Capitolo XVIII - Louis perde

12.5K 500 210
                                    

Behind Blue Eyes - The Who

Louis non ha mai creduto nella felicità.
L'idea gli è sempre sembrata frivola ed eccessiva. La felicità, per lui, significava mantenere uno stato di comfort. Più di quello gli sembrava solo una stronzata. Qualsiasi altra cosa gli sembrava intangibile e sconvolgente, vagamente disgustosa. Qualsiasi altra cosa sembrava lontanissima.
Ma probabilmente era solo perché non sapeva nemmeno che Harry Styles esistesse in mezzo a tutte queste cose.
Non sapeva nemmeno cosa si provasse a chiudere gli occhi e sentire il respiro di qualcun altro danzare ritmicamente sulle sue palpebre. Non sapeva nemmeno cosa si provasse ad addormentarsi con la pelle imbevuta del calore di qualcun altro, o che avrebbe potuto sorridere al semplice suono di un'altra voce, respiro, sospiro. Non sapeva nemmeno che avrebbe potuto vivere e mangiare e respirare assieme ad un altro essere umano che, in qualche modo, avrebbe dato importanza a tutto, avrebbe fatto funzionare tutto. Non sapeva che sarebbe comunque potuto rimanere se stesso pur dando tutto se stesso e non sapeva assolutamente, assolutamente che il suo mondo non era mai stato un mondo prima d'ora e che lui, Louis Tomlinson, sarebbe potuto essere felice.
Non aveva mai saputo cosa si stesse perdendo.
Ma adesso che lo sa? Ora che ha Harry, avvolto nel suo corpo e nella sua testa e nel suo spirito? Ora che sa cosa si provi a trasportare aria nel petto e luce negli occhi al posto di tutto quel piombo, del cemento, delle notti silenziose... Ora che lo sa, non pensa che potrebbe mai tornare indietro.
C'è Harry adesso, ci sarà sempre Harry.
E Louis Tomlinson è felice.
"Perché mi stai fissando?" chiede Harry, le labbra piegate in una smorfia curiosa e imbarazzata mentre osserva con un sguardo confuso e di giada il viso di Louis. Le pieghe da sonno sulle sue guance sono accentuate dalle luci del mattino, i suoi capelli arruffati e caotici, sparsi sul cuscino. Le caviglie sono premute tra quelle di Louis, la pelle calda e liscia. Harry è così bello.
"Perché," bisbiglia Louis, la voce mattutina gracchiante mentre sfiora la fronte di Harry con le mani sgraziate dal sonno, spostando delle ciocche vagabonde. Le lenzuola frusciano con il movimento. "Non riesco a smettere di guardarti."
Le parole suonano confuse e piene di elio, fluttuando sempre più in alto perché Louis si sente ubriaco anche se si è appena svegliato. Non sa cosa significhino, solo che suonano giuste.
Harry capisce, però. Sorride contro il cuscino e capisce mentre un rossore si spande sul collo, mentre le sue mani cingono i fianchi di Louis.
Non vuole mai più un altro paio di mani su di sé. Non vuole che nessuno lo tocchi più, non vuole sentire palmi che non siano di Harry, non vuole pelle d'oca che non sia data da Harry. È solo Harry, sarà sempre e solo Harry.
"Non voglio che smetti di guardarmi," mormora Harry, la voce così profonda mentre avvicina sempre di più il suo viso sorridente e arrossito. Il suo respiro sa di gesso e a Louis non potrebbe fregargliene di meno mentre allaccia le dita tra suoi capelli. "Anch'io sono fissato con te, Louis. Tutto il resto non conta."
Suona così giovane e impertinente ed egoista. Louis lo ama. È quel tipo di frase fatta apposta per lui.
"Tutto il resto non conta," annuisce, tirandosi Harry più vicino, connettendo le loro labbra.
Hanno ancora due giorni di tutto questo – solo loro. Solo loro, la loro pelle, i loro occhi assonnati e le mani che si sfiorano, e una casa che possono fingere sia loro prima che Anne e Gemma tornino. Ancora due giorni interi.
Louis è così felice; è felice.
"Ti amo," sospira Harry contro la sua bocca socchiusa e Louis approva nella sua gola, facendoli rotolare e sentendo le lenzuola attorcigliarsi attorno a loro, assicurandoli al letto.
Ancora due giorni. E tutto il resto non conta.
 
**
 
"Lo sai che mancano solo due giorni all'annuncio della Brenton, vero?"
Louis deglutisce, strofinando il boccale opaco tra le sue mani dal suo posto dietro il bancone, le parole di Zayn che lo raggiungono a malapena sopra il brusio del pub. Sente comunque il suo sguardo su di lui, nascosto dietro ai suoi capelli e a strati di patchouli. Da qualche parte nelle vicinanze, Niall sta giocando a freccette con un quarantenne scozzese in tuta da lavoro.
È passata più di una settimana dal giorno in cui Louis e Harry sono stati a letto insieme, dal giorno in cui Louis ha troncato con Liam, dal giorno in cui ha trovato finalmente la felicità. Da quel momento, è stato troppo occupato dalla sensazione della pelle di Harry contro la sua per collegarsi al mondo esterno, per concentrarsi sulla realtà o sui dettagli di qualsiasi cosa. A parte lo stare qui al pub, da Stan, o a casa di Harry, Louis non è davvero andato da nessuna parte, visto nessuno, o fatto granché. È stato tutto tranquillo e semplice. Spontaneo. Bello.
Il che probabilmente è il motivo per cui Zayn ha insistito a portare qui Niall stasera, in un messaggio striminzito che diceva solo, 'Mi manchi e stiamo venendo a trovarti'.
E ora eccoli qui. E le cose sembrano già un po' meno semplici.
Louis rimane comunque impassibile alle parole di Zayn. Ora è felice – ha Harry, sono innamorati, e tutto è più meraviglioso di quanto Louis avrebbe mai osato sperare. Non ha parlato o sentito Liam dalla notte in cui ha chiuso con lui. È tutto perfetto. Non deve più avere paura.
Si limita allora ad osservare Zayn in modo sereno. "Sì? E allora?" Appoggia il bicchiere, afferrandone un altro. "Non ha più niente a che fare con me."
Ma Zayn continua a fissarlo, le mani sul bancone. "E se Harry venisse preso?"
Scrolla le spalle. "Allora ci inventeremo qualcosa," risponde semplicemente. "Dio solo sa quanti pochi legami abbia in questo posto. Andrò con lui. Ne abbiamo parlato. Non siamo preoccupati né niente."
Ed è la verità; ne hanno parlato, hanno discusso sulle diverse alternative. Hanno discusso sul futuro – qualcosa che una volta sarebbe stato impossibile. Ora, sembra improvvisamente inevitabile.
Louis sorride tra sé al pensiero.
"Va bene," Zayn annuisce, senza distogliere lo sguardo. Fa una pausa. "E Liam?"
La presa sul bicchiere si stringe per un attimo. "Liam cosa?"
"Cosa farà se non lo prendono?" domanda lentamente, le parole vellutate e la voce bassa.
La testa di Louis scatta verso l'alto, il suo sguardo duro come marmo graffiato, la mascella rigida. "Non è un mio cazzo di problema, no?" sente se stesso scattare, accompagnato da un afflusso di sangue alla testa.
Liam non c'è più adesso, Liam non è importante. Louis è felice e Liam non è più importante.
Potrebbe anche non esistere.
Zayn rimane in silenzio, le labbra contratte. "Non se la sta passando bene, Lou," mormora dopo un attimo, osservando ancora con attenzione i movimenti di Louis mentre ritorna al bicchiere tra le sue mani, il calore ad accumularsi alla base della sua gola. "Sono preoccupato. Temo che abbia perso se stesso."
Louis sbuffa. "Tanto per cominciare, lo ha mai trovato?"
E a quello, Zayn si acciglia, le labbra a piegarsi aspramente verso il basso, sposando la simmetria del suo volto felino. "È mio fratello, Louis," dice lentamente, le sopracciglia unite. "Sono preoccupato per lui. Gli voglio bene e posso dirti che c'è qualcosa che non va."
Ma Louis si limita a continuare a lucidare il bicchiere, la mascella serrata.
"Credo che dovresti chiarire con lui." Le parole di Zayn sono calme. "O almeno provarci. Gli farebbe piacere. Credo che ne abbia bisogno."
Ma la frase ha a malapena lasciato le sue labbra prima che Louis scuota la testa. "Assolutamente no. Scordatelo."
Perché no, Liam non ha più importanza. Louis è felice, maledizione.
"Perché?"
"Ho detto di no, Zayn," scatta Louis di nuovo e Zayn si acciglia ancora di più mentre qualcosa di torbido comincia a stabilirsi nell'aria tra loro.
Il che, merda. Deve darsi una calmata. Non c'è bisogno di comportarsi così, di attaccare Zayn, tra tutti. Cristo. Andrà tutto bene – deve ricordare a se stesso che è tutto a posto, che non c'è più niente di cui preoccuparsi.
È solo che... Sembra tutto così... giusto? È giusto, sì. È una sensazione meravigliosa, perfetta, addirittura. Louis non si è mai sentito così prima d'ora, non si è mai sentito libero e capace e felice e semplice in questa vita prima d'ora. Non gli manca Liam, non gli manca la vita legata a quel ragazzo, ed è così... Louis è protettivo, okay? È protettivo nei confronti della propria felicità, di Harry, della felicità di Harry... è protettivo nei loro confronti. Perché, nonostante il fatto che tutto questo casino sia finalmente concluso, la sua relazione con Harry sembra ancora... precaria, in qualche modo. Sembra ancora intrappolata tra le ragnatele. Come una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. Come un vaso delicato appoggiato sul bordo di un alto scaffale, che rischia di cadere e frantumarsi sul pavimento ai suoi piedi.
Perché, nonostante tutto al momento sembri così meraviglioso, non riesce ancora a non avere paura – più di ogni altra cosa in tutto il fottuto pianeta – che tutto potrebbe ancora essergli strappato via.
Non può succedere. Non può. Non succederà.
Quindi evita gli occhi di Zayn mentre lavora, imponendosi di calmarsi mentre butta giù i suoi pensieri paranoici e il veleno.
"Okay," borbotta il suddetto alla fine, scivolando giù dallo sgabello, la maglietta psichedelica a pendergli dalle clavicole. Louis segue i movimenti di sbieco, al momento troppo in imbarazzo per incrociare il suo sguardo. "Come ti pare. Ma non la stai gestendo nel modo giusto. Sono felice che la relazione tra te e Harry stia funzionando... ma non stai facendo la cosa più saggia, Lou. Non in questo momento."
Non aggiunge nient'altro mentre si allontana per raggiungere Niall.
Louis sospira nell'attimo in cui se ne va, lanciando lo straccio sul bancone con più forza di quella strettamente necessaria, sentendo all'improvviso l'intero corpo inspiegabilmente teso, la pelle tirata sulle ossa.
Mancano solo due giorni alla proclamazione. Andrà tutto bene. Non ha nessun motivo di preoccuparsi. È tutto perfetto. Rimarrà perfetto.
Andrà tutto bene.
Tutto.
Recupera lo straccio e comincia a lucidare un altro boccale.
 
**
 
Più tardi, quando Louis arriva a casa di Harry, saluta Anne e Gemma agitando la mano e con caldi sorrisi. Sono entrambe mezzo addormentate sul divano, raggomitolate mentre guardano qualche programma di danza in tivù. È una visione stranamente dolce, quella di loro due, con le loro coperte lavorate a maglia tirate fino al mento, i visi illuminati dalla luce dello schermo. Louis sorride e sente un moto d'affetto tirargli nel petto mentre si leva le scarpe e si avvia su per le scale.
In silenzio, raggiunge la porta di Harry, aprendola con delicatezza mentre abbassa la cerniera della sua giacca, la pelle che ancora formicola per la fredda brezza primaverile della notte.
"Ehi," bussa, il sorriso che già comincia a sbocciare quando Harry si volta dal pavimento. È a gambe incrociate, che sistema i suoi dischi per nome, o qualcosa del genere. Indossa un maglione largo e nero, il suo beanie color pesca infilato sulla testa, e i calzini viola sono tirati sopra gli skinny jeans, fino alle ginocchia. Appare ridicolo e delicato e irrompe in un sorriso nel momento in cui posa gli occhi su Louis, il che gli provoca crampi di piacere alla base dello stomaco.
Harry lo ama, Harry è suo. Il pensiero non smetterà mai di farlo vacillare.
"Lou!" lo saluta, forte e infantile, riempiendo la stanza con la sua voce.
Dio, anche una misera stronzata come Harry che dice il suo nome è abbastanza per smontare Louis, Cristo.
"Ehi, tu," mormora, sorridendo mentre Harry ricade sul pavimento, allargando le braccia come un bambino. Sta ancora sorridendo e Louis non riesce a trattenersi dal ridere mentre si trascina dentro la stanza, chiudendo la porta dietro di sé e lasciando cadere la giacca su una sedia. "Come sta il mio bellissimo cucciolotto oggi?" cinguetta in modo scherzoso, abbassandosi sulle ginocchia e stringendo le mani di Harry nelle proprie.
Dalla sua prospettiva, Harry è sottosopra, sdraiato sul pavimento con il suo beanie pendente da un lato. Sta ridacchiando in silenzio, le guance accaldate e i ricci tutti storti. Ridicolo, adorabile imbecille.
Louis si china e lo bacia immediatamente. Harry si aggrappa al suo collo, tirandolo giù senza mai lasciarlo.
"Ehi," protesta Louis, incespicando in avanti e fermandosi appena in tempo, le mani aperte sulla moquette. "Stavo per caderti addosso!"
"Non mi sarebbe dispiaciuto," Harry gli strofina il naso sulla pelle, rannicchiandosi come un bambino. "Mi sei mancato. Per favore, non andare mai più a lavorare. Per favore, licenziati e passa tutto il tuo tempo con me."
Louis si limita a ridacchiare, lasciandosi baciare.
"Ehi," mormora dopo un attimo, mentre Harry sembra che stia annusando la sua mascella. Le parole di Zayn al pub gli tornano in mente, riaccendendo il lieve formicolio d'ansia che sembra portare sempre con sé. "Ehi, uhm. Lo sai... lo sai cosa succederà tra due giorni, vero?"
"Mh?"
Louis deglutisce. "Annunceranno la scelta per Brenton."
"Mmhm," Harry mormora distrattamente, sfiorando ancora con il naso la pelle di Louis, il calore del suo collo.
Louis sbatte le palpebre, arricciando il naso. "Non sei preoccupato?" domanda, vagamente perplesso. "Per il tuo futuro?"
Ma Harry sembra impassibile. "Nuh-uh."
"Eh? Perché no? Hai studiato abbastanza? Sei preparato? Sei pronto?" domanda Louis preoccupato mentre si allontana appena per guardare Harry negli occhi. Brenton non è il suo sogno? Non vuole intraprendere una carriera come medico per la sua famiglia? "Lo so che è importante per te, quindi se vuoi che stanotte me ne vada così hai più tempo per, tipo, organizzarti, o che ne so–"
Ma Harry sta scuotendo la testa, tirandosi a sedere e guardando Louis negli occhi con qualcosa di elettrico nel suo sguardo. "No, non te ne andare," brontola, calmo e affettuoso. "Sono totalmente preparato, Louis." Sorride, però, chiaramente felice. "Sei sempre così attento nei miei confronti, non è vero? Grazie."
Louis arrossisce.
"Sì, be'," borbotta, piegando la testa. "Voglio solo assicurarmi che tu stia bene, tutto qui."
"Sto bene," lo rassicura Harry, guardandolo con dolcezza.
"Okay," annuisce Louis, nascondendo il sorriso. "Bene."
"Bene."
Si scambiano sorrisi.
"Inoltre," continua Harry lentamente, afferrando la mano di Louis e giocando delicatamente con le sue dita. I suoi occhi si abbassano sui movimenti. "Anche se prima ero nervoso riguardo tutta questa storia... Ehm. Credo che ora... veda le cose in maniera un po' diversa." Alza momentaneamente lo sguardo prima di tornare sulle loro mani. "Hai cambiato la mia prospettiva su un sacco di cose, Louis."
Sbatte le palpebre, sorpreso. "Oh, davvero?" domanda con calma, i polpastrelli che formicolano contro quelli di Harry.
Harry annuisce. "Sì. Mi fai venir voglia di... vivere per me stesso, presumo. Mi fai venir voglia di vivere davvero, in realtà." Ridacchia prima di sorridere timidamente. "Non so. Credo che tu mi abbia semplicemente ispirato ad inseguire le cose che voglio davvero, capisci? E a non aver paura delle conseguenze, o cose del genere. Solo... semplicemente vivere la mia vita."
Mi fai venir voglia di vivere davvero, in realtà.
Cazzo.
Louis deglutisce mentre fissa il ragazzo di fonte a sé, chiedendosi se sia stato spazzato via, se sia disperso nel mare. Un marinaio annegato.
"E questo da dove ti è venuto?" domanda commosso, tirandosi Harry sul grembo mentre sente un'ondata di orgoglio sgorgare nel suo petto. Lui ha fatto sentire Harry così? Harry? Quando Harry è quello ad aver fatto lo stesso per lui?
Le sue labbra si piegano all'insù; si chiede se smetterà mai di sorridere.
Ma Harry si limita a scrollare le spalle. "È solo che..." alza la testa da dove è appollaiato sulle gambe di Louis, le mani che ora giocano con il colletto della sua maglietta. "Non so. Volevo solo che lo capissi. Prima dell'annuncio."
Louis annuisce in modo contemplativo, principalmente a se stesso, mentre osserva Harry continuare a giocare con i buchi nella sua maglietta. "Lo sai che, qualsiasi cosa accada, sarò al tuo fianco, vero? Ovunque andrai, ti seguirò?" gli ricorda con gentilezza.
L'affermazione fa sorridere Harry a trentadue denti. "Sì, ovvio," replica in un sussurro, addolcendosi all'istante mentre la sua mano si blocca e i suoi occhi incontrano quelli di Louis. "Lo so. E lo stesso per me, lo sai sì?"
E Louis sente qualcosa, in quel momento. Sente qualcosa forte e potente, qualcosa di incredibile; è abbastanza da portare le sue mani e le labbra a piegarsi dalla felicità, forse gioia, prima di ritrovarsi a stritolare Harry contro il suo petto mentre emette un ruggito da leone, ridicolo e stupido. Qualcosa che suona così totalmente non da lui, eppure così tremendamente sincero. "Non ti lascerò mai andare," lo prende in giro ruggendo, giocoso ed esuberante. "Mai e poi mai, cucciolo. Sei mio!"
"Sono tuo, sono tuo!" Harry ride, felice come non mai mentre finge di liberarsi dalle braccia di Louis strette attorno al suo corpo, le dita premute sulle sue costole.
 Allora si fermano, osservandosi con risate silenziose e sorrisi catturati nei loro occhi prima che Harry all'improvviso si sporga in avanti, senza preavviso, per leccare la guancia di Louis.
"Oh, Gesù," geme Louis, "dimmi che non mi hai appena–"
"L'ho fatto."
Louis gli lancia un'occhiataccia. "Ti odio."
Riceve un sorriso a trentadue denti in risposta. "Ti amo."
Sorridono, si baciano, e il mondo si dissolve.
 
**
 
È proprio mentre Harry si sta addormentando, al buio, accoccolato sul letto tra le braccia di Louis, che mormora qualcosa sottovoce.
"Mh?" domanda Louis, avvicinando l'orecchio. Deve andarsene a breve – non ha ancora le chiavi dell'appartamento di Stan e non vuole che quel poveretto lo aspetti sveglio.
"Magari quando comincerà l'estate potremmo andare a trovare la tua famiglia," ripete Harry, mezzo addormentato.
Come al solito, Louis si irrigidisce.
"Harry..."
"Vorrei solo che ci provassi, Lou," farfuglia, le parole appesantite dalla stanchezza. "Desidero più di ogni altra cosa che ci provassi..."
"Harry, dormi," lo zittisce, sentendo formicolare l'ansia. "Va tutto bene, cucciolo, dormi."
"Vorrei che mi permettessi di aiutarti..."
Louis deglutisce. "Shh," dice dolcemente, carezzando i suoi ricci. "Riposa le tue labbra."
Ma Harry continua.
"C'è una parte di te..." mormora, pianissimo, le labbra soffocate dal cuscino, "che credo tu tenga sotto chiave. Che tieni lontana da me. Non mi dai tutto te stesso. Io ti do tutto me stesso." Le parole suonano oniriche e fluttuanti, strisciando lungo i canali uditivi di Louis e stringendo la base della sua spina dorsale. Si blocca, ascoltando le parole di Harry lente, metodiche, tranquille. "Ma tu non mi dai tutto te stesso. Vorrei che lo facessi. Vorrei che mi permettessi di aiutarti. Se solo provassi a contattarli, se solo facessi quel passo nella tua vita... Forse allora potrei averti. Forse riusciresti ad accendere la luce."
Il silenzio riempie la stanza, fatta eccezione per il respiro di Harry e il cuore di Louis.
"Forse a quel punto mi permetteresti di averti completamente."
È l'ultima cosa che Harry dice prima di addormentarsi, finalmente, stretto tra le braccia di Louis che ora sono diventate fredde.
 
**
 
Domani è il grande giorno.
Brenton annuncerà il suo nuovo membro. E Louis vuole che Harry ottenga quel posto, vuole che lo ottenga così, così tanto.
Ma una parte di lui, quella parte di lui silenziosa, tesa e fredda che esiste nel fondo del suo stomaco e nel retro del suo cranio, sussurra il nome di Liam al solo pensiero. Non sa perché. Non lo capisce.
Ma il nome di Liam sembra essere sempre ad un soffio, ricoprendo la sua coscienza e premendo contro le sue ossa.
Perché, cosa farà se Harry verrà preso? Che cazzo farà Liam Payne?
Louis non l'ha visto, non ci ha parlato, ha a malapena sentito il suo nome da quella notte e... Non ha la più pallida idea del suo status mentale, salvo per le rare briciole di informazione che Zayn gli lancia di tanto in tanto. Non sa se Liam stia tramando vendetta, se abbia superato l'intera faccenda, o se si sia semplicemente... arreso? Se abbia trovato qualcun altro per fare il lavoro sporco? Louis non lo sa.
Quello che sa è che Liam non ha provato a fare niente con Harry. Non ha fatto cazzate a scuola, non ha neanche cercato di tormentare Louis. Non ha fatto praticamente nulla di quello che ci si aspetterebbe da Liam Payne.
Ma, d'altronde, Harry ha anche accennato che ultimamente non si è fatto vedere in giro. Il che è... strano.
"Lo sai, non vedo Liam da un po'," aveva detto, raggomitolato sul fianco di Louis mentre stavano sdraiati sul divano al buio, pelle contro pelle, respiro contro respiro.
Louis aveva cercato di non irrigidirsi, aveva cercato di non lasciare che il suo sangue si scaldasse. "Oh?" era riuscito a dire in modo noncurante.
Aveva sentito Harry annuire. "Credo sia malato o qualcosa del genere... Non è venuto a lezione."
"Oh," Louis aveva tossito. "Strano."
"Spero che stia bene," aveva mormorato Harry. Louis aveva percepito un tintinnio nel suo petto, perché Harry è troppo compassionevole per il suo stesso bene. "So che anche lui sta provando ad entrare alla Brenton. Spero che lo stress non l'abbia buttato giù, o qualcosa di simile."
Louis si era limitato a rimanere in silenzio, le labbra strette mentre Harry si sollevava sul gomito, alzando il collo per osservarlo.
"Desidera così tanto essere preso? È, tipo, stressato? Ne sai qualcosa?"
Per un attimo, Louis aveva pensato di ignorare la domanda – magari cambiando argomento o archiviandolo. Ma invece, si era trovato ad annuire in maniera asciutta, solo una volta, i suoi occhi intrappolati in quelli spalancati e preoccupati di Harry.
"Oh," Harry aveva sbattuto le palpebre, accigliandosi appena. "Mi sento in colpa. Teoricamente, sono il suo rivale." Aveva sollevato lo sguardo, preoccupato. "Spero che non la pensi in questo modo? Spero che non pensi di dovermi, tipo, temere, o qualcosa di simile? Non voglio che pensi che io sia una minaccia... non è così. È molto più intelligente di me. Decisamente più popolare. Ha anche un sacco di soldi. È la scelta ovvia... Lo sa, vero?"
Qualcosa di pesante si era sistemato all'interno di Louis, qualcosa che si era aggrappato alla sua lingua mentre fissava Harry senza vederlo, osservava la preoccupazione sul viso del ragazzo e sentiva il lento gocciolio delle sue parole. Era tutto troppo personale e faceva venire a Louis voglia di ridere tanto quanto gli faceva venir voglia di vomitare. Si sentiva intrappolato tra le ragnatele. Tutto sembrava essere intriso di bugie, inganni, segreti. Non sarebbe dovuto essere così, però, dal momento che aveva sistemato ogni cosa.
Ma si sentiva comunque in quel modo, si sente tuttora in quel modo, e quel giorno la sensazione era rimasta in maniera nauseante all'interno di Louis.
"Tu te lo meriti," era riuscito eventualmente a dire in risposta, la sua voce rotta in un sussurro mentre carezzava la guancia di Harry con la mano. Non si era dilungato, non aveva pronunciato un'altra parola, e sebbene l'affermazione avesse creato una rughetta tra le sopracciglia di Harry, il ragazzo non aveva insistito, sistemando invece la sua testa sul petto di Louis.
"Grazie per essere sempre così meraviglioso con me," aveva sospirato Harry contro di lui.
Louis l'aveva stretto più forte, pregando la sua gola di buttar giù l'ondata di senso di colpa indesiderato.
Vorrebbe non sentirsi in colpa. Vorrebbe aver risolto la questione un pochino meglio, essere stato un po' più onesto con Harry.
Ma il fatto è che, l'ha detto Harry stesso – non voleva sapere la verità, non voleva conoscere il passato. Non aveva importanza, aveva detto, quindi è tutto a posto. È tutto meraviglioso. E domani sarà pure il giorno in cui Brenton annuncerà chi frequenterà la loro scuola. Sarà pure il giorno che Louis, Harry e Liam hanno atteso fin dall'inizio. Sarà pure il giorno che potrebbe potenzialmente distruggere le fondamenta di Louis...
Ma andrà tutto bene.
Louis ha bisogno che vada tutto bene.
Andrà tutto bene.
 
**
 
"Andrai alla cerimonia stasera?"
Zayn alza lo sguardo dal disco di Aphex Twin tra le sue mani, gli occhiali che gli scivolano sul naso. "Sì. Liam, ricordi? È la sua serata."
Oh. Giusto.
Louis annuisce, continuando a camminare in maniera irrequieta tra le corsie di innumerevoli vinili.
Sono al negozio di musica, Louis sta tenendo compagnia a Zayn durante il suo turno mentre Harry sta finendo le sue riunioni con gli insegnanti. Niall è impegnato ad aiutare le preparazioni per stasera con sua mamma, probabilmente costretto a socializzare con gli sciocchi snob del quartiere. Sarà gentile con loro, però – Niall è bravo a conciliare i suoi mondi. È sempre sincero ma sempre molto bravo a mantenere le distanze, giocando secondo le regole in modo sicuro. È giovane e brillante e ingenuo, però. Louis sospetta che sia probabilmente più facile quando hai la fortuna di avere tutto quello.
"A che ora, uh, hai intenzione di andare? Domanda Louis, il più disinvolto possibile, mentre si ferma di fronte ai Doors. Li ama, ama ancora di più quando Harry li canta. Louis era solito dire che Jim Morrison ha la seconda voce più bella di tutti i tempi, ma crede che Harry possa fargli il culo senza problemi fino a spedirlo nel dimenticatoio.
"Now, I'm gonna love you till the heavens stop the rain... I'm gonna love you till the stars fall from the sky for you and I..."
"Non so. Sette o giù di lì?" Zayn scrolla le spalle, tornando a fissare i suoi dischi. "Perché?"
Louis scrolla le spalle a sua volta, mangiucchiandosi le unghie. "Così. Andrò con Harry, quindi volevo solo... capire com'eri organizzato."
Zayn alza lo sguardo, osservandolo oltre la spessa montatura dei suoi occhiali. "Vuoi sapere quando Liam sarà lì." Non è una domanda.
Louis distoglie lo sguardo, raddrizzando le spalle. Non lo ammetterà mai.
Sente Zayn sospirare. "Non farà niente, Lou. Te l'ho già detto, non è in sé. Non ha detto una parola. Non si è mosso neanche dalla sua stanza." Louis prova a non alzare gli occhi al cielo. "Martha e papà si sono incazzati con lui e l'hanno rimproverato. Ma non gli interessa." Zayn si acciglia alle sue stesse parole, gli occhi che divagano nello spazio. "Non so neanche se gli importi più entrare a Brenton. Credo che sia depresso."
"È Liam," lo corregge Louis, irritato. "Sta bene. È incapace di provare emozioni o sentimenti, non è depresso. Smettila di giustificarlo, Z."
"Non lo sto facendo," insiste. "Ti sto solo dicendo di non preoccuparti. Non dirà niente. Non ha intenzione di rovinarti. Inoltre, non è così male. È mio fratello... Gli voglio bene, lo sai. Siamo legati per la vita. Come le radici a un albero."
Oh Gesù.
"Be'," Louis cerca di non schernirlo. "Per quanto sia affascinato dal tuo confrontarti a delle radici, adesso sarò costretto a cambiare educatamente argomento." Contrae le labbra, cominciando a sfogliare alcuni dischi. "Sono più preoccupato per Harry, sinceramente. Non sta studiando molto e si comporta in modo strano ogni volta che provo a nominare la Brenton. Continua a evitare l'argomento, tipo." Si morde il labbro, sentendo gli occhi di Zayn sfarfallare su di lui. "Spero che sia tutto okay. Spero che non sia, tipo, preoccupato o qualcosa del genere."
"Sono sicuro che non lo sia, amico," dice Zayn come se niente fosse, totalmente indisturbato. "Harry te lo direbbe se ci fosse qualcosa che non va. Probabilmente sta solo facendo quel che deve."
"Ma ci si sta impegnando da quando si è trasferito," insiste Louis, accigliandosi. "È solo che... non lo so. È strano, tutto qui. È tutto così... strano."
"Mh," mormora Zayn, annuendo a se stesso mentre si muove sullo sgabello dietro al bancone. Sì, lo è. Ma si sistemerà tutto. L'universo mantiene il suo equilibrio."
Ahah. Magari.
Ma Louis annuisce, offrendo un mezzo sorriso mentre incrocia lo sguardo mistico di Zayn. "Speriamo, Z. Speriamo."
 
**
 
La cerimonia è più o meno come Louis l'aveva immaginata – boriosa, scintillante e opprimente.
Quando Louis, Harry, Anne e Gemma arrivano, il posto è illuminato e rumoroso. È tutto cravatte nere e camice inamidate, pesanti Chanel No. 5, e sorrisi che appaiono potenti. Tutti gli studenti viziati e i genitori sono sparpagliati per la stanza, i coglioni arroganti della società.
Louis li disprezza ancora, non riesce a non alzare gli occhi al cielo nel vederli osservare l'ambiente circostante con occhiate calcolate e sopracciglia depilate. Falsi, tutti quanti.
Il suo colletto prude. Ha preso uno di questi nuovi vestiti – qualcosa che Gemma ha insistito per comprare. È andato a fare shopping con lei, vedete. Lei sostiene che dovrebbe cominciare a vestirsi come un uomo ora che ha vent'anni e, apparentemente, questo include possedere almeno un completo. Dato che Harry è stato impegnato a finire il suo ultimo semestre a scuola, Gemma ha deciso di sottoporlo agli orrori dello shopping, rifiutandosi di lasciarlo andare fino a che non avrebbe fatto un acquisto "maturo".
Quindi adesso ha indosso un completo nero, una cravatta nera, e scarpe che luccicano tanto quanto gli scavano sui talloni. Si è pettinato i capelli, lavato i denti, e si è addirittura rasato per stasera, avendo cura di apparire al meglio per quando chiameranno il nome di Harry. Sembra adulto e pulito. Quasi professionale.
Sembra un perfetto idiota.
"Sei davvero bellissimo," Gemma aveva sorriso, fiera, mentre esaminava il suo operato all'ingresso di casa degli Styles. Lei stessa era bellissima nel suo vestito lilla, i suoi morbidi capelli castani raccolti. È davvero adorabile nonostante le sue smorfie incessanti e il suo iniziale atteggiamento sarcastico e diffidente.
Accanto a lei, Anne aveva sorriso, stringendosi il viso tra le mani ingioiellate. "Oh, Lou," aveva sospirato come fa una mamma. Aveva scosso la testa, gli occhi che quasi brillavano con commozione materna. "Sei così elegante, tesoro. Vieni qui, forza." L'aveva stretto in un abbraccio che gli aveva fatto schiarire la gola mentre cercava di contenere il suo sorriso felice, lasciandosi sprofondare nell'abbraccio caldo che era arrivato ad amare.
Ma era la reazione di Harry che gli interessava di più.
Il momento in cui aveva sceso le scale e posato gli occhi su Louis, il suo intero corpo si era immobilizzato – o meglio, tralasciando gli occhi che si erano spalancati e la bocca che si era dischiusa. Era stato comico, davvero, e ampiamente superfluo, considerando il fatto che lui stesso era totalmente mozzafiato – tutto adornato nel suo semplice completo grigio e il piccolo e incantevole papillon, i ricci lucenti e ordinati. Sempre il solito dolce ragazzino. Louis stava proprio per dire qualcosa di simile, ma in quel momento Harry si era spostato verso di lui, gli occhi quasi lucidi, la pelle arrossata.
"Sei così meravigliosamente bello, Louis," aveva proferito in tono sommesso, le parole che fuoriuscivano in un'insolita e rapida successione, apparentemente rapito dal momento. I suoi occhi avevano osservato il corpo di Louis con venerazione, e lui aveva sentito quest'ultimo fremere di soddisfazione, assaporando il modo in cui Harry pareva divorarlo. Alla fine, aveva incontrato gli occhi di Louis. "Sei così perfetto."
Arrossendo, Louis aveva scosso la testa. "Nah, cucciolo. Sei tu quello perfetto qui. Solo tu." E per fermare i sobbalzi del suo cuore, aveva premuto un bacio sulle labbra del ragazzo (era quasi riuscito a sentire Gemma alzare gli occhi al cielo) mentre stringeva la mano di Harry nella propria. Si era tirato indietro, incrociando il suo sguardo. "Pronto?" aveva sussurrato, sentendosi stranamente agitato.
Era così strano. Ogni cosa sembrava memorabile, tutti loro insieme sulla soglia in procinto di uscire, e non sapeva il perché.
Allora Harry aveva sorriso, stringendo appena la sua mano. "Pronto," aveva sussurrato in risposta, gli occhi dolci e sicuri, prima di condurre Louis fuori casa.
E ora eccoli qui. In mezzo al branco luccicante.
"Andiamo a cercare un posto, okay?" suggerisce Anne, una mano sulla schiena di Harry. "Voi due andate a socializzare un po'. E fate i bravi." Dimena un dito in maniera scherzosa nella loro direzione, un gesto che fa alzare gli occhi al cielo a Harry e strizzare gli occhi a Louis.
"Ai suoi ordini, capo," Louis sogghigna, al che Anne scuote la testa, divertita, mentre Gemma sbuffa.
"Sei proprio un imbecille," lo prende in giro, mostrandogli un pollice in su.
Louis ricambia con il medesimo gesto. "Sono fighissimo, in realtà. Non è vero, Harry?"
Ma Harry pare che stia facendo il broncio, osservando il loro scambio con le sopracciglia aggrottate. "Perché voi due fate sempre questa cosa? Perché noi non abbiamo un segnale? Perché Gem ne ha uno e io no?"
E, oh. Sia benedetto il suo cuore giovane, ossessivo e geloso. A volte Louis dimentica quanto sia giovane, quanto siano entrambi giovani. Sia benedetto migliaia di volte.
Ride mentre Anne e Gemma si allontanano, sporgendosi per lasciare un bacio a stampo sulle piccole labbra gonfie di Harry. "Sei ridicolo, lo sai," commenta affettuosamente, osservando distendersi il viso di Harry. "Geloso di tua sorella? Seriamente, cucciolo."
"Non sono geloso," brontola senza convinzione. "Penso solo che sia stupido, tutto qui."
Di nuovo, Louis ride mentre cominciano a spostarsi in avanti, incerti su come fare esattamente a 'socializzare'. Quindi invece dà una gomitata a Harry, un sorriso pigro sul volto.
"Non hai niente di cui preoccuparti, tesoro mio," sorride e non gli sfugge il modo in cui Harry abbassa la testa per nascondere un sorriso vittorioso. È proprio un'anima adorabile. Louis sarà sempre inevitabilmente affascinato e conquistato e debole per lui.
Sopprimendo un sorrisino, riporta lo sguardo sulla scena di fronte a loro. Socializzare. Giusto.
"Alloraaaa," dice a quel punto, gli occhi che analizzano le varie facce nella stanza. Nessuno di loro sembra particolarmente allettante. O interessante, per quel che conta. Lancia un'occhiata di sbieco ad Harry che pare più o meno ugualmente sconcertato e annoiato. "Dovremmo..." bofonchia, setacciando attraverso lo scarso mucchio di opzioni di fronte a loro.
Niente sembra interessante.
Quindi, sorridendo, torna a osservare Harry, mantenendo il suo sguardo. "Ti va di trovare il tavolo degli stuzzichini e ignorare tutti per un po'? Bere qualcosa gratis? Questa è la mia idea di socializzare... va bene, giusto?"
E, all'improvviso, Harry sboccia in un sorriso. "Assolutamente sì," annuisce, i denti che sbucano fuori dalle labbra incurvate. "Possiamo farlo? Per un po' più di un po'?"
"Ovvio che possiamo," mormora Louis, appoggiando una mano sulla schiena di Harry. "Possiamo farlo per quanti 'un po'' tu voglia, cucciolo."
E con quello, si trascinano in mezzo alla folla di fronte a loro.
 
**
 
Non passa molto tempo prima che individuino Niall, diligentemente al fianco di sua madre. Tiene in mano un bicchiere d'acqua e indossa un completo blu scuro, una mano in tasca mentre ride a qualche battuta fatta da un uomo con i capelli bianchi e gli occhiali dalla montatura sottile. Sua madre gesticola in continuazione nella sua direzione, chiaramente vantandosi apertamente di lui. Niall comunque è proprio un gentiluomo – non fa una piega, sorridendo ad ogni parola e sorseggiando la sua acqua con nonchalance. È così semplice.
"Non ho davvero intenzione di farmi coinvolgere in qualsiasi cosa stia succedendo laggiù," mormora Harry, gesticolando verso la scena. "Sembra imbarazzante."
"Concordo," annuisce Louis, una mano ancora sulla schiena di Harry, l'altra che stringe il suo drink. "Continuiamo a cercare, che ne dici? Sono sicuro ci sia uno stanzino da qualche parte. O, tipo, un balcone? Qualcosa?"
"Troviamolo," Harry sorride, voltandosi completamente verso di lui per sorridere mentre i suoi occhi, ovviamente, cadono sulle labbra di Louis. "Troviamo qualcosa e fingiamo di non essere qui. Non mi piace questo posto... è tutto così freddo e opprimente." Sorride ancora di più, gli occhi che brillano. "Voglio solo baciarti e mangiare un po' d'uva. Possiamo farlo, per favore?"
Baci e uva? Ugh, questo ragazzo.
Louis sta per ridacchiare e annuire ma poi improvvisamente Harry si avvicina ancora di più, il suo soffice respiro che si scontra con la pelle del collo di Louis, sullo spazio sotto la sua mascella. "Sei così perfetto stasera," mormora in un sospiro, le parole ruvide e pesanti. "Voglio solo toccarti, sempre..."
Gesù.
Louis manda giù la sua risata, gli occhi che si spalancano impercettibilmente, la mano che si stringe sul bicchiere di champagne rubato.
"Voglio toccarti anche di fronte a tutti," continua Harry, ma il tono è ora intriso di risate e malizia infantile. "Perché non me ne frega un cazzo di niente di tutto questo." Si tira indietro allora, sorridendo quasi con orgoglio mentre incrocia lo sguardo di Louis. Louis non l'ha mai sentito dire parolacce prima d'ora, non con tale disinvoltura, ed è abbastanza sconvolgente da lasciarlo momentaneamente senza parole. "Voglio solo stare con te, Lou. Tutto il resto è solo finzione. Voglio essere reale con te."
È tanto dolce quanto eccitante ed è tutto quello che Louis prova e molto di più.
"Idem, cucciolo," riesce a rispondere con affetto prima di lasciare che un sorrisetto dipinga le sue labbra. Strizza la mano di Harry prima di cominciare a guidarli in una direzione casuale, agitando le sopracciglia. il suo cuore sta battendo forte nel petto. Lo ama così tanto. "Troviamo una via di fuga per un po', ti va?"
Harry lo segue, incespicando sui propri piedi mentre ridacchia sotto i baffi, gli occhi brillanti e fissi su di lui. "Sì," soffia, i ricci sistemati perfettamente contro la sua fronte. Bello, bellissimo.
Allora Louis analizza lo spazio attorno a loro, lo sguardo che guizza nelle diverse stanze piene di professori e persone apparentemente importanti che chiacchierano, cercando qualcosa un po' più isolato con un po' più d'aria – quando improvvisamente nota con la coda dell'occhio un piccolo gruppo di persone, che si scambiano strette di mano e elargiscono mezzi abbracci.
Ci vuole solo un attimo affinché Louis registri lo sguardo freddo di Martha Payne. O il sorriso forzato di suo figlio – che si trova accanto a lei, scuotendo la mano di un uomo. Cazzo. Zayn non è molto distante, ingiustamente bellissimo nel suo completo nero che sembra di una taglia più grande. (Solo lui riesce ad apparire sempre uno schianto.)
Ma è solo Liam che Louis vede davvero, è Liam che ferma Louis nei suoi passi, impennando il suo battito cardiaco per nessun motivo prevedibile. Forse è solo paranoia? Forse è solo suggestione? In ogni caso, Louis non vuole vederlo adesso. Sta cercando di trovare aria, non di soffocare.
Sta proprio per voltarsi, per trascinare Harry nell'angolo più lontano dell'edificio, lontano da questo, lontano da loro... quando improvvisamente gli occhi di Liam si allontanano dall'uomo di fronte a lui e ovviamente, cazzo, trovano Louis.
Tutto si ferma.
Louis si gela all'istante, gli occhi catturati nello sguardo sorpreso e cupo di nientepopodimeno che Liam Payne. E non sa cosa aspettarsi... Non sa cosa cos'abbia paura di trovare lì, ma...
Ma è tranquillo. È solo che Louis lo sta osservando da molto lontano.
Sembra diverso, davvero; è palese. Forse assomiglia a tristezza. Sembra che non abbia dormito, come minimo. Sembra un po' più magro e scavato del solito. Sembra sconfitto, quasi.
La vista fa deglutire Louis, ancora bloccato sul posto.
"Louis?" sente domandargli Harry, apprensione ai margini della sua voce. Lo sente avvicinarsi, sente il suo petto premere contro la sua schiena. "Cosa stai–"
Ma poi Harry si interrompe, trovando l'oggetto dello sguardo di Louis, e allora tutto torna alla realtà.
Liam distoglie lo sguardo immediatamente, triste e turbato, ma non fa nessun movimento verso di loro, non dà segno di riconoscerli, salvo per la smorfia latente sulla sua bocca. Invece, si sposta al lato di Zayn e la coppia si allontana fino a che non sono fuori dalla visuale.
"Non avete ancora chiarito?" Harry chiede gentilmente dopo qualche attimo di silenzio. E Louis lo sa, riesce a sentirlo nella sua voce – Harry sta cercando di non essere geloso, sta cercando di non impicciarsi troppo, sta solo cercando di offrire la sua dolce e sincera preoccupazione.
E... Dio lo benedica. Benedica questo ragazzo per il suo cuore d'oro e la sua virtù di platino. Lo benedica per avere tutto ciò che manca a Louis.
"Già," dice Louis, la voce asciutta. "Qualcosa del genere."
 Guarda dritto davanti a sé con sguardo assente per qualche secondo in più, intenzionato a rallentare il battito del suo cuore mentre si raccoglie prima di prendere un profondo respiro e voltarsi finalmente verso Harry, un sorriso incollato sul volto.
"Ad ogni modo. Dov'eravamo rimasti?"
Per un attimo, Harry rimane in silenzio, gli occhi che sfarfallano sul viso di Louis. Ma poi le sue labbra si dischiudono e la sua mano è solida e calda in quella di Louis. "Stavamo cercando una via di fuga," mormora con un sorriso sbilenco, ed è abbastanza per alleggerire il peso nel petto di Louis.
"Ah, sì," sorride. "Certo." Tocca la guancia di Harry con una mano, solo una carezza leggera come una piuma. "Andiamo, allora, che ne dici?"
E Harry sorride con dolcezza nell'annuire, lasciando un bacio sul palmo di Louis prima di guidarlo in avanti.
 
**
 
Fortuna ha voluto che siano riusciti a trovare una stanza guardaroba deserta, salvo per una manciata di giacche beige.
La stanza è piccola, silenziosa e non ammobiliata, eppure sembra ossigeno in confronto allo sciame di aria viziata accademica che riempie tutte le altre stanze. È perfetta e consente loro semplicemente di sedersi contro il muro, l'uno accanto all'altro, gambe premute insieme mentre intrecciano le loro mani e fissano il soffitto, facendosi ridere a vicenda, parlando di assolutamente nulla di rilevante.
Louis ama parlare del nulla con Harry. Potrebbero stare in una scatola di cartone per cinque giorni e si divertirebbero comunque un mondo – è per questo che sa di essere innamorato. È per questo che sa di essere rovinato per l'eternità.
"Tu non sei Mick Jagger," sbuffa Louis, alzando gli occhi al cielo mentre Harry rimane a bocca aperta, sconvolto. In qualche modo, hanno finito per discutere su quale icona musicale siano. (Ovviamente.)
E, francamente, è esilarante.
"Sì che lo sono!" rivendica Harry, a voce alta, articolando le parole con le sue mani impacciate. "Gli assomiglio e ho delle pose straordinarie! E indico un sacco con le dita! Sono Jagger, Louis, lo sono!"
"No che non lo sei," ride Louis, scuotendo la testa. "Decisamente no. Sei più tipo... Sonny Bono."
La conseguente espressione di Harry fa quasi scoppiare a ridere Louis in maniera isterica.
"Eh?!" starnazza, gli occhi che quasi scappano fuori dalle orbite. "Non credo proprio!"
"No, ma lo sei, decisamente," Louis ride, il polso premuto contro la sua bocca. Sono così rumorosi.
"Oh? Davvero? E tu sei Cher, allora?" domanda Harry, in modo falsamente gelido.
Ridacchiando, Louis scuote la testa. "Nope," replica semplicemente, apparendo molto fiero di sé. "Io sono Ozzy Osbourne."
"Oh mio Dio," strascica Harry, ma sta cercando di non sorridere. "Sei serio? Non sei Ozzy Osbourne, Louis. Sei David Bowie. Forse."
"Bowie?" domanda, pensieroso. Mh. "Okay, allora. Lo accetto." Si volta verso Harry, esaminandolo con le labbra leggermente arricciate. "Mh... Be'. Forse non sei proprio Sonny Bono, dopotutto..." Sorride al sollievo nell'espressione di Harry. "Suppongo tu possa passare per... Jim Morrison. Sei il tipo profondo e vellutato, credo. Riesco a immaginarti scrivere poesie e indossare pantaloni in pelle. Ed essere arrestato per oltraggio al pudore."
"Ehi!" Harry ride, appoggiandosi maggiormente a Louis mentre urta con delicatezza il suo corpo contro il suo. Ma sta sorridendo, chiaramente felice. "Non sarei arrestato! Ma il resto, forse. Sì. Credo." Sorride, più dolce.
È proprio mentre stanno bellamente ridendo, tutta la tensione e la noia finalmente rilasciate dai loro corpi, che una voce improvvisamente parla dagli altoparlanti fissati in ogni stanza, l'interfono che si accende.
"Vorremmo cogliere l'occasione per annunciare che la cerimonia inizierà tra venti minuti," recita una voce femminile. "Vi preghiamo gentilmente di iniziare a prendere posto, cominceremo a breve. Grazie."
Con quello, gli altoparlanti si spengono e il suono leggero di violini riempie ancora una volta il silenzio. All'unisono, sospirano entrambi, incrociando gli sguardi.
"Che lo spettacolo abbia inizio," sorride Louis, dando una strizzata eccitata alla mano di Harry. Ma Harry sembra tutto tranne che nervoso – al contrario, sembra sereno, svogliato quasi mentre annuisce. "È meglio se andiamo a cercare Anne e Gem, che ne dici?"
Harry annuisce ancora una volta. "Sì. Chiudiamo questa storia."
Il che è... una strana cosa da dire. Ma Louis non insiste, limitandosi ad alzarsi e offrire a Harry la sua mano.
Si alzano entrambi, pulendo i loro pantaloni e allisciando le loro giacche, Louis che dà una spolverata alle spalle di Harry e aggiusta il suo papillon mentre Harry lo osserva con amore, la fossetta da baciare che giace nell'ombra delicata della sua guancia. Si scambiano allora un ultimo sorriso, premono i loro palmi insieme, e stanno per uscire dalla stanza...
Quando improvvisamente, apparentemente dal nulla, sbuca Liam, camminando verso di loro con gli occhi lucidi, la bocca contratta e le guance rosse. Arriva troppo velocemente per Louis per registrare qualcosa.
"Liam?" è tutto quello che riesce a dire, sbattendo le palpebre sorpreso mentre si blocca sui suoi passi. Accanto a lui, Harry si blocca a sua volta, osservando i due con cautela, stringendo forte la mano di Louis.
Ma Liam.
Liam sembra... quasi maniacalmente depresso, una traccia di esasperazione e di ironia ad inondare i suoi occhi mentre si accorge dei due ragazzi, chiaramente sorpreso di essersi imbattuto in loro.
"Porca puttana," biascica, lanciando in aria le mani prima di attorcigliarne una tra i suoi capelli. Il suo corpo è completamente teso, agitato. I muscoli sembrano fremere sotto la sua giacca immacolata e stirata.
Louis deglutisce, sentendo un peso sullo stomaco.
Questo non va... bene.
Devono andarsene. Ora.
È in procinto di tirarsi dietro Harry, superare Liam senza un'altra parola, quando improvvisamente Liam alza lo sguardo, gli occhi rosa e quasi bagnati.
"Me l'hanno detto, sapete," dice, e suona a metà tra incredulo e distrutto. Ma energico, quasi. Inspira bruscamente attraverso il naso mentre fissa Louis, lasciando che le sue mani cadano pesantemente ai suoi fianchi. "Me l'hanno detto. Proprio ora."
Ma Louis si limita a rimanere in silenzio, sentendosi catturato, in trappola – come un animale selvatico. Non può spiegarlo, ma non riesce a respirare, il suo cuore sospeso per l'ansia. C'è qualcosa nell'aria, qualcosa che non comprende ma che sembra strattonarlo dall'interno. Qualcosa che sembra pericolosamente simile a un vaso pronto a frantumarsi al suolo.
Rimane in silenzio, immobile. Stringe solo la mano di Harry.
Poi, lentamente, gli occhi di Liam si trascinano su Harry. Si restringono su di lui, apparendo feriti e stanchi e totalmente esausti e Louis non è sicuro su come interpretarli ma stringe comunque Harry più forte, pronto a tentare la cazzo di fuga se necessario.
"Ce l'hai fatta," sussurra Liam, la voce rotta. Sbatte le palpebre, i suoi occhi ancora più rossi. Deglutisce. "Sei entrato alla Brenton. Me l'hanno appena detto. Hanno scelto te."
Silenzio.
Dovrebbe essere un momento felice. Dovrebbe essere gioioso, davvero. Dovrebbe essere Louis che si gira verso Harry, stringendolo in un abbraccio mentre blatera su quanto sia davvero orgoglioso, di quanto se lo meriti...
Ma tutto rimane silenzioso e calmo e immobile; ogni cosa sembra sospesa. Louis è congelato. Anche Harry sembra congelato.
È tutto congelato, a parte Liam.
"Cosa diranno i miei genitori?" chiede in un sussurro angosciato, le parole tremanti, ma è più una domanda a se stesso malgrado il suo sguardo sia ancora cementato su Harry. "Cosa farò?"
Ancora silenzio. Louis riesce a sentire solo il suo respiro, riesce a sentire solo la mano di Harry.
Devono andarsene. Devono andarsene ora.
Louis comincia a muoversi...
"Non doveva succedere," dice Liam, voltandosi ora verso Louis, gli occhi più luminosi, più consapevoli. Si fissa su di lui, la pelle accaldata. "Ti ho mandato a occuparti di lui" – indica Harry con un dito tremante – "in modo che tutto questo non accadesse, cazzo. Avresti dovuto distruggere le sue possibilità di entrare in quella cazzo di scuola..."
No.
No, porca puttana, no.
"Liam, smettila..." ringhia Louis, deciso, e il suo corpo reagisce all'istante mentre comincia ad allontanarsi, cercando di tirarsi dietro Harry...
Ma la mano di Harry lo trattiene.
Cazzo. No, no, no.
Deglutendo, Louis si volta, trovando Harry piantato sul posto, a osservare Liam con un sopracciglio inarcato, confuso.
"Eh?" domanda, la voce sollevata in una domanda.
No no no no no, per favore, no.
"Harry, andiamo," lo tira Louis, la voce supplichevole mentre il panico comincia a impossessarsi di lui, ma Harry si limita a lanciargli un'occhiata confusa prima di tornare su Liam.
"Che cos'hai detto, Liam?"
Liam, che appare più perso in se stesso che altro, sbatte le palpebre nella sua direzione, il viso scolpito di agitazione. "Scommetto che vi siete fatti grasse risate alle mie spalle, vero? Tutti e due?"
"Liam, basta..." tenta Louis disperatamente, spostandosi in avanti e implorandolo con gli occhi, ma ora Liam appare semplicemente confuso tra i brandelli della sua angoscia, osservando i due.
"Hai vinto, Harry," continua, gli occhi che alla fine si posano sul ragazzo prima che un improvviso scroscio di risate fuoriesca dalla sua bocca. È privo di umorismo, è freddo, è vuoto... manda brividi lungo la fottuta spina dorsale di Louis. "Hai vinto, cazzo. Ti sei preso la scuola, il ragazzo... hai vinto. Louis avrebbe solo dovuto scoparti per farmi ottenere il posto alla Brenton, noiavremmo dovuto vincere, ma hai vinto tu. Ho sprecato il mio tempo e tu me l'hai sbattuto in faccia e vorrei capire..."
Non sta succedendo davvero.
Le parole rimangono sospese in aria, in procinto di schiantarsi ai piedi di Louis.
La mano di Harry è molle nella sua.
Non sta succedendo davvero, cazzo.
Non riesce a guardarlo.
Non riesce a guardarlo, cazzo. Non sta succedendo davvero. No, no.
"Cosa ti ha spinto a rimanere con lui?" Liam chiede a Harry, assottigliando gli occhi mentre lo osserva, infuriato e calcolatore. "Lo sai che ti stava solo usando perché gliel'ho chiesto io. Lo sai. Eppure... sei rimasto. Cosa ti ha detto per farti rimanere, Harry?" Deglutisce, gli occhi arrossati. Sono umidi agli angoli. "Perché non l'hai lasciato tornare da me?"
Le parole suonano spezzate e fragili. Sono brandelli, brandelli fatti a pezzi, messi lì per rovinare la vita di Louis.
L'intero dannato mondo sembra che stia scivolando via. È come acqua che ostruisce le orecchie di Louis. Le parole di Liam sono ovattate, distanti. Una cascata fuori controllo a riempire la stanza di acqua, acqua, acqua. Louis sta annegando.
E non può farci un cazzo.
Il danno ormai è fatto.
È distrutto.
Tutto. È distrutto.
Louis sarebbe dovuto essere al sicuro, era tutto perfetto, sarebbe andato tutto bene e, in un attimo, è tutto distrutto, cazzo.
La mano di Harry scivola via dalla sua. E, Gesù Cristo. Se è possibile per un cuore umano frantumarsi in pezzi, sbriciolarsi letteralmente nelle caverne scure del petto di qualcuno, allora il cuore di Louis l'ha appena fatto.
Porca di quella puttana. Sapeva che avrebbe fatto emotivamente male. Lo sapeva.
Ma non sapeva che avrebbe fatto fisicamente male. Porca puttana.
"Vi siete coalizzati contro di me?" domanda Liam, piano. Perché sta ancora parlando? Dio.
Non sa nemmeno cosa sta facendo, questa è la cazzo di cosa più divertente di tutte. Liam non sta neanche distruggendo tutto di proposito perché pensa che Harry sappia. Pensa che lo sappia già e...
Louis si sente stordito, respirando dentro e fuori, con un'asprezza che stringe dolorosamente i suoi polmoni, premendo un peso insostenibile contro il suo petto. Qualcosa lo sta tagliando dall'interno.
"È così che hai vinto?" continua Liam a bassa voce, fissando ancora Harry con occhi persi, con una postura debole. Sembra accartocciato e piccolo e Louis lo odia. Lo detesta, lo disprezza, lo odia così tanto, cazzo.
E non riesce a guardare Harry. Non riesce a farlo in questo momento. Sta tremando come una fottuta foglia, il suo intero corpo che sussulta, quasi ansimando perché l'adrenalina sta scorrendo attraverso il suo fottuto corpo perché qualcosa si sta rompendo dentro di lui e Harry...
"Louis?"
È la voce di Harry.
È la voce incrinata di Harry, sollevata nei rimasugli fragili e deboli di una domanda che stringe il più piccolo briciolo di speranza.
È la voce di Harry e sta chiedendo a Louis se è la verità. Gli sta chiedendo se Liam stia dicendo la fottuta verità.
Louis potrebbe mentire.
Potrebbe mentire in questo istante come ha mentito quasi ogni cazzo di anno della sua miserabile esistenza e potrebbe farlo ancora e funzionerebbe. Harry gli crederebbe, lo farebbe. E sarebbe una spiegazione convincente – Liam è chiaramente fuori di testa, chiaramente impazzito dalla disperazione o dall'alcool o dalle droghe o da tutte le suddette, che non sarebbe inaspettato se Louis dichiarasse che si sta solo inventando cazzate per sabotare il vincitore.
Louis potrebbe risolvere tutto in questo istante. Potrebbe fermare la spaccatura del suo cuore, interrompere il tremito delle sue ossa rotte e l'agonia dei coltelli che gli stanno facendo a pezzi lo stomaco. Potrebbe tenere l'unica felicità che abbia mai avuto e potrebbe respirare di nuovo, potrebbe sentire di nuovo se in questo momento mentisse.
Può mentire e può tenere l'unica cosa che importa per lui; l'unica cosa che lo fa sentire come se fosse importante.
Può risolvere tutto in questo istante con una frase. Sarebbe sufficiente.
Ma Harry lo sta guardando.
Harry, con i suoi boccoli brillanti che si arricciano sulle sue tempie. Con la sua pelle soffice e pallida, sempre calda al tocco di Louis. Con le sue labbra rosse e curve che hanno toccato ogni minima parte della pelle e dell'anima di Louis. Con i suoi grandi occhi verdi che hanno tenuto Louis prigioniero dal momento in cui si è ritrovato catturato nella loro gabbia, che ora lo stanno fissando con sguardo vitreo, terrorizzati e sconcertati e increduli, con quel piccolo frammento di speranza.
Il suo ragazzo, il suo Harry Styles, il suo cucciolo, la sua... fottuta anima gemella. L'unico essere umano che abbia mai amato, l'unica persona di cui si sia mai innamorato...
Lo sta guardando e, nonostante possa effettivamente ucciderlo, Louis sa che preferirebbe morire piuttosto che mentire di nuovo a questo ragazzo.
Lo distruggerà. Lo sa. Sa che, essenzialmente, una parte di lui morirà con le sue successive parole.
Ma non mentirà a Harry. Non più. Merita la verità. Merita di sapere. Merita di sapere che, fin dall'inizio, si è innamorato di un codardo. Un traditore. Un demone.
"È vero, Harry," riesce a dire a malapena in un sussurro, le parole che suonano incorporee e molto lontane.
Uno strappo spezza le corde legate tra loro due, in un attimo.
Ogni cosa si frantuma. Il vetro ai suoi piedi. Il vetro nei suoi polmoni. Non ha più un cuore.
"Mi dispiace, mi dispiace così tanto," sussurra ancora più piano, la voce che lo abbandona mentre Harry si sgretola visibilmente, il suo viso scioccato e a bocca aperta che si abbassa, gli occhi che sprofondano sul lussuoso tappeto sotto di loro. "Ma non è così semplice, non–"
"Mi hai mentito?" domanda Harry, ma non alza la testa per guardare Louis, gli occhi ancora sul pavimento. "Mi hai mentito per tutto il tempo?"
Louis respira, riesce solo a sentire il suo respiro.
"Solo..." il viso di Harry si contrae ancora di più, le sopracciglia sottili che si inarcano, la bocca ricurva. "Per una... scuola? Hai finto di innamorarti di me per una scuola?"
E, Dio, le parole suonano molto più dure nelle sue labbra. Suonano feroci nell'aria, sono una fottuta beffa, sono tutto quello che non avrebbe mai, mai voluto sentire.
Louis chiude gli occhi per un momento, ordinando a se stesso di non cedere; tutte le sue parti stanno minacciando di separarsi. Scuote la testa con veemenza, compiendo un passo in direzione di Harry. "No, non ho mai finto–"
Ma Harry sta ancora parlando, principalmente a se stesso, mentre fa un rigido passo indietro, il petto che si espande. I suoi occhi sono rossi, increduli, impazziti dallo shock. Il suo viso è bianco come un fantasma e sembra così piccolo e giovane, così distrutto ma allo stesso tempo esplosivo. "Tu... tu..." soffia a voce alta, scuotendo la testa mentre compie un altro passo indietro, alzando finalmente lo sguardo su Louis.
E Louis desidera che non l'avesse fatto, perché il modo in cui lo sta guardando...
Distrugge l'ultimo pezzo rimasto.
"Mi hai mentito," dice di nuovo, ma la sua voce sputa la frase, gli occhi pieni di lacrime. "Non sei mai stato reale, sei stato solo falso, mi hai ment–"
"Ho cercato di dirtelo!" implora Louis, avvicinandosi. Pura disperazione. "Ci ho provato, Harry, ma non mi hai mai lasciato–"
Ma Harry si scansa da lui, terrorizzato e inorridito. Louis non l'hai mai visto così prima d'ora. Sta succedendo tutto così in fretta, così fottutamente in fretta. "No!" urla, infantile e distrutto. "Non... solo... smettila! Non osare... non... Smettila cazzo, vattenee basta... lasciami–" Dice cose senza senso, incespicando sui suoi piedi nell'indietreggiare, mentre Louis sente il suo stomaco cadere sul pavimento, sente collassare la sua intera struttura.
Ha mandato tutto a puttane. È distrutto. È tutto distrutto. L'ha perso.
Ha perso Harry.
E tutto quello che Louis può fare è guardare mentre Harry solleva una mano pallida e tremante sulla sua bocca, trattenendo quello che può essere solo un singhiozzo inaspettato, sopraffatto dalle emozioni.
Ma prima che Louis possa raggiungerlo, raccogliere quel che è rimasto di lui e raggiungerlo, solo provare, solo cercare di farlo, Harry compie un altro malfermo passo indietro, le sue gambe che improvvisamente riprendono vita, e i suoi occhi si distolgono, il suo corpo freme, e si volta e incespica in avanti, quasi scappando dalla stanza. Sembra quasi come se stia per vomitare. E potrebbe farlo.
Anche Louis potrebbe. Ma non vuole far altro che inseguire Harry, inseguirlo e aggrapparsi alle sue caviglie e costringerlo ad ascoltare, maledizione, perché Louis può spiegare, può giustificare ogni singolo cazzo di momento perché neanche una volta è mai stato tutto fuorché sincero – non quando contava. Non per Harry.
Lui ama Harry. Lo ama così tanto, troppo. E Harry lo sa e...
E. E...
Il suo cuore rallenta il suo ritmo. Il sangue defluisce dal suo corpo.
Non l'ha mai detto.
Louis deglutisce, il suo battito debole che rimbomba nelle sue orecchie mentre si raddrizza, oscillando sui suoi piedi. Vagamente, è conscio del fatto che Liam sia ancora lì. Da qualche parte. Forse.
Louis non ha mai detto a Harry di amarlo. Mai. Neanche una volta.
E Harry... Harry gli ha fatto quella domanda. Harry non si è mai lamentato, non davvero, ma gliel'ha chiesto, l'ha fatto, si è interrogato sull'amore di Louis perché Louis non gli ha mai detto un cazzo e...
Sta per vomitare.
Inciampando, si ritrova contro il muro, la sua schiena ad appoggiarsi con un tonfo. È stordito, così fottutamente stordito. La stanza sta oscillando, allo stesso modo in cui oscillerebbe se fosse ubriaco. Ma non lo è e sta oscillando e Liam è di fronte a lui, in qualche modo, apparso dal nulla. Il suo viso è confuso, lucido, poco a fuoco. Cazzo.
Sembra triste, nota Louis. Sta cercando di regolare il suo respiro e Liam sembra triste.
"Non lo sapeva," è tutto quel che dice è non è una domanda. Fissa Louis, un cipiglio profondo sul volto.
Tutto sembra così silenzioso. Così silenzioso che fa rumore. Assordante.
"No," Louis si sente bisbigliare, scuotendo la testa. "No, non lo sapeva."
Silenzio. Battiti, battiti, battiti. Ispirare, espirare.
"Io... pensavo che lo sapesse," balbetta Liam e il suo viso è ancora il ritratto dell'angoscia, quasi della follia. Ma le sue sopracciglia sono unite in un qualcosa che sembra terribilmente apprensione mentre fissa Louis con attenzione, facendo un incerto passo in avanti. "Tu... mi hai detto di averglielo detto... io..."
Ma quelle parole non significano niente per Louis, non significano un cazzo di niente, e tutto quello che riesce a cogliere è la sensazione di cieca furia che ha cominciato a impossessarsi di lui. Alza lo sguardo, un ringhio nella sua voce, odio improvviso a ricoprirlo per intero. "Vaffanculo."
Gli occhi di Liam si spalancano. "Eh? Te l'ho detto, non sapevo–"
"Vaffanculo!" grida Louis, e di colpo la rabbia lo avvolge completamente, l'unica cosa che riesce a sentire e su cui riesce a concentrarsi.
Perché è tutta colpa sua, no? Louis sente questo dolore, questo terribile dolore del cazzo per colpa di Liam.
Si spinge via dal muro, l'adrenalina che ancora scorre mentre si scaglia su di lui, oscillando alla cieca. "Questa è tutta colpa tua," grida, la voce esile e scricchiolante sulle vocali, grattata via dalla sua gola. "Tutto questo è successo a causa tua! Hai rovinato tutto, mi hai portato via tutto, vaffanculo, Liam Payne..."
Ma Liam non sta reagendo. I suoi occhi lampeggiano, pieni di rabbia e shock mentre si protegge, cercando di bloccare le braccia di Louis. E quando parla, la sua voce è quasi calma, eccetto per un fremito che giace appena sotto la superficie.
"Non osare dare tutta la responsabilità a me," ringhia, scansandosi nel riuscire finalmente ad afferrare uno dei polsi di Louis. Lo guarda aggressivamente negli occhi, le unghie che scavano nella carne. "Non osare dipingermi come il mostro quando sei stato al mio fianco per tutto il fottuto tempo. Lo volevi tanto quanto me, eri d'accordo, eri parte del gioco. Non sono un mostro, cazzo!" urla, e se Louis non lo conoscesse bene, giurerebbe che quelle agli angoli dei suoi occhi siano lacrime.
Ma Louis riesce a malapena a comprendere qualcosa, riesce a malapena a sentire le parole sopra il suo battito. Il suo corpo si contrae con energia crescente e torrenziale; non sa cosa farsene, non sa come porre fine al dolore straziante. In qualche modo, si sente debole nonostante lo scatto di elettricità sulle sue membra. Si sente fottutamente vuoto e disperato. Riesce a malapena a stare in piedi, porca puttana.
Con una mano tremante preme il palmo sui suoi occhi, sussultando quando lo trova bagnato. Sta... sta piangendo? Cazzo... Non era neanche sicuro di poterlo ancora fare. Non se n'era neanche accorto.
In qualche modo, la consapevolezza lo fa piangere di più. È patetico, cazzo. E non riesce a fermarsi.
Liam deve vedere quanto sia distrutto. Deve vedere quando tutto questo sia colossale perché la sua presa sul polso di Louis si allenta, i suoi occhi rossi e amareggiati si abbassano su di lui.
"Louis..." mormora, provato. Suona come una resa.
"Vattene," riesce a dirgli Louis, abbassando il mento sul petto, cercando di nascondersi, sentendosi accaldato dalla vergogna. "Vattene, vattene e basta."
Silenzio. Nessun movimento.
"Adesso, Liam," singhiozza per davvero, forte, stridulo, infuriato, e il suono fa contrarre la sua pelle.
È così umiliato. È così stanco.
È tutto distrutto.
Ma Liam non si muove. "Louis..." prova di nuovo, piano, ma Louis quasi esplode al suono della sua voce.
"Vattene!" grida, strattonando il polso.
Ma non aspetta di sentire i passi di Liam.
Invece, si ritrova a voltarsi e allontanarsi. Ha bisogno di stare da solo. Ha bisogno di raccogliersi, decidere cosa fare perché ha bisogno di sbrigarsi. Ha bisogno di...
"Attenzione, gentili ospiti," dice la voce gradevole dagli altoparlanti. "Prendete posto, la cerimonia sta per iniziare. Grazie."
Cala il silenzio e Louis si appoggia al muro più vicino, indebolito.
 
**
 
È solo quando Louis sente chiamare il nome di Harry che alla fine riesce ad entrare nella sala.
Non sente niente di specifico, sente solo chiamare il suo nome al microfono, seguito da un brusio di applausi. Si chiede cosa stiano pensando Anne e Gemma. Si chiede se Harry sia ancora nell'edificio.
Si chiede cosa stia facendo quando si ritrova a fissare dal fondo della stanza, osservando mentre Harry emerge apparentemente dal nulla, facendosi strada verso la donna al microfono.
Si stringono la mano e sembra tutto innaturale. Il sorriso di Harry è forzato, il viso pallido. I suoi occhi sono ancora rossi. Le spalle stanno tremando.
Ogni cosa di lui è così bella e improvvisamente così intangibile. Così tragica. Louis non può più andare da lui, spazzare via la tristezza.
È un pensiero orribile e giace nel profondo.
Non sente niente mentre osserva Harry accettare il premio. Questo è quel che dovrebbe essere? Un premio? O è una ricompensa? Cos'è? È meglio che sia qualcosa, considerando che è ciò che l'ha portato e poi strappato via da Harry.
Rimane lì nel retro, moscio, in silenzio, osservando mentre Harry parla con parole tremanti e la voce rotta.
Poi. Per un straziante momento, Harry lo vede. I loro occhi si incrociano attraverso tutta l'estensione della stanza, oltre tutte le teste sedute, oltre ogni cosa. Solo per un momento. Harry incespica su quello che sta dicendo, qualsiasi cosa sia – Louis non riesce a sentire. Ed è seguito da una brevissima e insignificante pausa.
Ma poi Harry distoglie lo sguardo, qualcosa di infranto nella sua espressione, e Louis sa che è morto. Suona così drammatico, così shakespeariano. Ma è vero, è completamente vero, e questa è la parte più triste di tutte.
Perché la sensazione più devastante del mondo è guardare qualcuno che ami distogliere lo sguardo da te con disgusto. Nessuno può sopravvivere a una cosa del genere.
Eppure Louis non riesce neanche a trovare la forza di piangere la sua stessa morte mentre osserva Harry da lontano, lo osserva fino a che alla fine non scende dal palco, prendendo posto vicino a Anne e Gemma. Accanto a lui c'è una sedia vuota. Dove dovrebbe essere Louis.
È troppo per lui.
È quell'immagine, quel fottuto simbolismo, che gli fa perdere la testa.
Deve levarsi dai coglioni. Deve andarsene. Adesso.
E mentre una parte di lui lo implora di rimanere – più di ogni altra cosa, vuole rimanere e implorare il perdono ai piedi di Harry, vuole spiegargli ogni singola cosa e rassicurare Anne e Gemma che le adora, che ama Harry, che è sempre stato solo se stesso e nessun altro... Mentre una parte di lui lo supplica di fare questo, lui lo sa. Non aiuterebbe in questo momento. Harry è ancora sotto shock. Cazzo, Louis è ancora sotto shock. Questo non è il momento. Non è il posto. Louis potrebbe essere fuori di testa, sull'orlo di un fremito emotivo, della rovina, della distruzione... ma ne è consapevole, okay? Ha ancora il senno, sepolto da qualche parte sotto le macerie.
Quindi si volta. Si allontana. Se ne va.
Be', più o meno.
In realtà, l'unica parte di lui che rimane è ancora seduta in quella sala. Divertente. Molto divertente. Tutto quello che è davvero rimasto di Louis, questo Louis, sono i vestiti che ha addosso.
E così un fantasma torna a casa di Louis al suo posto.

Gods&Monsters [Larry Stylinson • Italian Translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora