Era domenica sera, ero sola in un parcheggio vuoto, il freddo entrava nelle ossa, stavo fumando e decisi di chiamarla, rispose dopo due squilli, i soliti due squilli che faceva fare sempre anche se aveva il telefono in mano.
Prese il telefono e mi disse:"Cosa vuoi?"
"Mi manchi" le risposi
"Perché mi hai chiamata?"
"Sto fumando e mi mancavi"
"Cosa c'è che non va?"
"Come lo sai che c'è qualcosa che non va?"
"Ti conosco. Mi chiami sempre quando c'è qualcosa che non va"
"Quando le cose vanno bene sono con te. Quando non ci sei è il problema"
"Non voglio sentirti"
"Lo so"
"Dimmi che problema c'è questa volta"
"Questa volta non ci sei e sto finendo la canna. Sai,sto scrivendo di te"
rise alla mia risposta e disse: "Scrivi sempre di me"
"Scrivo sempre di tutto quello che sa di felicità, scrivo di te per non sentire la mancanza"
"Mi manchi anche tu" ammise.
Sorrisi e le dissi:"Ho bisogno di vederti"
"Non possiamo adesso, non voglio" "Domani vediamoci, ti prego"
"Sai meglio di me che non deve andare così"
"So meglio di te che domani ci vedremo"
"Se domani ci vedessimo, cosa succederà?"
"Non lo so"
"Mi abbraccerai?"
"Ti bacerò"
"Non baciarmi"
"Non chiedermi qualcosa che sai che non farò"
"Non puoi fare così"
"Fare così come?"
"Chiamarmi mezza fatta e dirmi tutto questo" disse alzando la voce.
"Mi manchi" le risposi tranquilla
"Non continuare, per favore"
"Vediamoci e parliamo"
"Mi stai chiedendo di amarti e di fare l'amore con te"
"Non te lo sto chiedendo"
"Non provo lo stesso sentimento"
"L'ultima volta eravamo a un passo dal farlo, lo stavamo per fare, era frenetico e..." mi interruppe "Era sesso, nessun sentimento"
"Poteva essere sesso prima che uscissi a fumare e poi tornassi da te, più distaccata, dall'altra parte del letto, la parte più fredda"
la sentii singhiozzare e continuai "Poteva essere sesso prima che io ti sentissi piangere e mettessi da parte l'orgoglio, prima che mi posizionassi sotto le coperte con te"
"Non continuare" disse con voce rotta
"Mi hai abbracciato, ti ho detto quanto ti amo mentre mi piangevi addosso, ti ho baciato e mi hai baciato, poi ti ho stretta ancora più forte... avevo la maglietta piena delle tue lacrime"
"Lo so"
"Mi hai baciato lentamente, dolcemente, c'erano le tue lacrime sulle mie labbra, avevi le guance fredde, nonostante ci fosse caldo. Baci così solo la persona che ami"
"Ma io non ti amo"
"Dillo a qualcuno che non era con noi quella sera"
"Smettila"
"Non la smetto. Ti amo, mi manchi. Non puoi chiedermi di fare qualcosa di così forte."
"Non posso ricambiare tutto questo" disse piangendo,
"Ci siamo baciate e abbiamo dormito abbracciate... non abbiamo mai dormito abbracciate"
"Abbiamo dormito insieme un sacco di volte"
"Abbiamo passato notti intere a scopare, abbiamo passato notti d'estate sul tetto a fumare e a parlare di quanto tutto ci facesse schifo. Abbiamo fatto l'amore così tante volte solo parlandoci"
"Rendi tutto questo così difficile da fare"
"Tu stai complicando tutto" le dissi sottovoce.
Calò il silenzio per un paio di secondi, poi lei lo spezzò:
"È colpa tua, cogliona"
"Camz, ti amo. Ti amo più di quanto possa amare la musica. Non ho bisogno di scopare, potrei farmi qualsiasi ragazza."
"Allora fatti una qualsiasi!" disse arrabbiata
"Voglio fare l'amore con te" quasi sussurrai
"Stai guidando, vero?"
"Sì, conosci anche la mia macchina?"
"Conosco te. Che vuoi fare?"
"Mi manchi... E so che ti piace cambiare discorsi"
La situazione sembrava essere tornata quella iniziale, si era calmata, come sapesse quello che stavo per fare, rimase in silenzio ad aspettare.
E poi riprese a parlare:" Perché sei così impulsiva?"
"Non sarei così se non mi interessase realmente di te"
"Ti importa solo di quello che ho tra le gambe"
"Se dovessimo proprio parlare di questo, posso assicurarti che mi interessano anche le tue tette, per non dimenticare quel culo perfetto che ti ritrovi"
"Ti odio" disse ridacchiando
"Lo so che ti piacciono i miei complimenti"
"Io so solo che sei in macchina e ho paura di dove tu possa andare".
Diventa seria e le chiesi: "Dove pensi che io stia andando?"
"Ci sono tre posti: quel parcheggio all'aperto in cui vai sempre, l'altro parcheggio panoramico e il tuo terzo posto sono io"
"Ho già guardato abbastanza il panorama"
"Ero incazzata con te fino a due minuti fa"
"Hai cambiato discorso ancora. E sei ancora incazzata con me...solo che non puoi negare che io sia di ottima compagnia e che ti manco" le risposi ridacchiando.
"Continuo ad odiarti"
"Mi manchi"
"Lo so"
"Ti amo"
"Lo sai che non risponderò"
"So che mi ami oppure sei brava a fingere"
"Non ti mentirei mai"
"Lo faresti invece"
"No!"
"Lo stai facendo"
"Sto chiudendo la chiamata."
"Ti amo"
"Smettila, sei snervante"
"Sono a casa tua, aprimi"
"Non puoi venire da me, ci sono i miei"
"No, c'è tua sorella a casa di tua nonna. È domenica, quindi i tuoi saranno fuori"
"Smettila"
"Non fai altro che dirmi di smetterla"
"Il cancello è aperto"
"Cambi ancora discorso"
Spensi la macchina difronte al vialetto di casa sua, arrivai alla sua porta, non ebbi bisogno neanche di bussare, mi pregò con gli occhi di non parlare.
La baciai freneticamente, come se le sue labbra fossero l'unica cosa che mi serviva per vivere.
"Ti amo" le dissi e la baciai ancora
Mi respinse e disse: "Non puoi fare così"
"L'ho fatto" e la ribacia.
"Ti odio" disse e poi mi morse il labbro inferiore.
Ci baciammo ancora, la presi in braccio, allacciò le sue gambe intorno alla mia vita, sbattemmo contro un muro e mi tolse la giacca.
Non staccammo le labbra neanche un secondo, non avevamo bisogno neanche di respirare.
Arrivammo alla sua stanza, la buttai sul letto e mi tolsi la felpa, che buttai da qualche parte nella stanza, le tolsi la maglietta, ci togliemmo i vestiti a vicenda, forse ci spogliammo anche delle nostre paure. Mi misi sopra di lei, le baciai il collo, lasciando una scia di baci, morsi e succhiotti, arrivai al suo capezzolo destro, lo afferrai con le labbra succhiandolo, leccandolo e mordendolo, con la mano invece stuzzicavo il sinistro.
Li sentii diventare turgidi, mentre muoveva il bacino contro di me.
Scesi mordendole e leccandole ogni centimetro di pelle fino ad arrivare al monte di Venere, leccai anche esso lentamente fino ad arrivare difronte alla sua intimità, baciai il suo interno coscia e poi leccai con avidità tutta la sua lunghezza. Presi il suo clitoride e iniziai a succhiarlo, mentre introducevo due dita dentro di lei.
Gemeva, inarcava la schiena per chiedermi di più, aggiunsi anche un terzo dito e iniziai a muoverli velocemente, sentivo le sue urla di piacere, il suo stato di beatitudine, le sue parete che si stringevano intorno alle mie dita. "STO PER VEN-IRE" urlò.
Spostai le dita sul clitoride e entrai con la lingua, venne, accompagnai il suo orgasmo e leccai tutti i suoi umori.
Quando tutto finì, mi coricai al suo fianco, l'abbracciai, fu il momento migliore di quella serata.
Noi senza vergogne, senza pudori che ci stringevamo.
Mi innamorai ancora una volta di lei.
Quella notte dormimmo nude, abbracciate, le dissi "ti amo" e mi rispose "anche io".