Marta non era riuscita a considerare la situazione con distacco. Vedendo Pietro in quella posizione, le era infatti risalito alla mente un vecchio episodio, dei tempi felici incui passava l'estate a casa della nonna. Nelle Langhe non era come aTorino, dove ogni nuvola e ogni goccia di pioggia facevano temere l'ingrigirsi di tutta una metropoli sotto la cappa d'un cielo di piombo, e la tristezza, la malinconia, il senso di vuoto e d'oppressione che ne conseguivano. I colori delle colline, l'armonia dei vigneti e delle strade vicine ai terrazzamenti davano un'anima pulsante anche a quei momenti di sospensione. Lei e la nonna, con due zie che non amava molto, dopo pranzo anche quando il cielo si addensava di nuvole percorrevano l'intero paesino, chiacchierando insieme agli amici dei nati e dei morti. Una domenica, sotto un solesempre più spento che sembrava naufragare in una sottile melassa di foschia, per la noia delle formalità e dei discorsi da adulti su mutui, pensioni e malattie Marta si era allontanata; entrando di nascosto nel vecchio magazzino abbandonato del paese, aveva trovato Polo, il cane più popolare del paese, acciambellato a terra, così immobile da sembrare scolpito e fisso lì da secoli, tra l'ingresso del magazzino e la prima finestra che dava sulla via. Lo aveva toccato, ma non si era mosso. Non sapeva cosa fare, ma la nonna, dopo aver salutato la verduriera sulla soglia del sagrato, l'aveva imperiosamente richiamata, e la storia si era conclusa lì. Nessuno, nei giorni a seguire, aveva piùvisto quel cane. Lei era tornata dai genitori e Polo era precipitato nell'oblio.
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Orizzonti in fuga
RandomUn gruppo di giovani progetta scenari futuri che sistematicamente slittano, per non realizzarsi mai come loro pensavano...