Chapter 1

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Scese dall’aereo in una mattina uggiosa di Agosto. London Heathrow non era come se la ricordava.

Nei suoi ricordi, tra i gate di quell’aeroporto,  la gente si ritrovava dopo un lungo viaggio, si correva in contro, si abbracciava e tutto era circondato da un alone di felicità e tranquillità.

Ora tutto le sembrava diverso, cambiato, come se la confusione e il caos che dominavano la sua vita si riflettessero in esso. Non avrebbe mai detto, poi, che un giorno sarebbe rimasta ferma al ritiro bagagli in attesa  della famiglia che l’avrebbe ospitata per un anno intero, cercando  un qualche ragazzo ignoto con la quale avrebbe trascorso molto del suo tempo.  

Ed eccolo li, spuntare tra tutti gli altri, un enorme cartello con su scritto il suo nome sopra: “Natalie.”

Un po’ incerta, la bionda, si avvicinò al ragazzo dagli occhi di un bellissimo azzurro cielo e prese un respiro profondo per farsi coraggio.

“Finalmente sei arrivata, mi stavo rompendo a sorreggere questo cartello come un deficiente.”

Disse il ragazzo, con un accento inglese che le piaceva un sacco. 

“Hey, ciao. Tu saresti?”

Chiese Natalie, incuriosita.

Sembrava un ragazzo simpatico. Vivace, allegro, ma non del tutto apposto, continuava a sorriderle senza motivo.

“Facciamo finta che io sia il tuo host-father, ma considerami più un fratello. Sono il più grande in famiglia quindi hanno affidato a me il compito di sorvegliarti e di prendermi cura di te. Tre degli sfigati ci aspettano a casa, non avevano voglia di alzare le chiappe dal divano. Sarebbe venuto il mio migliore amico ma non voleva saltare l’allenamento di basket.”

Le disse il ragazzo dagli occhi azzurri di cui non sapeva ancora il nome.

Per Natalie tutto era ancora un mistero, le si prospettava davanti un anno intenso, pieno di emozioni, un anno che troverà difficile dimenticare. Questo inizio un po’ strano la rese un po’ dubbiosa, incerta, ma infondo non aveva tutti i torti, le si era presentato davanti un ragazzo di appena 21 anni con indosso una maglietta di superman che si dichiarava il più responsabile e il più maturo della famiglia.

“Cazzo come pesano le tue valigie, ma che c’hai messo dentro? Ti sei portata via tutta la casa?”

Urlò nel bel mezzo del parcheggio, tentando di sollevare le Louis Vuitton che il padre di Natalie le aveva regalato, per metterle nel bagagliaio, mentre la ragazza si accomodava sul sedile anteriore accendendo lo stereo.  Le sembrava quasi di salire in un taxi, come se stesse facendo uno di quei noiosissimi viaggi d’affari dei suoi genitori. Aereo, check out, valigie, auto, musica.  Troppe volte questa routine aveva caratterizzato i suoi viaggi in giro per il mondo in compagnia dei suoi. Parigi, Tokyo, New York, Canberra, Toronto. Spedita come un pacco postale nelle gradi città per fare da cane da compagnia a mamma e papà.

“Aaaaallora..”

Il ragazzo senza nome interruppe i suoi pensieri.

 “Questo bel gioiellino è la macchina di Harry.”

La guardò severamente dopo aver notato le sue gambe posizionate sopra al cruscotto.

“Quindi ti prego di non appoggiare le tue scarpe, bellissime s’intende, sulla macchina. È come se fosse la sua ragazza, quindi se vuoi vivere serena è meglio se non gliela rovini.”

Continuò con tono autoritario come per sgridarla. I suoi occhi allegri, però, lo tradirono.

“Ma tu sei sempre così allegro, host-father?”

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