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Cerco di pensare ad altro. Mi ci impegno con tutta me stessa. Eppure non ci riesco.

Mi ripeto che non devo perdere per lui nemmeno un secondo del mio tempo, ma come posso dar retta alle mie parole? È così bello!

Quando parla, mi perdo ad osservare il movimento delle sue labbra.

Quando i nostri occhi si incrociano, sento le guance che mi si imporporano, e non posso far altro che distogliere lo sguardo.

Sono pienamente consapevole del fatto che il mio è un amore malato, ma per quanto io mi ci sforzi, non riesco a togliermelo dalla testa. Le mie fantasie mi fanno solo male. Non si concretizzeranno mai e poi mai in qualcosa di reale.

Nonostante ciò, non riesco a porre fine all'attrazione che provo per lui. Il sognare ad occhi aperti è come una droga per me: mi fa star bene in un primo momento, ma poi mi lascia una sensazione di marcio all'altezza dello stomaco. Sì, proprio di marcio.

È come se le farfalle che sento quando lo vedo non dovessero esserci. <<Sono qualcosa di sbagliato!>> mi dice il cervello. Me lo urla in continuazione. Non si ferma. Non ha pietà per il mio povero cuore.

E così, all'interno del mio corpo viene combattuta una dolorosa battaglia fra la ragione ed i sentimenti.

Quale potrebbe essere la soluzione migliore? Il non provare più nulla, rifugiandomi in un guscio protettivo, oppure il vivere la mia vita da adolescente, con gli aspetti negativi che ciò comporta? Chi dovrebbe vincere?

La lotta infuria, più sanguinosa che mai, ed io, unica ed impotente spettatrice, spero che finisca al più presto.

In una serata di pioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora