CAPITOLO 1

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La sveglia comincia a suonare.
È già la terza volta che la rimando, sono costretta ad alzarmi se non voglio uscire in pigiama.
Proprio mentre mi alzo entra mia mamma in camera: "Catte oggi non riesco ad accompagnarti, prendi l'autobus."
Penso: "Perfetto, perderò l'autobus e mi toccherá farmi tutta la strada a piedi. Che come se non bastasse da casa mia alla scuola sono venti minuti buoni. Ritarderò anche il primo giorno di scuola, fantastico!"
Ma mi limito a dire: "Okay mamma, ci vediamo sta sera. Buona giornata."
"Anche a te, tesoro."
E si chiude la porta dietro.
Mi alzo e mi avvio verso il,bagno.
Non sono per niente una di quelle persone che si trucca con dieci chili di mascara e sette strati di rosetto, anzi sono il contrario.
Io non mi trucco affatto!
Pesco dall'armadio un paio di jeans neri, la maglia bianca della vans e prendo una felpa nera.
Non sono una che bada molto alla moda, se potessi uscirei in pigiama!
Prendo lo zaino ed esco di casa correndo.
Arrivo alla fermata e mancano cinque minuti all'autobus, così prendo le cuffiete e cerco il telefono nella tasca della giacca.
Merda!
Ho dimenticato il telefono a casa, dai Caterina ce la puoi fare hai cinque minuti.
In tempo record arrivo a casa, prendo il telefono e arrivo alla fermata in tempo.
Salgo sull' autobus e sono già sudata.
Prendo il primo posto e faccio partire la playlist.
Mentre ascolto la musica mi vibra il telefono.
Lo accendo e sulla schermata mi appare il nome di Martina.
Rispondo.
Dall'altra parte sento la sua voce arrabbiate: "Caterina, mi spieghi dove sei? É da dieci minuti che ti aspetto al bar davanti alla scuola. Non ti sei dimenticata che dovevamo fare colazione insieme, vero?!"
Ecco, ci mancava questa!
Come ho fatto a dimenticarlo?
Mi scuso subito e le dico che ho avuto un problema.
Lei ovviamente sa che quel problema non è altro che sono stordita e mi sono completamente dimenticata.
Io e Martina ci conosciamo dalla prima media.
Il primo anno non ci siamo frequentate molto ma dal secondo siamo diventate subito amiche.
È una di quelle persone tranquille, ma allo stesso tempo che non riesce a stare tranquilla un secondo.
Mi capisce quasi sempre e sa cose di me che nessuno immagina.
Mi è sempre stata vicina.
L'unica cosa è che si arrabbia per ogni minima cagata e per una cosa così sarebbe capace di tenermi il muso per una giornata intera.
In poco tempo arrivo a scuola e sono pure in anticipo.
Mi faccio i complimenti da sola per questo.
Cerco Martina con lo sguardo e la vedo che esce dal bar.
Le vado incontro e mi scuso subito per essermi dimenticata della colazione che dovevamo fare insieme, lei mi dice di stare tranquilla che non importa. Wow! È veramente la Martina che conosco io? È lei? La mia amica? Bah.
Mi limito a sorriderle e ci avviamo insieme all'entrata.
Quest'anno ci saranno molti nuovi studenti e Martina è eletrizzata. Dice che è sicura che quest'anno ne troverà uno carino che le farà perdere la testa.
Mentre la lascio fantasticare sul suo futuro con il nuovo studente mi guardo intorno, la scuola sembra completamente diversa ma allo stesso tempo uguale.
Mentre osservo le pareti grige scontro un ragazzo e gli faccio cadere i libri che portava in mano.
Mi chino per aiutarlo a raccogliere i libri e intanto dico: "Scusa, sono il solito disastro."
Lui mi dice di non preocupparmi e mentre mi alzo da terra i nostri occhi si incrociano.
Non era ne uno sguardo romatico ne altro, ma mi è piaciuto.
Mi farfuglia una cosa tipo:
"Sono Tommaso, piacere. Sono nuovo quest'anno."
"Caterina, piacere."
"Ci vediamo in giro." Mi sorride e se ne va.
Rimango a guardarlo finché non mi distrae Martina con i suoi soliti modi: "Ma come fai? Pure con i ragazzi carini riesci a fare certe figure?" e ride.
Io mi limito a sorriderle.
Era carino? Beh sicuramente aveva dei begli occhi.
Dai Caterina come minimo non lo vedrai più.
Io sono la solita perdo la testa per il primo che incontro.
Magari penso a lui per giornate intere e lo sogno per mesi, ma alla fine prima di in amorarmi veramente ce ne vuole.
E questo non è ancora successo.
Ci avviamo all'aula magna dove è riunita tutta la scuola.
Mentre il preside si presenta ai nuovi studenti e comincia a parlare di cose che mi entrano da un orecchio e mi escono dall'altro, mi tornano nella testa gli occhi di Tommaso.
Non penso ad altro per il resto di quell'ora.
Ad un certo punto mi distrae Martina che mi dice: "Non starai pensando a quel ragazzo vero?"
Io la guarda e le dico: "Ma va! Figurati!"
Lei si limita a sorridermi, sa che mento.
Finita la presentazione e le solite cose ci lasciamo andare, il primo giorno è andato e sinceramente pensavo fosse peggio.
Saluto Martina e mi avvio alla feramata dell'autobus. Arriva in pochi minuti, salgo e mi siedo in uno dei posti in fondo.
Mentre ascolto la musica sento una voce familiare che mi chiede: "Che canzone è?"
Senza neanche rendermi conto di chi mi avesse fatto la domanda, rispondo: "Perfect Strangers."
Poi alzo lo sguardo e mi ritrovo davanti Tommaso che mi sorride e mi chiede se poteva sedersi vicino a me.
Io senza neanche rispondere levo il mio zaino, un po' goffamente dopo che si era incastrato nel sedile, e gli faccio segno di sedersi.
Ero quasi sicura di aver un sorriso da ebete sulla faccia.
Si siede e per qualche minuto stiamo zitti. Poi mi chiede qualche domanda tipo: a che fermata scendi? Sei nuova nella scuola? E le solite cose. Dopo un po' si zittisce.
Aspetta qualche minuto e mi fa la domanda che credo mi volesse chiedere dall'inizio: "Come si chiama la tua amica che era con te oggi?"
Lo guardo stupefatta e gli chiedo: "Martina, perché?"
"Boh così sembrava carina."
Ringrazio il cielo che ero alla mia fermata e mi avvio all'uscita dicendogli che ero arrivata.
E io, deficiente, che immaginavo si fosse messo vicino a me perché gli interessavo e invece gli interessava Martina.

Innamorata per la prima volta.Where stories live. Discover now