Correva l'anno 830.
L'ultimo sole d'estate stava lentamente scendendo oltre la foresta degli alberi giganti, bagnando la terra ed illuminando il cielo con i suoi raggi scarlatti e morenti, mentre l'aria ora più fresca scompigliava i capelli del giovane uomo, in sella al suo cavallo ormai da diverse ore e che non si era risparmiato di impartire ordini ai pochi membri rimasti in vita della squadra di ricognizione, nonostante fossero soltanto una decina.
Ancora una volta. Già.
Ancora una volta sarebbero tornati indietro a mani vuote e con tante, TROPPE, morti sulla coscienza. Ragazzi, uomini valorosi, giovani donne... i titani non avevano mai fatto distinzione alcuna, falciando via quei corpi addestrati ma allo stesso tempo inermi ed inghiottendoli senza pietà.
Era quello il mondo che Erwin Smith affrontava ogni singolo giorno, eppure non mancava attimo in cui non mettesse in gioco tutto sé stesso e tutte le sue abilità di soldato per cercare di salvare più vite possibili.
Galoppava rapido, in sella al suo cavallo ormai quasi allo stremo, grato di essere riuscito a superare almeno la prima cinta muraria ma non ancora certo di essere completamente al sicuro. Il Wall Maria si trovava ormai a diverse miglia alle loro spalle, eppure Erwin era più che sicuro di non aver scampato completamente il pericolo. Come se i giganti potessero raggiungere ugualmente i suoi uomini, nonostante non venissero avvistati da decenni in quelle zone ormai in mano agli esseri umani.-Erwin! Quali sono gli ordini?- la voce acuta e decisa di Hanji sovrastó per un attimo i pensieri dell'uomo che, come attraversato da un brivido, volse il capo in direzione della ragazza per poi puntare nuovamente lo sguardo davanti a sè. Hanji Zoe, entrata nel corpo di ricognizione insieme a lui, lo fissava attraverso il vetro sottile degli occhiali che portava sul viso, sapientemente legati con un elastico scuro intorno al capo. Lo sguardo colmo di eccitazione, paura e determinazione. Capire cosa le passasse per la testa, Erwin scoprí ben presto quanto potesse essere semplice ed allo stesso tempo estremamente complicato.
Quella ragazza era veramente strana.
-Raggiungiamo la foresta il più in fretta possibile. Spronate i cavalli al limite della sopportazione!- esclamó di rimando, inarcando le folte sopracciglia ed assottigliando lo sguardo fino a rendere le sue iridi celesti appena visibili.
Probabilmente avrebbero perso altri uomini prima del calar del sole poiché molti di loro erano feriti e avrebbero avuto bisogno di cure. Cure che non avrebbero ricevuto finché non fossero tornati all'interno delle mura, e questo lui lo sapeva bene.
Perdonatemi. Vi prego di perdonarmi. Pensó, sforzandosi di mantenere il proprio autocontrollo e la freddezza che lo contraddistingueva dalle altre reclute della legione, e ripetendosi nella testa che forse quello era l'unico mezzo che aveva per smorzare il terrore e la paura che attanagliavano i suoi compagni.
Forse era per questo che ormai tutti lo vedevano come un comandante, anche se i suoi superiori non avevano ancora deciso di farlo salire di grado. Forse per via della sua scarsa esperienza, considerata la sua entrata nel corpo di ricognizione risalente soltanto a pochi mesi prima.
-Ci siamo!- urló infine, sovrastando con la voce il rumore degli zoccoli dei cavalli dei suoi compagni, ora riunitisi al gruppo centrale della squadra per trovare rifugio all'interno della foresta che ora li avvolgeva con il suo manto oscuro ed impenetrabile.
Ce l'avevano fatta. Ormai erano in salvo.
Quegli alberi enormi rappresentavano un ostacolo non indifferente ai corpi giganteschi dei titani, perciò se avessero cercato di penetrarvi all'interno non sarebbero passati inosservati.
-Erwin.. forse dovremmo accamparci per la notte, tu che ne dici?- la domanda di Hanji lo fece annuire con decisione, e lo sguardo dell'uomo si posó per qualche istante sui corpi mutilati e sanguinanti di quattro loro compagni sopravvissuti, ma ormai in fin di vita.
-Spostiamoci verso l'interno della foresta. Appena troveremo un luogo sicuro e riparato ci accamperemo e soccorreremo i feriti. Avanti, muoversi!- ordinò, spronando di nuovo il proprio cavallo ed intimando ai suoi compagni di seguirlo senza curarsi dei sospiri di disapprovazione e dei lamenti dei soldati.Avanzarono ancora per tre quarti d'ora abbondanti e, solo quando anche il sole, ormai tramontato, tolse agli uomini l'ultimo spiraglio di luce attraverso il fogliame della foresta, si fermarono.
Mike, un ragazzo alto e ben piazzato, forse della stessa età di Hanji insieme ad un soldato di nome James, gli unici apparentemente illesi, si occuparono subito di dare un primo soccorso ai feriti, mentre il resto della squadra di ricognizione si occupava di realizzare giacigli improvvisati per poter riposare qualche ora in attesa del sole mattutino e della possibilità di ritornare alle mura sani e salvi.
-Hanji, occupati di scrivere un rapporto dettagliato su quanto abbiamo ricavato da questa missione. Mi raccomando, non tralasciare nulla.. io faró un giro di perlustrazione per controllare la zona. Sarò di ritorno in un'ora.- la sua voce gli uscì dalle labbra più roca del solito, e la giovane donna dai capelli castani se ne accorse immediatamente. Nonostante si conoscessero dal giorno in cui erano entrati nella legione esplorativa, lei aveva subito inquadrato Erwin e le erano bastate poche settimane di mera osservazione ed un paio di missioni fuori dalle mura per capire come "funzionasse" la sua testa. Si limitò quindi ad annuire, evitando di fare domande inopportune.
-D'accordo.- disse soltanto, estraendo da una delle borse legate alla sella del proprio cavallo un piccolo diario rilegato in pelle e dalle pagine ingiallite dal tempo.
Erwin le voltó le spalle quasi subito.
Aveva bisogno di stare da solo per qualche minuto, e quale occasione migliore di un normalissimo giro di perlustrazione per poterlo fare senza destare sospetti sui sentimenti contrastanti e sui pensieri che lo tormentavano senza dargli pace?
Ma fu forse per colpa di quelle sensazioni che l'attenzione di Erwin caló al punto da fargli perdere il senso dell'orientamento.Aveva camminato per così tanti minuti, infatti, assorto com'era nei suoi pensieri, da aver smarrito completamente la strada e l'uomo ben presto si ritrovó immerso nel cuore della macchia senza la minima idea di quale fosse la strada giusta per raggiungere i propri compagni.
Era vero, non erano trascorsi più di quaranta minuti, eppure gli sembrava di aver camminato per una vita intera.. accidenti, ma in che razza di punto della foresta si era cacciato?
Fu quando un lieve odore di legna arsa gli solleticò le narici che le sue domande trovarono immediata risposta.
O perlomeno, una parte di esse.
Se fino a pochi istanti prima, infatti, davanti ai suoi occhi si estendeva soltanto vegetazione, gli bastò percepire quell'odore cosí particolare ed avanzare di un passo di troppo verso quella parte della foresta che fino a quel momento non aveva ancora degnato di uno sguardo, per vederlo.
Un villaggio.
Erwin non sapeva spiegarselo, eppure era come se per qualche motivo lo avesse sempre avuto sotto agli occhi ma allo stesso tempo non potesse vederlo. Era una sensazione strana, ed allo stesso tempo inquietante al punto da farlo rabbrividire.
Eppure ora era lì, davanti a lui.
Sembrava un villaggio comune, ad una prima occhiata, eppure vi era un silenzio tale da renderlo più simile ad un cimitero.
La gran parte delle abitazioni erano state incendiate e distrutte, e la quasi totalità dei corpi degli abitanti giacevano carbonizzati al loro interno, oppure impiccati in bella mostra ai margini della strada principale.
Quasi volessero essere un avvertimento.
...ma per cosa?
L'uomo percorse le vie di quel villaggio come ipnotizzato da tanta devastazione e crudeltà, grato all'oscurità che non gli permetteva di vedere perfettamente quei corpi orrendamente martoriati, finchè raggiunto il limite opposto non decise di fare dietro front per portare la notizia di quella macabra scoperta al gruppo di soldati che, con ogni probabilità, lo avevano già dato per disperso.
Fu però nel momento in cui girò i tacchi che lo sentí.
Un lamento soffocato o, meglio, il vagito di un neonato.
Era appena udibile ma Erwin si diresse a grandi passi verso la fonte di quel suono senza pensarci due volte, gli occhi sgranati e ricolmi di speranza, mentre quel debole pianto iniziava a farsi via via più intenso ed acuto.
Si fece largo tra le macerie di una capanna ormai crollata per metà, spostando una quantità incredibile di assi di legno e pietre, trovandovi sepolto al di sotto il corpo senza vita di una giovane donna con le braccia raccolte contro il petto, nel disperato tentativo di voler proteggere qualcosa.
O qualcuno.
Erwin si piegò sulle ginocchia, chiudendo gli occhi alla vista di quel cadavere straziato, prima di sfilare delicatamente dalle braccia rigide della donna un piccolo fagotto che si rivelò avvolgere il corpo piccolo e indifeso di un neonato di poche settimane, forse unico sopravvissuto di quella strage apparentemente insensata.
La prima cosa che l'uomo notò, tuttavia, fu lo strano colorito della peluria che ricopriva il capo di quel bambino, apparentemente di un blu intenso, e la forma lievemente appuntita delle sue piccole orecchie.
Quando però abbassò lo sguardo per posarlo nuovamente sul corpo della donna, e successivamente sui corpi impiccati ed ancora riconoscibili degli altri abitanti del villaggio, Erwin si accorse che non era soltanto quel neonato ad essere cosí particolare.
E la cosa gli congelò letteralmente il sangue nelle vene.
Che vi fossero segreti ancora da rivelare anche riguardo la specie degli uomini, oltre che a quella dei giganti?
Lui non lo sapeva.
L'unica cosa di cui era certo, era che non avrebbe abbandonato quel bambino al suo destino.
Poco ma sicuro.
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The Day After Tomorrow
FanfictionCosa succederebbe se nel mondo di SNK facesse la sua comparsa una nuova figura piuttosto singolare, ed il suo destino si mescolasse alle vicende dei nostri soldati della legione? Alcuni la conosceranno già, se avranno letto i libri di Licia Troisi...