Scherzo della Natura

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Quindici anni dopo.

-Nihal, sbrigati! Stanno arrivando!- una voce acuta, ancora infantile, destò improvvisamente la ragazzina dal sonno leggero in cui era sprofondata, facendola quasi sobbalzare.
-Dannazione, Eren! Rischio di cadere di sotto se mi spaventi in questo modo!- esclamó la giovane di rimando, passandosi una mano tra i folti capelli di un curioso blu notte, mentre il caldo vento estivo ora le scompigliava quella lunga chioma che a tratti le solleticava i viso per poi ricaderle morbidamente sulla schiena.
Si alzò in piedi quasi all'istante, puntando il suo sguardo gelido e penetrante negli occhi verdi del più piccolo che presto si ritrovò costretto a guardare altrove, imbarazzato e lievemente a disagio. Nihal odiava essere svegliata di soprassalto, ed Eren questo lo sapeva bene.
Eppure il ragazzino non si lasciava sfuggire nemmeno una singola occasione per devastarle i timpani con la sua vocetta squillante, come se le sue orecchie sproporzionatamente lunghe ed appuntite non fossero già un problema di per sè.
-N-Non dirmi che adesso inizi ad avere paura! Ti fai chiamare "capo" ma non sembra tu abbia molto fegato..- esordì il castano, mostrandole la lingua. Accidenti a quel ragazzino impertinente.
Eppure Nihal era anche più grande di lui di un paio d'anni e nonostante la sua corporatura apparentemente minuta sapeva combattere come un adulto ed arrampicarsi ovunque volesse con una semplicità incredibile! Era dunque rispettata dai ragazzini del distretto di Shingashina non soltanto per il suo aspetto estremamente curioso, per il quale era considerata da tutti come uno scherzo della natura: lei era anche la più forte.
E nessuno aveva mai osato mettere in dubbio il suo titolo.
Eppure quel mocciosetto dai capelli castani non esitava mai dal volerla stuzzicare, come se si divertisse a sfidare la sorte.
-Eren.. dovremmo andarcene. Non è sicuro stare qui oggi.- ed eccola lì quella ragazzina silenziosa e saggia, nonostante la sua tenera età, che da un po' di tempo a quella parte seguiva Eren come un'ombra.
Occhi splendenti, capelli scuri come la pece, pelle chiarissima e tratti orientali. Mikasa sembrava essere sinceramente devota al castano, cosa che Nihal non si era mai preoccupata di comprendere.
A lei interessavano soltanto due cose: combattere e diventare il guerriero più temuto di tutta Shingashina, il piccolo distretto che rappresentava tutto il suo mondo.
La ragazza si voltó di scatto, fissando il villaggio cinquanta metri sotto ai suoi stivali con aria da predatrice, per poi volgere lo sguardo nuovamente verso i due che si erano arrampicati sul Wall Maria apposta per venire a cercarla, come ogni singola mattina.
-Mikasa ha ragione, oggi il muro servirà ai soldati di vedetta per avvistare il Corpo di Ricognizione di ritorno dalla spedizione.. giusto Eren?- disse la ragazza, passando con rudezza una mano tra i capelli del castano e ridendo di gusto ai suoi tentativi di resistenza. Odiava essere trattato come un moccioso, e Nihal lo sapeva bene.
-È per questo che siamo venuti a chiamarti, scema. Se ci sbrighiamo arriveremo alla porta prima del suono delle campane..- rispose lui, voltandole le spalle e dirigendosi stizzito verso il montacarichi insieme a Mikasa, per poter scendere e raggiungere il villaggio.
Nihal invece restó a fissare il vuoto sotto ai suoi piedi, mentre un sorriso di sfida le si dipingeva sul viso ed i suoi grandi occhi viola osservavano con attenzione ogni singola sporgenza sul quel muro apparentemente liscio.
Poi si gettó di sotto senza timore, lasciandosi alle spalle le grida spaventate di Eren e Mikasa che mai e poi mai si sarebbero aspettati un simile gesto da parte sua.
Si lasció cadere nel vuoto per alcuni istanti, per poi visualizzare una piccola scanalatura sotto di sè ed aggrapparvisi fermamente con una mano in modo da rallentare la caduta, lasciandosi poi nuovamente scivolare verso il basso, fino ad un grosso albero cresciuto proprio alla base del muro, la cui folta chioma avvolse la figura minuta di Nihal attutendone l'impatto come un cuscino.
Raggiunse dunque terra in un batter d'occhio, ed immediatamente alzó lo sguardo verso la sommità del Wall Rose dalla quale i due ragazzini avevano osservato la scena letteralmente congelati dalla paura che la loro amica si fosse rotta l'osso del collo.

-Sto bene, ragazzi! Sono o non sono la più forte?!- esclamó vittoriosa, passandosi poi rudemente le dita tra i lunghi capelli fluenti per liberarli dal fogliame e dai rami secchi che vi si erano impigliati durante la caduta.
N

on fece peró in tempo ad aggiungere altro che il suono metallico e scoordinato delle campane riempì l'aria, raggiungendo le orecchie dei tre ragazzini in pochi istanti.
Non dissero nulla.
Eren e Mikasa si calarono rapidamente di sotto con il montacarichi, raggiungendo di volata Nihal che aveva già iniziato a correre verso la folla di persone che si erano riunite in attesa di vedere rientrare la Legione Esplorativa, di ritorno dalla missione.
Nihal non si era mai granchè interessata a cosa potesse esserci all'esterno di quelle mura che da sempre avevano fatto parte della sua quotidianità, a differenza di Eren, impegnata com'era a cercare di tenere a bada il suo spirito irrequieto e la sua smania di combattere per evitare di far finire nei pasticci suo padre Livon.
A Shingashina, tuttavia, l'uomo era ormai conosciuto come un genitore non all'altezza di tenere a bada una ragazzina che tutto sembrava tranne che normale. Eppure lui continuava a svolgere il suo lavoro di fabbro, riuscendo a mettere a tacere le malelingue con la sua maestria che in pochi riuscivano ad eguagliare. Non esisteva infatti minerale, metallo o pietra che Livon non sapesse trasformare in un'opera d'arte e Nihal era così fiero di lui da considerarlo tutto ció di cui avesse bisogno per sentirsi felice ed al sicuro.
-Guardate! Stanno entrando!- esclamó Eren tutto d'un tratto, facendo trasalire la ragazza e riportandola bruscamente alla realtà.
Il sorriso radioso del ragazzino però non durò a lungo.
Alla vista dei volti scavati, degli occhi spenti e vitrei e delle ferite orribili della maggior parte dei sopravvissuti, al castano si geló il sangue nelle vene.
Soltanto Nihal e Mikasa restarono impassibili a guardare quella sfilata che tutto sembrava tranne che un rientro trionfale.
Avevano fallito. Di nuovo.
Delle svariate decine di uomini che erano partiti, soltanto un pugno di soldati erano rientrati sani e salvi, e Nihal avrebbe scommesso volentieri il suo pugnale preferito che almeno la metà di loro sarebbe morta nei giorni successivi a causa delle gravi ferite riportate.
Nihal tattenne a stento un conato di vomito per poi sbuffare irrequieta.
-Me ne vado. Se volete restare a guardare questo scempio fate pure, io ho di meglio da fare.- sbuffó stizzita la più grande, voltando le spalle ad Eren e Mikasa per poi allontanarsi dalla folla.
Non poteva crederci.
Possibile che la Legione Esplorativa non fosse ancora riuscita a giungere ad una svolta nella lotta contro i giganti? Quanti uomini sarebbero ancora morti prima di poter dire di aver finalmente scoperto qualcosa di decisivo?
Si sentiva talmente frustrata ed arrabbiata che quasi senza accorgersene iniziò a correre con tutta la forza che le sue esili gambe le permettevano, allontanandosi dal centro abitato per raggiungere la piccola casa in pietra e mattoni che lei e Livon condividevano da quando ne aveva memoria.
Spalancó la porta con un calcio, per poi sedersi su un piccolo giaciglio di paglia e coperte, tamburellando nervosamente le dita sull'elsa finemente lavorata dell'arma che portava sempre legata in vita.
Livon le aveva regalato quel pugnale un anno prima, quando le dicerie sullo strano aspetto della ragazzina avevano iniziato a preoccuparlo al punto da temere per l'incolumitá della figlia.
Inutile dire che dal momento in cui la ragazzina aveva messo le mani su quel piccolo capolavoro di artigianato, la notizia si era sparsa per tutta Shingashina da quanto Nihal aveva iniziato a vantarsene.
Ed allo stesso tempo, ovviamente, le chiacchiere sul suo conto si erano lentamente trasformate in niente più che sussurri impercettibili.
-Oh, buon pomeriggio anche a te Nihal! Di malumore come al solito?- scherzò l'uomo, interrompendo solo per un istante il suo lavoro per poi tornare a battere con il martello il metallo rovente a cui stava dando forma.
-Non mi scocciare, Vecchio. Oggi non tira proprio aria..- borbottò la ragazzina, accavallando le gambe ed incrociando le braccia al petto. Se non altro il rumore assordante che riempiva quella piccola casa l'avrebbe aiutata a distrarsi dai pensieri che quel pomeriggio avevano iniziato ad offuscarle la mente.
-Lo vedo. Non eri con Eren e Mikasa?- chiese Livon, alzando un sopracciglio con fare interrogativo.
-Li ho lasciati indietro.- rispose Nihal, lapidaria, mordendosi l'interno della guancia quasi con rabbia.
Non capiva nemmeno lei perché ciò che aveva visto pochi minuti prima l'avesse turbata fino a quel punto. Aveva soltanto come la sensazione di non trovarsi nel posto giusto. Come se qualcosa la stesse chiamando a gran voce, dicendole che se ci fosse stata lei tra le fila della spedizione, forse...

...le cose sarebbero andate diversamente.

Nihal sussultó appena, spalancando i grandi occhi violetti ed alzandosi in piedi di scatto. L'espressione tesa di chi aveva appena realizzato qualcosa di estremamente importante.
-Vecchio..- disse soltanto, senza voltarsi nemmeno a guardare in volto il padre che per lo stupore si era bloccato con il martello a mezz'aria guardandola con aria allibita.
-Io.. voglio arruolarmi nel Corpo di Ricognizione.-

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 24, 2019 ⏰

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