Capitolo 2

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Bryan

Era stata una delle tante sere in cui la sua comitiva si ubriacava per poi finire a fare a botte con chi gli capitasse sotto mano. Di solito Vin e Jordan non le prendevano mai. Ma questa volta era stato diverso, questa volta quel tipo li aveva conciati piuttosto male.

E se non fosse arrivato lui, li avrebbe ridotti a pezzetti. Era cintura nera di Karate, ma quando vide Bryan scendere dall'auto e avvicinarsi con fare minaccioso, lasciò cadere a terra Vin, mentre Jordan era già steso, e si allontanò di qualche passo.

«Sono stati loro. Io non gli ho fatto nulla.» Precisò il ragazzo rivolto verso Bryan.

Quest'ultimo non ripose. In fondo sapeva chi erano i suoi amici, e quella sera non avrebbe alzato un dito per loro, come era solito fare.

Lo faceva sempre, la gente aveva paura di lui, più che altro per il suo passato, e così i due idioti di Vin e Jordan ne approfittavano, tanto poi, ci sarebbe stato il grande Bryan Walker a tirarli fuori da guai.

Ma la verità era che a Bryan quei due non stavano tanto simpatici, anzi, per niente. Ma erano gli unici che gli avevano rivolto la parola quando lui era ritornato in città.

Era vero, era la vecchia comitiva di un tempo, almeno una parte, ma a Bryan sembrava bastare così.

Condurre questo stile di vita, frequentare queste persone, era l'unica cosa che faceva, l'unica gente che era sempre stato abituato a frequentare.

Una sola volta aveva creduto nell'amicizia, ma per quanto era vero che era un Walker, non l'avrebbe fatto mai più. Non ci sarebbe più cascato.

Si passò entrambi le mani sotto la nuca, e continuò a fissare il soffitto di quella lurida camera in cui aveva passato la notte. Jessica dall'altro lato si mosse leggermente e cambiò posizione. Non era nulla d'importante lei per lui, ma non importava, era uno sfogo, ci sapeva fare, ed anche questo andava bene così, come il resto delle cose d'altronde.

Rifletteva sulla sua vita, mentre si accese una sigaretta. Non voleva ricordare il passato, era troppo per lui. Quello stesso passato lo aveva segnato in modo indelebile, e ora viveva, viveva proprio nel modo che il destino aveva voluto. Alla giornata, senza relazioni serie né un lavoro. Ce l'aveva a morte con il suo destino, se fosse stato in carne e ossa, molto probabilmente lo avrebbe ucciso.

Ma siccome non poteva prendersela con nessuno, almeno riguardo a questo, decise di arrendersi a quella che era la sua esistenza e di essere come gli altri lo etichettavano: un mostro.

Il suo cellulare lampeggiò, lo prese e vide che Lizzy lo stava chiamando. Di scatto si mise a sedere sul letto. Si era completamente scordato di lei.

Si rivestì di tutta fretta e raccolse le chiavi della macchina e il cellulare, precipitandosi alla porta.

L'avrebbe richiamata una volta in macchina.

«Dove vai?», domandò Jessica con la voce impastata dal sonno, e gli occhi impiastricciati da tutta quella matita nera che si metteva ogni volta.

«Sai che non mi trattengo molto.» Si limitò a rispondere lui, guardandola con una smorfia di disgusto. Ed ogni volta capiva che se andava a letto con Jessica Gale, era solo perché era sempre talmente tanto sbronzo da non rendersi conto di nulla.

Jessica comunque era la sua piccola fetta di vendetta. E poi lei teneva tutte le altre alla larga da lui.

Schiacciò di più il piede sull'acceleratore. Lizzy non doveva capire che lui si fosse dimenticato di andare a prenderla. Lei era l'unica persona di cui gli importava, l'unica con cui poteva mostrarsi chi realmente era, nonostante la lasciò quando era ancora in fasce e non si erano conosciuti come avrebbero dovuto.

Ma Lizzy lo conosceva, capiva chi era Bryan Walker solo guardandolo negli occhi, identici ai suoi. E anche lei, con il tempo che stavano recuperando, sembrava aver un'attrazione maggiore nei confronti del fratello.

Erano tre fratelli e una sorellina, Lizzy appunto. Erano tutti legati da un amore profondo, ma Bryan e Lizzy erano qualcosa di più.

Quando arrivò fuori dalla scuola di ballo tirò un sospiro di sollievo vedendo che i genitori erano ancora tutti lì fuori ad aspettare i propri figli. D'un tratto sentì un dolore al petto quando vide una madre con la propria bambina, ma il pensiero svanì immediatamente, quando davanti a lui passò una ragazza. In realtà erano due.

Una la conosceva, se la memoria non lo ingannava era Luisa Potter, abitava a pochi isolati da casa sua, nel quartiere residenziale.

Ma l'altra... l'altra non l'aveva mai vista. Aveva lunghi capelli biondi che le ricadevano sulle spalle, la pelle candida e i suoi occhi. Lui li aveva notati quando lei si era voltata per vedere se poteva attraversare la strada.

Aveva gli occhi verde chiaro, quasi trasparenti.

Ed era rimasto a fissarla finché non la vide sparire dall'altro lato della strada. Ne aveva visto di belle ragazze, ma quella, quella era veramente bellissima.

«Ciao Bryan!», esclamò Lizzy salendo in auto.

Lui si voltò a guardarla quasi spaesato. Non si era nemmeno accorto che la sorella era uscita da scuola, era impegnato a fissare qualcos'altro.

«Ciao piccolina», rispose, mentre accese l'auto e cercò di destreggiarsi in quel ingorgo di macchine che si era formato.

«Bryan, la lezione è stata faticosa. Mi porti a mangiare a qualcosa?», chiese la bambina mentre si scioglieva i lunghi capelli color miele, dal fastidioso chignon.

«Va bene. Non ho nulla da fare per il resto della giornata.» Rispose lui. Ma invece di imboccare la strada che conduceva al loro ristorante preferito, fece inversione e si diresse verso il quartiere residenziale, dove abitavano i Potter.

Era curioso. Non l'aveva mai vista da quelle parti, era sicuro che quella ragazza non fosse della zona, a meno che non si fosse appena trasferita. In ogni caso, voleva solo vederla di nuovo, null'altro.

Quando arrivò alla fine della strada rallentò.

Lizzy era intenta a leggere un libro delle principesse che aveva tirato fuori dalla zaino qualche minuto prima. Non si era nemmeno accorta che suo fratello aveva cambiato strada.

Le vide.

Erano entrambe sul vialetto di casa che parlavano fra di loro. Eh sì... era bella, e non poco.

Arricciò le labbra e si meravigliò di se stesso. Aveva veramente seguito una ragazza? Scosse il capo e senza pensarci più si diresse al ristorante con l'unica donna della sua vita: sua sorella.

Presero posto in un tavolo in fondo alla stanza, dove gli occhi indiscreti della gente non potevano arrivare.

Ogni volta che Bryan Walker metteva piede in un posto affollato, tutti si voltavano a guardarlo con disgusto.

C'era persino chi si alzava dal proprio posto e usciva dal locale o da dove si trovasse.

All'inizio queste cose lo facevano soffrire, ma poi non ci fece più caso, anzi, sembrava averci preso gusto.

Ordinarono due doppi cheeseburger con una porzione di patatine e della Coca Cola.

Pensò a Natan, se fosse stato lì lo avrebbe rimproverato fino alla nausea. Lizzy fin da piccola aveva problemi di stomaco, e aveva bisogno di mangiare sano. Ma tutte quelle verdure e quella frutta, la rendevano magra come un palo. Bryan sapeva che alla sorella piacevano i cheeseburger, e non c'era nulla di male se ogni tanto trasgrediva le regole. Tanto Natan non c'era e non sarebbe mai venuto a saperlo.

Bryan e Lizzy si godettero l'intero pomeriggio. La portò al negozio di giocattoli e le comprò un'infinità di barbie.

I soldi per lui non erano un problema, ne aveva, e pure tanti con i giri che si era creato.

Comprava ogni cosa la sorella gli chiedesse. Era il suo modo per ripagarla per quello che non aveva avuto, e per lui c'era un unico responsabile per tutto ciò: se stesso.

Tornarono a casa prima di cena. Lizzy andò dagli altri fratelli. Bryan salì le scale senza degnare di un minimo sguardo nessuno, e andò a prepararsi per le sue solite serate, con la sua solita compagnia.

CON TE SEMPRE -1 LIBRO DELLA "The brother Walker series." CARTACEODove le storie prendono vita. Scoprilo ora