Jean's POV
Domani abbiamo la nostra prima spedizione al di fuori delle mura. Sono agitatissimo, io nemmeno ci volevo entrare nel Corpo di Ricerca. Non sono pazzo come quello stupido dannato che pensa solo a suicidarsi. Mi viene impossibile non pensare a lui. A quel ragazzo arrogante che crede di poter sconfiggere tutti i giganti, a quel ragazzo alto e con un bel fisico, con dei capelli color nocciola e degli occhi così verdi che in confronto le distese di prato non sono niente. Quel ragazzo così testardo da rischiare addirittura la vita per raggiungere ogni suo scopo. Quel ragazzo che mi ha fatto innamorare senza nemmeno rendermene conto. Sono così stupido! A me piaceva Mikasa. La prima volta che l'ho vista mi sono ipnotizzato e allora cosa è cambiato? Perché adesso pendo dalle labbra di quell'idiota? Perché mi preoccupo per lui? Perché sento che morirei pur disaperlo sano e salvo? Cristo, ho solo 15 anni! Si possono provare queste cose a quest'età? Non lo so, e sinceramente non so neanche a chi chiederlo. Non c'è nessun adulto che mi ispiri fiducia e poi come faccio a raccontare di essermi innamorato di un ragazzo. È una cosa troppo strana! Non so neanche dove sto andando. Andare in camera mia sarebbe inutile visto che tanto non riuscirei a dormire. Potrei andare da lui; vederlo sicuramente mi trasmetterebbe sicurezza, ma lui vorrà vedermi? E con quale scusa mi potrei presentare? Inoltre ci sono le guardie di fronte alla sua cella e se dicessi qualcosa di imbarazzante sentirebbero. Ma io ho davvero bisogno di vederlo. Avrei bisogno anche di toccarlo, di baciarlo, di accarezzarlo, di farlo mio, di stringerlo e non lasciarlo mai andare, ma mi accontento di vederlo. Solo vedere i suoi occhi mi basta per andare avanti. Accelero il passo e mi dirigo verso i sotterranei. Ammetto di essere abbastanza agitato; sento un nodo allo stomaco ed è una sensazione davvero spiacevole. E mentre penso alla scusa che potrei raccontare mi ritrovo di fronte alla sua cella senza neanche accorgermene e mitrovo a fissare due occhi verdi. Riesco a leggere a sorpresa nel suo sguardo, ma non sembra infastidito nel vedermi; il che mi rasserena. "Come mai sei qui?" chiede con un filo di voce. Forse è stanco ma anche lui non riesce a chiudere occhio. Esito nel rispondere. Non so se dire la verità o inventarmi una qualsiasi scusa stupida. Opto per la seconda opzione. "Volevo vedere la tua stupida faccia, giusto per tirarmi su il morale." Non so se è la mia immaginazione, ma per un secondo credo di aver visto un velo di delusione nei suoi occhi. Idiota! Sono un vero idiota! Perché quando parlo con lui devo sempre trattarlo di merda? "Scusami..." Dico non poco imbarazzato; subito dopo chiedo alle due guardie di farmientrare nella cella. All'inizio sono piuttosto riluttanti, ma li assicuro che non vi starò molto e che non correrò alcun pericolo. Quando finalmente chiudono le sbarre alle mie spalle mi avvicino a lui che per tutto il tempo ha avuto un'espressione sbigottita; e, senza neanche accertarmi se le guardie ci stiano tenendo d'occhio o no, gli sfioro le labbra con un bacio leggero per poi sussurrare al suo orecchio "Avevo bisogno di vederti." Dopo di che lo abbraccio forte, come se avessi bisogno di assorbire tutta la sua essenza per stare bene, e dopo qualche attimo di esitazione sento le sue braccia intorno alla mia vita. Non so per quanto tempo siamo stati così, ma lo siamo stati abbastanza affinché lui si addormentasse sulla mia spalla. Ha il volto rilassato come non lo ho mai visto, e posso dire che è bellissimo. Vorrei stare tutta la notte qui a guardarlo, ma devo andare a riposare anche io. Domani ci aspetta l'inferno.
Sono in infermeria insieme ad Armin e Mikasa, attendendo in silenzio che quel dannato si svegli. Durante la missione si è trasformato in titano ed ha sprecato tutte le energie. Aveva bisogno di riposo, ma ci sta mettendo troppo! Non gli è bastato riposare durante il ritorno e la sera prima? È da ieri che non si sveglia e la cosa mi sta mandando in paranoia! Ed ecco che improvvisamente sento una Mikasa sollevata dire "Eren." E vedo lo stupido che si mette asedere sul letto. È spaesato e non sa bene dove si trovi, ma quando incrocia il mio sguardo sono costretto a girarmi. Non posso guardarlo; mi verrebbe voglia di andare lì ed abbracciarlo e baciarlo e non mi sembra il caso di fronte ad Armin e Mikasa. Anzi, non mi sembra il caso e basta. L'altra sera sono stato preso dall'agitazione e l'ho baciato, ma ho sbagliato; quelle parole che ho sussurrato non avrei dovute dirle; e quell'abbraccio, caldo e desiderato da entrambi non sarebbe dovuto accadere. Non sarei dovuto entrare nella cella, maledizione! Mi sono mostrato vulnerabile e comprensivo. Io non faccio queste cose. Nemmeno con i miei genitori mi sono aperto così tanto. Perché con lui sì? Cos'ha di speciale questo pazzo che non aspetta altro che farsi uccidere dai giganti? Vedo la porta aprirsi e un soldato chiama Armin e me per andare a fare rapporto. Prima di uscire dalla stanza però do un'ultima occhiata ad Eren e alla sua mano stretta in quella della ragazza. Quanto vorrei esserci io al suo posto, ma non credo che il mio orgoglio mi permetterà mai di farlo.
Quell'interrogatorio è stato davvero noioso, avrei preferito fare a pugni con un gigante piuttosto che stare lì. L'ora di cena ormai è passata, ma sinceramente non ho fame. L'unico mio pensiero adesso è Eren. Sto tornando da lui, sperando che Mikasa se ne sia andata in modo da poter parlare con lui. So che prima ho detto che non avrei dovuto fare quelle cose e adesso andare da lui è un vero e proprio controsenso, ma non posso farci nulla. Le mie gambe si muovono da sole e il mio cervello non cerca neanche di fermarle. E così mi ritrovo di fronte all'infermeria. Jean, sei sempre in tempo per tornare indietro e fare finta di nulla. Lo sai anche tu che se entri non potrai controllare le tue azioni. Potresti arrivare anche oltre il bacio, ne sei consapevole?
Apro la porta nonostante sia titubante e lo trovo in piedi vicino alla finestra. Si gira e, appena mi vede, mi rivolge lo stesso sguardo sorpreso dell'altra sera. Mi avvicino a lui lentamente senza dire una parola e quando arrivo di fronte alui mi blocco. Ho paura, devo ammetterlo. Se lo baciassi di nuovo rischierei di mettere completamente a nudo i miei sentimenti e sarebbe la fine.
"Volevo parlarti dell'altra sera. Mi dispiace se sono venuto a disturbarti. Se ho fatto quello che ho fatto, è perché ero confuso e spaventato per quello che avremmo dovuto affrontare il giorno dopo. Io non ti bacerei mai, non starei così tanto tempo abbracciato a mia madre, figuriamoci a te." È davvero quello che voglio? Voglio davvero fargli credere che non lo desidero? Che non lo amo? Il mio orgoglio è davvero così importante? Mi ritrovo a terra, con il sangue che esce dalla bocca. Quel bastardo mi ha tirato un pugno in faccia! Alzo lo sguardo indignato e incontro due occhi verdi pieni di ira da cui scendono delle lacrime. "Sei uno stronzo. Ti diverti a giocare coi sentimenti altrui? L'altra sera è stata probabilmente la sera migliore da quando sono entrato nel Corpo di Ricerca; passarla abbracciato a te è stato meraviglioso e quel bacio..." Si blocca non sapendo più continuare la frase. Resto per terra, immobile, cercando di elaborare quello che ho sentito. E senza rendermene conto mi ritrovo a poggiare le mie labbra sulle sue. Un bacio casto, dolce, come se volessi chiedere scusa per le cazzate che ho sparato prima. Poi il bacio si fa più passionale, bisognoso. Le nostre lingue si cercano, le mie mani stringono la sua vita e gli accarezzano la schiena, mentre lui accarezza la rasatura che ho sulla nuca. Ci stacchiamo per riprendere fiato e ci guardiamo intensamente. Lo desidero. Lo voglio. Voglio farlo mio, voglio amarlo. Voglio fargli sentire quanto lo amo. E, dopo un altro bellissimo bacio, lo faccio.Revisione a cura di Valentina98_
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Quello stupido moccioso - Jean x Eren One Shot
RomanceOk.. Ehm, questa è una One Shot su Jean e Eren. L'ho fatta perchè non ce ne sono molte in giro, e mi sono presa la briga di scriverne una io. Spero sia di vostro gradimento, e chiedo scusa in anticipo per eventuali errori grammaticali.