Dopo essermi liberata dal loro abbraccio, notai che Pietro mi fissava con un sorriso ebete. Sapevo già cosa significava. Lui era il cuoco, ed aveva una vera e propria passione per la cucina. Si emozionava per ogni sua nuova creazione, ed il suo sogno era condividere il talento che possedeva con gli altri.
"Hai detto che volevi delle cozze?" disse ironicamente mentre si avvicinava alla cucina. Ludovica lo raggiunse lasciandomi sola con Claudio.
"Allora? Che hai combinato questi mesi senza di noi?"
"Beh...ho studiato, ho fatto un esame di francese, sto continuando a studiare giapponese, e ho cercato di riposarmi un po'. Tu invece? Come va il locale?"
"Mah. Devo ammettere che i miei schiavi stanno facendo un buon lavoro. Gli affari vanno bene e se continuiamo così, tra qualche anno potrò ritirarmi in un isola tropicale con delle belle brasiliane che mi servono da bere."
"Quindi sei ancora fermo sull'idea di non avere figli?"
"Si."
"Te ne pentirai. A sessant'anni da solo, con una vita vuota e con la paura di morire."
"Me ne pentiró in tutti e due i casi."
"Forse è vero."
"David lo hai rivisto?"
"No. Sa che sono qui e molto probabilmente tra poco mi raggiungerà."
"Allora facciamo così: diciamo a Pietro di lasciarti un po' di spazio in cucina.
Questa è una vacanza. Devi divertirti e lasciar perdere ogni tipo di preoccupazioni.
Vieni, aiutami ad apparecchiare la tavola."
Arrivata in cucina, vidi il bancone completamente pieno di piatti di qualsiasi genere. Sapevo benissimo che erano tutti per me, ma sperai che almeno una parte fosse per i clienti.
"Ci sono cinque persone fuori. Sono per loro, vero?"
"Si! Pensi davvero che avrei preparato tutto questo solo per te?"
Disse ironicamente Pietro.
"Adesso porto i piatti ai clienti."
Di quei dieci piatti, Pietro e Ludovica ne portarono fuori solo quattro.
Il menù Michela del giorno comprendeva:
Primi:
*Pasta alla bolognese.
*pasta alla carbonara.
Secondi:
* bistecca accompagnata da rucola e salsa balsamica.
*Insalata greca.
*ciotola di cozze.
Dolci:
*Crep alla nutella ricoperta di smarties.
"Buon appetito e piatto pulito."
Esclamò divertito Claudio apoggiandomi una mano sulla spalla.
Dopodiché uscirono tutti fuori dalla cucina, lasciando me, e quei piatti, da sola.
"Buon appetito" ripetei cercando di incoraggiarmi.
Dopo aver finito anche il terzo piatto, una voce interruppe la mia tranquillità.
Non era un cliente, e nemmeno qualche amico dei ragazzi.
Conoscevo bene quella voce.
Il mio battito cardiaco si fece sempre più veloce, ed ebbi una forte sensazione di vomito.
Posai il mio orecchio al muro e ascoltai la conversazione.
"Chiquitin! Da quanto tempo! Come stai?"
Si capiva che Claudio detestasse David, ma stava comunque facendo del suo meglio.
"Tutto bene Claudio, sono felice di rivederti. Sai dov'é Michela?"
"Non lo so. Non é passata da qui. Ludovica aveva detto che sarebbe andata a prenderla."
"E non é ancora tornata?"
"No. Probabilmente l'ha accompagnata a casa."
"Dove abita?"
"Mi ha detto che avrebbe dormito nella casa della sorella di Pietro. Sai, Lucia ha avuto dei problemi ed è dovuta tornare in Italia; quindi quella casa è disabitata."
David sapeva dove abitava Lucia, così uscì dal ristorante e si diresse verso la cattedrale.
Claudio l'aveva depistato...almeno per un pó.
Dopo cinque minuti di paura e silenzio, uscii dal mio nascondiglio e ringraziai Claudio.
"Adesso è meglio se andate. Schiava, ti concedo dieci minuti di riposo per portare Michela a casa."
Ludovica, dopo aver lanciato un'occhiata furiosa a Claudio, strinse il mio gomito e mi trascinò fuori.
Ripetemmo la strada almeno una decina di volte per evitare che mi perdessi e finalmente la raggiungemmo.
Appena entrati, una grossa palla di pelo nero ci accolse nella sua dimora.
"Penna!" urlai mentre la prendevo in braccio.
Penna era la loro gattina di otto mesi, iperattiva e...nera.
Ricordo che l'ultima volta che la vidi era grande quanto una mano.
Dopodiché svuotai le valigie e...ehm...no. Non é andata esattamente cosí. Una persona adulta e responsabile avrebbe fatto così, ma io non lo ero. Per "svuotare le valigie" intendevo intrappolare Penna negli spazi vuoti della valigia e pubblicare le foto su Facebook. Dopo essermi divertita con la mia piccola battuffola, iniziai sul serio a sistemarmi.
Le valigie erano composte da: un 10% di trucchi, un 5% di accessori, un altro 5% percento do biancheria e il restante 80% di vestiti di ogni forma, colore e genere.
Fu davvero un impresa sistemare le mie cose in una misera metà di armadio e in una mensola.
Una volta compiuta l'apocalittica missione, mi sentì come uno di quei guerrieri omerici dopo aver vinto la guerra di Troia.
Così presi in braccio Penna, e, alzandola al cielo, gridai "Abemus finitum!"
Ero e sono consapevole che questa frase era grammaticalmente scorretta, ma sono sempre stata una schiappa a latino, e fu la prima frase che mi venne in mente.
La mia danza trionfale fu bruscamente interrotta dal cigolio della porta.
"Michela..sei tu?"
In tutti i momenti in cui poteva arrivare e di tutte le persone che potevano arrivare, il destino aveva scelto che Claudio entrasse nella mia casa temporanea durante il mio momento di gloria.
"Si, sono io." risposi imbarazzata, pregando che non mi chiedesse spiegazioni.
"Che...cosa stavi facendo?" mi chiese divertito.
'Mah...niente. Stavo ballando e urlando come una cretina perché avevo appena finito di sistemare le valigie. È una cosa normale no?'
No. Dovevo trovare qualcosa di più intelligente da dire.
"Ho appena sistemato il contenuto di due gigantesche valigie e mi stavo rilassado!"
"Per rilassarti intendi fare l'imitazione di un umpa lumpa indossando i primi vestiti che hai trovato nell' armadio?"
"Uno:era il mio momento di gloria. Due: ero da sola, e non avrei mai immaginato che un Claudio selvatico mi potesse interrompere.
Tre: ho messo gli ultimi vestiti che c'erano da sistemare perché non avevo voglia di piegarli. Non me ne intendo molto di moda; ma so, che una maglia a pois e dei pantaloni a righe non sono compatibili.
Quattro: perché sei qui con una valigia?"
"Zaira."
"Ancora?"
"Si. Trova ogni giorno una scusa per venire da me. È pesante e ossessiva. Rimarrò qualche giorno qui sperando che cambi qualcosa."
"Ogni giorno? Sei così bravo a letto?"
"Se avessi qualche anno in più ti farei provare."
Arrossì. A dirla tutta l'idea non mi dispiaceva affatto. È un bell'uomo, carismatico e attraente. Ma non era il mio tipo.
"Far usufruire del mio corpo ad un uomo che tratta le ragazze come oggetti? No, grazie."
"Stavo scherzando, tranquilla. E comunque non mi sembra assolutamente di trattarle come oggetti."
"Ah no? La povera Zaira è disperata. E tu ti diverti con lei quando ti fa comodo."
"Dal primo momento che l'ho visita, ho messo le cose in chiaro. Non volevo una relazione. Ma lei mi ha seguito lo stesso fino a casa e continua a farlo. Vuole possedermi, vuole dimostrare a se stessa di essere capace di farmi innamorare anche se io gli ho detto chiaramente di non volere niente con lei. Solo sesso. Non sei un po' troppo piccola per questi argomenti non credi?"
"Sappiamo entrambi che io e David siamo stati insieme per più di un anno. Non avrei sofferto così tanto se non fosse stato importante per me..."
"É stato il tuo primo?"
"Si."
"Avevi 15 anni quando ti sei fidanzata con lui."
"Lo so. Non serve che me lo ricordi. È successo un po' presto, ma dicono che l'importante sia farlo con la persona giusta, no?"
"Si, è vero. Forse è stato presto, ma non sono la persona più adatta per farti lezioni di moralismo."
Claudio era un po' rozzo, e forse anche maschilista, ma sicuramente era anche una persona buona e sincera.
"Sai giocare a fifa?"
"Ci ho giocato un paio di volte."
"Ti va di giocare?"
Annui.
E la giornata proseguì così.
Le nostre numerose partite erano accompagnate da tante risate a dalle mie domande stupide, tra cui:' quale omino sto muovendo?'
Tutto sommato era stata una bellisima giornata.
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You are my Demons
RomanceSiviglia, città del caldo, della corrida e del buon cibo. Michela,dopo quasi un anno, avrà il coraggio di tornare nella amata città e combattere contro i suoi vecchi demoni...e contro quelli nuovi.