Lay me to sleep

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Il bosco attorno a lui era deserto. Gli altri non si sentivano nemmeno. Stiles, trascinato in quel combattimento senza motivo, avanzava per miracolo attraverso il bosco, senza sapere dove andare. Era stordito dal dolore e dalla paura, e sperava solo di vedere Scott spuntare dal nulla per portarlo via, a casa.
Era ferito ad entrambe le gambe, e riusciva solo a spostarsi con il peso del busto da un appoggio all'altro. Facendo cosí, si era coperto le mani e il viso di lividi e graffi. Non ce la faceva più. Vide un albero, e cercò di appoggiarsi, ma vedendo doppio, si appoggiò al nulla, e cadde. Ma non arrivò con la faccia a terra. Arrivó con la faccia su qualcosa di duro, ma non quanto il suolo. La "cosa" era qualcuno, a giudicare dal fatto che ora Stiles era sorretto da due braccia, con la faccia appoggiata a un petto muscoloso.
- Scott?- mormoró Stiles, speranzoso, lasciandosi andare tra le braccia dell'amico. Che peró erano un po' troppo grosse per appartenere a Scott. Stiles alzó la testa, confuso. Due occhi da lupo lo fissavano, e non erano di certo quelli dell'amico.
- Ma sei scemo tutto, o solo metá?- ringhió Derek. Stiles, alla vista dell' Alfa che lo aveva sempre inquietato, fece un versetto scoraggiato.

- Allora?!
Stiles si ripeté la domanda piú volte. Poi riuscí a mormorare, in tono di scusa.
- Scemo tutto...
- Risposta esatta.- brontoló il piú grande, sollevandolo con sorprendente delicatezza. Se lo sistemó in braccio come una principessa, cosa che non sembrò infastidire Stiles.
- Fai una cosa, ragazzino, cerca di stare sveglio.
Disse il lupo bruscamente. Stiles non era sicuro di riuscirci.

- Derek...
- Cosa?
- Ma io sono stanco...- farfuglió l'umano, semicosciente.
Questa frase balbettata parve sciogliere un pochino il piú grande.

- Lo so, Stiles, ma hai freddo.
- E allora?
- Allora non addormentarti mentre stai congelando, é pericoloso quando si sta male.

- Dove andiamo?
- Se stai zitto te lo dico.
- Sto zitt...
- Stai parlando.

Stiles chiuse il becco.
- Adesso rilassati. È difficile camminare con te in braccio, se stai teso come un pezzo di legno.

- Ma ho paura...
- Mica stavi zitto?! Comunque non c'é niente da avere paura, sono qui.

Quella frase cosí dolce, ringhiata da Derek, non rassicurò per niente il ragazzo, che peró si sforzó di rilassarsi.

- Bravo, adesso te lo dico. Andiamo a casa mia.
- ...cché?- Stiles non reggeva piú.
- Perché sei ferito, e devi essere curato. E STAI SVEGLIO!

Stiles, senza rendersene conto, stava stringendo la mano di Derek, quella che lo sosteneva dalla schiena.

- Era tanto che eri da solo?

Stiles non rispose.
- Stiles?- lo chiamò l' Alfa, scuotendolo delicatamente.
- Mmmh...?
- Stai sveglio. Se no ti meno. Siamo arrivati.

Derek lo posó a terra per aprire la porta del loft, ma Stiles rimase ostinatamente aggrappato alla sua mano.
- Mollami. - sbottò il più grande.
Poi si rese conto di essere stato troppo brusco, e aggiunse un po' più dolcemente: - Devo aprire. Non me ne vado.

Visto che il ragazzo rimaneva disperatamente stretto alla mano del lupo, Derek si accovacciò accanto a lui e gli accarezzò la mano, scaldandola fino a farla aprire.
- N-non andare...
- Non vado da nessuna parte, smetti di frignare. - borbottò Derek, tornando alle sue maniere scontrose. Stiles, spaventato e confuso come un bambino piccolo, mortificato dalle parole del più grande, stette zitto, guardandosi preoccupato le gambe ferite e probabilmente rotte, che Derek aveva avuto la premura di distendere in avanti. Era troppo stordito per controllare che l'Alfa fosse ancora dietro di lui.

Non sentendo alcun rumore, temette che se ne fosse andato.
- Derek...?- sussurrò cercandolo nel buio.
Grazie al cielo, due braccia calde e possenti lo sollevarono e lo strinsero.

- Sono qui, visto?
- Dove siamo?- chiese di nuovo Stiles.
- Siamo a casa mia.
- A casa... di chi?
- A casa mia... ehm... di Derek.
-...Derek.- ripetè il piccolo, un po' più convinto.
Derek annuì, divertito e insieme preoccupato dal faccino stordito di Stiles. Doveva avere la febbre altissima.

Portò Stiles in casa, e si sbrigò ad arrivare in camera sua, per posarlo sul letto.
- Scott...
- Sono Derek.
- Scusa... pensa che non solo sto vedendo Scott, ma ne vedo due...- mormoró Stiles, turbato.
- Stai delirando.
- Mmh?
- Ci vedi doppio. Ma io sono Derek, e ti assicuro che sono uno solo.

- Dove sono?
- Sul mio letto.
Stiles stette zitto. Guardava con una espressione assente Derek che cercava qualcosa.

Il più grande tirò finalmente fuori delle bende, un termometro e altra roba. Stiles, senza più nessun controllo di sè stesso, lo guardò e si mise a piangere di nuovo.

- Stiles...- ormai, preoccupato com'era, anche Derek si era dimenticato di essere stronzo.
- Stiles, non piangere... perchè piangi? - lo accarezzò sulle guance. - É perchè ti fa male? Perchè hai paura? Sì?

Il ragazzo fece un cenno confuso con la testa.
- Per tutti e due?
- Ssí...

Derek gli accarezzó la mano.
- Il dolore adesso passa, te lo prometto. Di cosa hai paura?

Poi si ricordó.
- Ah. Giusto. È di me?
- No. Io...

Derek rise, avendo capito che era la cassetta del pronto soccorso a spaventarlo.
- Non ti preoccupare, faró pianissimo. Ti fidi?

Stiles aprí la mano, facendo sí con la testa, e Derek la fece sparire nella sua. - Posso toglierti i pantaloni?

Ma Stiles era assente. Il lupo gli mise un panno bagnato sulla fronte, in fretta, e gli sfiló i pantaloni. Tiró un sospiro di sollievo, constatando che le gambe non erano rotte, ma solo... "solo" gravemente ferite.
Mentre puliva e disinfettava i vari squarci sulle gambe del ragazzo, si accorse di non essersi mai dedicato a qualcuno in modo cosí... schifosamente dolce.
Sorrise leggermente, mentre teneva sulle ginocchia un piede di Stiles, fasciandolo. Era un piedino minuscolo, rispetto al suo, e rendeva il ragazzo che delirava nel suo letto ancora piú adorabile.

- Papá...
Derek sollevó un sopracciglio.
Ma Stiles non si rivolgeva a lui. Cercava suo padre, chiamandolo sottovoce, guardandosi intorno. Sembrava davvero spaventato. Il piú grande mise giú la gamba del piccolo, e andó a prenderlo per mano.
- Papà non c'é. Vuoi... che lo chiamiamo?
- N...no. Poi mi sgrida.
- Allora dormi qui con me?

Si sentiva un idiota, ma sembró calmare Stiles, che si accoccoló sul suo petto.
- Con te...
- Come vanno le gambe?
- Mmmhh...- si lamentó il ragazzo.
- Facciamo cosí. Io dico a tuo padre che dormi da me, ma domani ti dovrá vedere...
- Va bene.
- Adesso dormi.
- Non so se riesco...

Derek era irresistibilmente tentato di metterlo a letto come un bambino.
- Intanto- cominció Derek, appoggiando con delicatezza le gambe di Stiles su un cuscino - chiudi gli occhi.

Stiles ubbidí volentieri. Anche se aveva paura che aprendoli non avrebbe trovato piú l'Alfa.
- Adesso stai zitto, e cerca di non muoverti troppo.

Derek, dopo che Stiles ebbe chiuso gli occhi, cominció ad accarezzargli la fronte, tenendogli la mano. Il ragazzo, cullato dalle carezze del lupo, si rilassó, e fece appena in tempo a sentire le labbra di Derek posarsi sulle sue palpebre chiuse, prima di addormentarsi.




The Puppy and the Beast (sterek)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora