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Era un normale mercoledì a Londra, le nuvole grigie e nere continuavano a coprire il cielo e la pioggia leggera, ma incessante cadeva sui turisti sprovveduti che correvano a cercare un riparo.
«Non sono la tua donna delle pulizie Sherlock.
Quante volte te lo devo ricordare?»
Domandò la donna che, nonostante la sua età avanzata, stava pulendo energicamente il tavolo della cucina dove aveva delicatamente appoggiato in bilico il the del pomeriggio su strumenti scientifici di ogni tipo.
«Quando la smetterai di creare confusione ovunque tu vada?» chiese contrariata di nuovo la donna spostandosi in salotto.
«Le chiederei gentilmente di fare silenzio Signora Hudson, sono già abbastanza annoiato senza che lei continui a rimproverarmi come mia madre...Di rimproveri ne ho già avuti abbastanza quando ero un bambino» le rispose sottovoce l'uomo a cui erano indirizzati i rimproveri mentre era sdraiato scompostamente sul divano.
«Suvvia Sherlock potresti anche essere un po più gentile- Oh John, finalmente sei arrivato» si interruppe felicemente.
In quel momento era infatti entrato John Watson, il migliore amico di Sherlock Holmes.
«Cos'è successo questa volta, Signora Hudson?» le chiese appoggiando l'ombrello appena fuori l'appartamento e togliendosi la giacca.
«È stata così gentile da portarci il the del pomeriggio, peccato che manchino i biscotti» rispose al suo posto Sherlock spingendo delicatamente la donna verso l'uscita.
«Puoi comprarteli da solo Sherlock...Meglio che vi lasci soli, cerca solo di non far impazzire John»
Dopo che la Signora Hudson uscì tornò nuovamente il silenzio nell'appartamento, rotto solamente dalle gocce che picchiettavano contro le finestre.
«Allora» iniziò John sedendosi al tavolo e accendendo il suo portatile «Non hai nessun nuovo caso oggi?»
«Nessun caso rilevante» disse sbuffando «È tutto così noioso senza avere la mente occupata!» esclamò andando verso la cucina e prendendo qualcosa dal frigo.
«Nessun nuovo visitatore sul nostro sito» disse John stiracchiandosi sulla sedia «A quanto pare oggi sono tutti molto tranquilli, di certo il tempo non aiuta»
«Ormai noi tutti dovremmo sapere che il tempo a Londra non è mai dei migliori» puntualizzò Sherlock appoggiando una birra di fianco al portatile di John.
«E questa per cosa sarebbe?!» domandò uno stupefatto John alzando lo sguardo verso il suo amico che ne aveva una anche per sé in mano.
«È ovvio che tu sia stanco per tutto ciò che riguarda il matrimonio con Mary e l'altra cosa sai...» spiegò facendo un veloce gesto con la mano per poi sedersi sulla sua poltrona.
«Cosa vorresti dire?» chiese sedendosi anch'egli sulla sua poltrona.
«Il fatto di tua sorella Harriet, il problema che continua ad avere con l'alcol di certo non ti aiuta a rilassarti.
Ecco spiegato il motivo di tutto ciò, inoltre devo sapere come reggi l'alcol» finì iniziando a bere la sua birra.
Il volto di John diventò prima perplesso, per poi aprirsi ad un sorriso.
«Mi sembra leggermente contraddittorio il fatto che io beva per dimenticare il problema dell'alcol di mia sorella» disse guardando la bottiglia.
«Potrebbe sembrarlo» concordò Sherlock sorridendo e bevendo un altro sorso.
«Nonostante questo non ho alcuna intenzione di iniziare a parlare di questo argomento» rispose mettendosi comodo.

Continuarono a bere finché le scorte che aveva preso due settimane prima John per il suo prossimo addio al celibato furono sul punto di finire.
Fuori il vento urlava ancora, e la pioggia non aveva smesso di scendere, con il calare della notte aveva anzi iniziato a cadere sempre più fitta.
«Tanto non ci servivano per sai» iniziò un poco sobrio Sherlock «Il tuo addio al celibato...Ho intenzione di organizzare qualcosa di più speciale»
«Mmh...Non vedo l'ora di scoprire che cosa organizzerai» disse John finendo la sua birra e appoggiandola a terra, cosa che rischiò di farlo cadere in avanti.
«Non mi sembri molto stabile John» osservò Sherlock ridendo per un attimo del suo amico per poi scrivere qualcosa sul suo cellulare.
«E tu non mi sembri molto intelligente» gli rispose togliendosi le scarpe per allungare le gambe fino alla poltrona di Sherlock.
Passarono alcuni minuti di silenzio tra i due, rotto solo dai tuoni in lontananza e dal rumore delle macchine che sfrecciavano in strada.
«Non so come funzionino queste cose» disse Sherlock con un tono serio «Non so se riuscirò a fare tutto nel modo giusto John, dovresti prepararti ad uno dei miei soliti disastri per quanto riguarda le relazioni sociali»
Lui lo guardò per un attimo in quei suoi occhi azzurri che potevano sembrare l'oceano cristallino, ma che in quel momento nascondevano una fragilità mai vista nel suo amico.
«L'unica cosa che mi interessa è che tu sia te stesso Sherlock» gli rispose dopo un paio di minuti «E se anche farai qualcosa di sbagliato a me non importerà»
«Cercherò di non deluderti John» bisbigliò posando anch'egli la sua birra.
«Non potrai mai deludermi Sherlock, sei l'uomo migliore che io conosca» confessò John appoggiando la sua mano sul ginocchio di Sherlock.
«Cosa c'era in quella birra per farmi dire queste cose?!» esclamò divertito John alzandosi dalla poltrona su cui era seduto per andare in bagno.
«Magari ti ho avvelenato»
«È meglio per la tua incolumità che tu non lo abbia fatto di nuovo Sherlock»
«Non hai mai superato quell'episodio eh John?!»
«E indovina di chi è la colpa?!» disse scherzosamente prima di entrare in bagno.

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