Stretti in un abbraccio

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Arrivi in aeroporto con gli occhi gonfi e un borsone stretto in una mano. Cammini veloce, con il cappuccio in testa e lo sguardo basso che vuole evitare di incrociare altri occhi. 
I tuoi sono vulnerabili in quel momento, basta guardarli per capire che hai solo bisogno di trovarti stretto in un abbraccio.
Un abbraccio che non tarda arrivare.
Un abbraccio vestito di un paio di jeans e un maglia nera. Un abbraccio che si ripara dal freddo con un cappello.
E ti fiondi tra le sue braccia mentre il rumore dei tuoi singhiozzi sovrastano quello sordo del tuo borsone che scivola via dalla presa della tua mano e finisce sul freddo pavimento.
E’ silenzioso l’aeroporto, non c’è alcun rumore di trolley, nè la confusione della giornata. Sembra quasi spettrale quella sera, eppure tu tra quelle braccia ti senti al posto giusto.
Perché il tuo cuore  a pezzi non può essere aggiustato, ma in quella stretta cosi forte ti sembra che quei minuscoli pezzettini si avvicinino l’uno all’altro rendendo il tuo cuore quasi intero.
“Non la vedrò più” sussurri all’orecchio della tua donna che piange con te
E forse è questa la tua angoscia più grande. Non sentire più quella voce, non vederne il sorriso. Fai fatica a mettere a fuoco i ricordi e quello che hai condiviso con lei. E senti una fitta forte al petto al pensiero che non hai fatto abbastanza, non hai racimolato abbastanza ricordi belli per una eternità che passerei senza di lei.
“shhhh... sono qui amore mio” ti sussurra la donna che ami più al mondo e giureresti che trema anche lei.
Continua a stringerti forte, per lenire il tuo dolore, perché davvero vorrebbe che dal tuo corpo passasse un po’ anche al suo. Perché lei è più grande, più forte. L’hai sempre definita la tua wonder woman. E lei un po’ ci si sente in quei vestiti xs che le calzano a pennello.
“Vieni andiamo a casa” ti dice facendoti sedere sui sedili posteriori di un’auto pronta per voi. Si siede al tuo fianco e ti accoccoli ancora tra le sue braccia.
Con gli occhi chiusi e la voglia di un ‘ancora di salvezza a cui aggrapparti, sperando di svegliarti e scoprire che era solo un brutto sogno.
Quando arrivate non lascia la tua mano, ti porta in cucina dove l’ambiente è caldo per i termosifoni accesi e ti fa sedere su un divanetto di fronte ai fornelli. Prendi il tuo volto tra le mani e  ti trattieni dall’urlare, stringi forte le dita contra la tua tempia e senti le sue braccia che si chiudono intorno al tuo corpo.
“Me manca da impazzì” confessi respirando l’odore della sua maglietta
“Il dolore non passa, ma diventa ricordo.” Ti sussurra con gli occhi lucidi. E vorrebbe regalarti un sorriso per farti stare meglio.
E invece piange anche lei.
Perché ci sono mancanze che tornano forti a distanza di anni.
Perché il dolore va affrontato a muso duro, con gli occhi rossi e la rabbia di chi ha perso qualcosa di prezioso che non tornerà più.
Perché il dolore svuota dentro, ti svegli la mattina e ti chiedi perché quella persona non ci sia più. E non importa se hai abbracciato poco o tanto, ti sembrerà sempre troppo poco. E a volte sentirai un vuoto che spinge rubandoti l’aria perché la voce non la ricordi più, perché c’è quella parola che non ti torna in mente, perché spesso sei stato distratto.
E allora ti riprometti di prestare più attenzione a chi hai accanto. E inizi ad abbracciare di più.
Ed è quello che fai adesso.
Ti alzi dal divano, con le lacrime che ti scivolano a caduta libera dalle guance e la raggiungi ai fornelli dove sta preparando una camomilla per te.
La abbracci da dietro, stringendola forte a te.
“Non me ne vado” ti sussurra capendo le tue paure mentre le tue lacrime si perdono tra i tuoi capelli.
Ed era di questo che avevi bisogno. Dovevi piangere. Perché non è vero che gli uomini veri non piangono mai.
“Ti amo” le sussurri all’orecchio “ e scusa se non te lo dico sempre, se te faccio incazzà ogni tre per due, se faccio casini...” le dici con i pezzettini del tuo cuore in mano mentre lei ti accarezza una guancia senza frenare le lacrime.
Le passi una mano sotto gli occhi e provi a toglierle via  e ridi quando le dita diventano nere per il trucco sbavato.
“scusa” ti sussurra mentre tu avvicini il naso al suo sfregandolo dolcemente.
E un sorriso complice di esce dalla labbra.
Perché la vita è una merda, però in due è tutto un po’ più sopportabile.

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