boulevard of broken hearts➢ 0

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-Il sentiero dei cuori spezzati

Abbiamo trascorso giorni seduti su quel muretto demolito da Crono -così tanti che non ne ricordo con precisione il numero.
Abbiamo vissuto momenti felici lì sopra -momenti in cui abbiamo riso, pianto, discusso, bevuto e sognato.
Ci ho passato delle ore anche da solo -ore in cui mi sono domandato cosa ne sarebbe stato di me se tu mi avessi lasciato, e ci ho pensato anche quando lo hai fatto: quando hai preso le tue cose da quel luogo che chiamavamo casa e hai detto in modo secco tra di noi non può funzionare, io me ne vado.
È stato su quel muretto che mi sono chiesto per la prima volta per quale motivo avessi deciso di abbandonarmi, così, all'improvviso, senza neanche darmi il tempo di realizzare o di riuscire a capire almeno un po' cosa stesse accadendo. Perché, lo sai, non sono mai stato bravo ad affrontare gli addii, e una spiegazione, alla fine della fiera, me la dovevi.                           
È stato su quel muretto che per la prima volta ho pianto dopo che te ne sei andata.

Mi sono svegliato presto quel giorno e tu non eri accanto a me.
E vorrei dirti che una volta qualcuno mi ha detto che i momenti più brutti della nostra vita li sentiamo fin dentro le ossa da prima che accadano, e continuare raccontandoti che io, quella mattina, non ho sentito nulla.
Ricordo che dal soggiorno proveniva un frastuono insopportabile, e che io immaginavo soltanto che stessi cercando qualcosa che ti serviva urgentemente e che per sbaglio, nella fretta, avessi fatto cascare per terra qualcuno dei tuoi amati souvenir francesi che ogni volta sistemavi meticolosamente sulla mensola appesa sopra il televisore; non sai come ci sono rimasto quando invece mi sono alzato dal letto e ho visto che frettolosamente stavi accatastando tutti i tuoi ricordi sul divano. E quando ti ho guardata in viso e ho visto le tue pupille rosse di pianto -piangevi molto in quel periodo.
Te lo ricordi, Délphine?, era una domenica e noi le domeniche facevamo l'amore e cucinavamo le madeleine che a te piacciono tanto. Quella volta, però, hai preso in mano quelle valige e hai annunciato ciò che mi avrebbe spezzato il cuore, poi mi hai lasciato sulle labbra uno di quei baci in cui ci lasci dentro anche l'anima, e sei corsa via, senza parlare oltre, senza guardarti indietro, e io mi sono preso la testa tra le mani, sconvolto e con la bocca aperta, ancora confuso da quell'azione priva perfino del più piccolo significato.

Eravamo felici noi, io lo ero perché tu mi facevi sentire speciale in un mondo in cui niente più ormai mi meraviglia. Tu mi dicevi di esserlo, perché io ti facevo sentire unica, perché ti facevo sentire bella e ti davo quella sicurezza che nessuno, nella vita, ti aveva mai dato.
Eppure, Délphine, in questo mondo disilluso noi sorprendevamo ancora, e tu questo lo sai bene, che quando la gente ci guardava vedeva come i nostri corpi riuscissero a prendere immediatamente fuoco non appena si sfioravano, e si rendeva conto che il nostro cielo, quello in cui eravamo volati immediatamente non appena avevamo capito di desiderarci con una smania quasi mortale, era stabile e limpido come non se ne vedono più.
Tu eri il mio cielo, le mie stelle e anche la mia Luna. Eri il mio campo fiorito, il mio cespuglio di rose e il fiore appena sbocciato. Eri un insieme di cose belle, delle quali avrei voluto bearmi per sempre.

Il letto ormai privo della tua presenza sembrava freddo e spoglio. Ho accarezzato innumerevoli notti il tuo cuscino, sperando che tutto fosse soltanto un incubo e che tu fossi stesa ancora lì, al mio fianco, a sognare, come facevamo spesso, un futuro insieme, a parlare dell'amore e di ciò che ci legava.
Mi sono appigliato al tuo ricordo in tutte quelle notti in cui mi sentivo soffocare e boccheggiavo per un poco d'aria. In quelle notti in cui il dolore era troppo da sopportare e mi tiravo con forza i capelli urlando sottovoce tutto il mio dolore, per la tua assenza -per la tua mancanza.
Mi sono appigliato a questo ricordo come se fosse il ramoscello di un albero su di una roccia a strapiombo: troppo fragile per sostenerti, ma abbastanza forte per permetterti di sperare che non si spezzi, e che tu non cada sfracellandoti sopra qualsiasi cosa incontrerai alla fine del vuoto immenso.
Ma ho immaginato la tua presenza per troppo tempo, e la federa di quel cuscino ha perso molto presto la tua essenza -il profumo dei tuoi capelli non ci ha messo tanto a svanire.
Quello che invece ci sta mettendo più del dovuto ad andarsene è il suono della tua voce e i tuoi occhi: quei dannati occhi neanche troppo speciali, con i quali però ci scopavo ogni volta.

My Sad Memories.  ➢ hes (Modifica In Corso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora