capitolo 1

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Daya dormiva avvolta dalla coperta di pile sul divano, la legna scoppiettava nel camino.
Aprì pigramente gli occhi e guardò fuori dalla finestra. Nevicava.
Kadri, il ventiduenne turco che era stato assunto dal padre per proteggerla, sedeva con le gambe accavallate sulla poltrona vicino al camino e leggeva un libro che lei gli aveva prestato.
-Ben svegliata, signorina- disse lui ancora con gli occhi bassi sul libro -Kadri, per la centesima volta,chiamami Daya. Sei qui da una otto mesi
-Il suo nome è troppo bello per essere pronunciato da me.
-Come ti fa più piacere.

Daya era una diciassettenne molto bella-i capelli lunghi e castani, il viso perfetto, in cui erano incastonati due smeraldi- molto intelligente, molto ricca -per via del suo patrimonio- molto simpatica e, soprattutto, molto cocciuta. E proprio per queste due ultime caratteristiche che piaceva a Kadri.

Il ragazzo mise un altro ciocco di legno nel camino- Non lo sopporti proprio,il freddo, eh?- il ragazzo scosse la testa.
Anche se ad Istanbul in inverno nevicava, a lui non era mai piaciuta quella coltre bianca e uniforme -Si, Daya- la ragazza era sbalordita -Finalmente! Bisogna festeggiare! C'è della birra in frigo, vero, Kadri?
-Si che c'è, ma tu non puoi berla, non hai superato la maggior'età.
-Domani lo farò. E adesso scusami, tra poco arriverà un cliente.

Il padre di Daya, il signor Bones, un uomo alto e snello, aveva un'agenzia di investigazione privata, di cui facevano parte la figlia e gli amici più stretti del signor Bones. Al momento, il padre di Daya si trovava in ospedale. Aveva avuto un incidente automilistico, non era con la figlia, e adesso si ritrovava a fare terapia intensiva all'ospedale di Boston.

Daya cammino velocemente verso il suo studio e chiuse la porta dietro di sé. Indosso alla svelta una camicia bianca e una gonna nera che si trovano appese dentro al suo ufficio ordinato.
Suonarono al campanello -Kadri vai ad aprire tu, per favore- disse la diciassettenne sedendosi dietro la sua scrivania. Kadri si aggiusta la camicia dentro il panciotto e la cravatta di fronte allo specchio nell'ingresso e aprì la porta.

Una signora bionda,non molto alta e con un cappotto davvero costoso.
Così l'avrebbero descritta le persone non attente ai dettagli. Kadri aveva già dedotto cos' era venuta a fare: furto di gioielli.
La signora lo guardò con un misto di paura e diffidenza -Prego, signora. La signorina Bones la sta aspettando- disse lui gentilmente e la signora lo seguì verso l'ufficio di Daya.

-Buongiorno, signora- disse risoluta la ragazza alzandosi per stringere la mano alla quella che osservava l'ufficio con la bocca aperta -Per favore, mi chiami Becky- disse quest'ultima stringendole la mano per poi togliersi il cappotto e rivelando una maglietta e una gonna nera. Ma la cosa più importante era attorno al collo. La sua collana era composta da tante pietre preziose.
-Allora,vogliamo parlare del suo furto di gioielli?
- Come fa a saperlo?
-Becky, me ne ha parlato ieri per telefono, se lo ricorda?
- Ah, sì.
-Me lo vuole ripetere?
-Certo: qualche giorno fa, cercavo un paio di orecchini e una collana, mi sono accorta che erano spariti. Ho chiesto a mio marito e lui ha detto di non saperne niente. Quella sera stessa, era il compleanno di mia figlia, la sua migliore amica indossava gli stessi orecchini che avevo perso. Le ho chiesto dove gli avesse comprati, lei mi ha risposto che erano un regalo del suo ragazzo, così chiesi a lui, ma lui non sapeva di cosa stessi parlando-

Durante il soliloquio di Becky, le idee di Daya si erano già allineate.
-Becky, quanti anni ha sua figlia?
-Diciassette.
-Credo che l'amica di vostra figlia vi abbia rubato i vostri gioielli.
-Lei crede?
-Si. E mentre va a casa, chiami la polizia. E si ricordi di metterli in cassaforte, i suoi gioielli.
-Si. Grazie di tutto- e con questo la signora prese alla svelta il suo cappotto costoso, salutò velocemente Kadri e uscì da quella casa.

-Signorina, non ha detto alla signora che anche lei ha diciassette anni
-Kadri,hai origliato?
-Giusto un po', signorina.
-E ci risiamo. Devi imparare a chiamarmi per nome- disse ridacchiando la ragazza chiudendo la porta del suo ufficio e andando in salotto, dove Kadri aveva ravvivato il fuoco nel camino.







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Spazio autrice

Salve a tutti, miei lettori. Questa è la mia prima storia e mi scuso per la precedente storia che non è andata a buon fine. Spero che questa storia vi piaccia, per questo dovete votare e lasciare un piccolo commento se voltete
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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 07, 2016 ⏰

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