Redheads

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Avete presente quel periodo nella vita di ogni giovane uomo in cui il tizio di turno si rende conto di avere un'incredibile fiducia nel futuro e nelle nuove generazioni e decide di mettersi a fare qualcosa per i giovani allo sbando? Forse no, anche perché in effetti non credo che tutti abbiano un periodo del genere. Io però, da bravo sfigato alternativo quale sono, l'ho avuto, e mi ricordo anche esattamente com'é iniziato: avevo appena finito il college ed ero tornato a casa mia, in uno dei quartieri peggiori di Los Angeles, da circa due giorni. Mi stavo facendo la doccia, ma siccome mi sembrava deprimente farla in silenzio avevo lasciato il telefono sul lavandino con il lettore mp3 impostato in ripetizione automatica.

Screammavo come un idiota su Happy Song, dei Bring Me The Horizon.

Mi lavavo i capelli, pregando che lo shampoo di mia madre non mi rovinasse la tinta rossa appena rifatta. Dio solo sapeva cosa mettesse quella donna nel suo shampoo fatto in casa.

Fu in quel momento, mentre chiedevo a un dio nel quale nemmeno credevo che mi salvasse i capelli, che mi venne l'illuminazione.

Avete mai pensato di aprire uno di quei negozi da tamarri che si vedono spesso nei quartieri malfamati? Di quelli che vendono magliette, piercing, cagate varie e se tutto va bene anche qualche CD piratato?

Be', io sì, e parlando per esperienza vi dico, per il vostro bene: non fatelo mai.

Sopratutto se, come me a quei tempi, siete nel vostro periodo di fiducia nel futuro.

Soprattutto se vivete in un quartiere come il mio.

Non sto dicendo che non sia un lavoro fottutamente interessante e spesso anche divertente, ma ritrovarvi il giorno dell'inaugurazione con il negozio pieno di minorenni che sembrano confondere le bestemmie con le congiunzioni, con addosso più ferro che peli e con tanto di canna che pende dall'angolo della bocca demolisce ogni possibile fiducia nelle generazioni future. Giuro. Soprattutto se vi chiedono maglie di band sataniche che voi nemmeno avete mai sentito nominare.

Ora vi chiederete come mai io fossi così diverso da loro, visto che in quel dannato quartiere ci sono cresciuto e ci vivevo anche io... be', tanto per cominciare, io vengo da una famiglia di hippie... il che non mi ha mai impedito di tirare le molotov contro la stazione di polizia assieme ai miei amici quando ero più piccolo, quindi non è una giustificazione. Il punto è che io non sono un casinista, e nemmeno un delinquente. Anzi, sono entrambe le cose e probabilmente se mi incontraste per strada, con i capelli che hanno cambiato colore così tante volte che praticamente non mi ricordo più di che colore sono per davvero e il mio giubbotto di pelle da biker preferito vi verrebbe l'impulso di chiamare la polizia, ma sono anche il tipo che non si fa né piercing né tatuaggi perché ha una paura fottuta degli aghi e impazzisce per band come i Dead By Sunrise, gli Evanescence o i sopracitati Bring Me The Horizon. In parole povere: sono un casinista e un delinquente sostanzialmente innocuo.

Insomma: ho fatto le mie cazzate e come un po' tutti da quelle parti mi sono fatto anche i miei due bei mesi di riformatorio attorno ai sedici anni per percosse a mano armata (ergo rissa fuori da un bar con un coltello e un tirapugni nella quale per mia somma sfiga, era coinvolto il figlio del commissario del quartiere), ma per un posto del genere io sono un santo, e per un santo fare un lavoro del genere con dei ragazzi del genere è un po' come farsi un bel giretto di prova all'Inferno, soprattutto nei primi giorni.

In realtà sto esagerando: non è poi così tremendo come lavoro. Sapete, ho questa tendenza: tendo ad esagerare un po' perché negli anni, malgrado il giubbotto di pelle, le catene appese ai passanti dei jeans e la felpa degli Slayer che mi ostino a portare anche se ho sentito praticamente soltanto una canzone degli Slayer e non mi è piaciuta, è saltato fuori che sono un inguaribile romantico. Persino la maledetta felpa degli Slayer lo testimonia: infatti come ho detto, gli Slayer nemmeno mi piacciono, ma era la felpa preferita di mio fratello, che ci ha lasciato le penne un paio d'anni prima di quel periodo della mia vita che vi sto raccontando in un regolamento di conti idiota nel quale tra l'altro lui manco c'entrava niente...

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