.

Hero's normal lifestyleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora