Sfida 2: Jerza

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Da bambino, all'età di 6 anni, vivevo in un piccolo paesino di montagna, tutti conoscevano tutti perciò quando mi ci trasferì con mia madre fui abbastanza triste di rovinare quella tranquillità.
Per alcune settimane fummo sulla bocca di tutto il quartiere, sopratutto per via dell'enorme casa in cui vivevamo.

Comprendo che potrebbe apparire un po strano il fatto che  in una casa così grande ci vivano solamente due persone, oltretutto un bambino e una mamma single ma dannazione, i cazzi vostri mai?!

Il tempo passò in fretta e finalmente il mio primo giorno di scuola arrivò.

"Finalmente" per modo di dire, odiavo fare nuove amicizie, sopratutto per via della mia timidezza.

Mia madre quel giorno mi accompagnò solamente fino all'entrata principale, perché doveva scappare a lavoro, e non fino alla classe come il resto delle mamme.

« Stai attento, -- mi disse--, io credo in te. »

E con quella frase scesi dall'auto pronto per immergermi in tutto quell'ammasso di bambini urlanti.

Ero consapevole del fatto che mi stessero guardando tutti, i genitori con curiosità e forse con un po' di preoccupazione mentre gli altri bambini con fare altezzoso.

Entrato in classe mi sedetti in prima fila, mamma voleva che stessi sempre attento mentre la maestra spiegava.

Al suono della campana la maestra iniziò a fare l'appello per poi farci dire un paio di parole che dovrebbero rappresentare la nostra persona.

Quando fu il mio turno inghiottì quel groppo di saliva che mi si era formato a causa dell'ansia e iniziai a parlare, a balbettare più che altro.

« M-mi chiamo Gerard Fernandez, ho 6 anni e mi piace m-molto l-l-leggere...» conclusi a voce bassa.

Subito un coro di risatine si alzò in seguito alla mia affermazione, con commenti del tipo: "Come le femmine!" che mi facero proprio girare le palle.

« Scusate, mi sembra di aver detto che a me piace giocare a calcio, che è pur sempre uno sport da "maschiacci", come dite voi, perché con me non avete riso anche se io sono una femmina?!» una voce femminile , ma pur sempre profonda, che prende le mie difese mi fa girare fino ad incontrare gli occhi marroni di una bambina ma la cosa che più mi colpì di più fu il colore dei suoi capelli, rosso scarlatto.

I lunghi capelli rossi erano acconciati in una treccia laterale mentre le sue lunghe ciglia incorniciavano il suo viso.

"É bellissima" fu la prima cosa che pensai non appena incrociai il sul sguardo.

Dopo la sua affermazione gli altri bambini si ammutolirono e la lezione proseguì con tranquillità.

Con il passare dei giorni venivo sempre più bullizzato e puntualmente la rossa, che in seguito scoprì si chiamasse Erza, prendeva le mie difese.

Avevamo instaurato un grandissimo rapporto di amicizia, mi raccontò che con le altre ragazze della classe non ci voleva stare perché le considerava "frivole e noiose".

Presto venimmo emarginati dal resto della classe ma a noi andava bene così, io avevo lei e lei aveva me.

Andava tutto bene finché scoprì di dovermi nuovamente trasferire per via della "nuova fiamma" di mia madre.

Quel giorno piansi molto mentre Erza mi consolava, mi disse di non preoccuparmi perché ci saremmo tenuti in contatto con lettere e chiamate.

Io le credetti e il giorno della mia partenza presi coraggio e le confessai i miei sentimenti perché si, in tutto quel tempo mi innamorai di lei.

Lei in risposta mi fece un gran sorriso, che ancora oggi ricordo, mi diede un bacino nella guancia e poi scappò.

Quello fu l'ultimo giorno che la sentì.
Tutte le chiamate e le lettere che ci promettemmo non ci furono o meglio, io continuavo ad inviarle ma non ricevetti mai una risposta.

Oggi ho 17 anni e sono ritornato, sono ritornato in quel paesino di merda solo per lei.

E non vedo l'ora di ritrovarla, di ritrovare la fiamma scarlatta che ,anche dopo 10 anni, alloggia ancora nel mio cuore.

Frizzi84_
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KazumaeLuce94

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 30, 2016 ⏰

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