1 CAPITOLO

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ANDREA

«Andrea! Sveglia!»

La voce di mia madre arriva alle mie orecchie, mi stiracchio mentre mi alzo con il busto.

Guardo intorno a questa piccola stanza, dalle pareti blu, che ospita solo un letto singolo, un comodino, una scrivania e un armadio con gli abiti sparsi in giro.

Abito insieme a mia madre all'interno di un appartamento che si trova al terzo piano che dispone di una cucina in vista semplice e un piccolo soggiorno con divano comprato al mercatino dell'usato, un tavolo di legno, sopra al soffitto c'è appeso un lampadario semplice che dondola. Di fronte ci sono un televisore, un mobiletto di legno, mentre più a destra si trova un piccolo corridoio con due stanze; una con un bagno semplice, e l'altra senza servizi.

Scendo malvolentieri dal letto dirigendomi subito in bagno per fare una doccia veloce.

Indosso un paio di jeans neri strappati e una maglietta bianca.

Raggiungo mia madre in cucina e mi siedo su una sedia, di fronte al tavolo marrone consumato.

«Buongiorno mamma.»

Mi sorride, lei ha un viso dolcissimo che mi trasmette molta tranquillità.

I capelli castani sono sempre raccolti da una coda elegante, nonostante la sua età cerca di essere sempre curata, il colore dei suoi occhi sono identici ai miei, celesti chiari.

«Buongiorno tesoro, vieni qui e lasciati baciare.»

Mia madre è molto affettuosa ma queste effusioni io le odio.

Lei mi ha cresciuto da sola perché mio padre ci ha abbandonati anni fa, lui è sposato e io sono frutto di un tradimento.

Nonostante ciò, versa dei soldi per il mio mantenimento. Osservo la mia abitazione, oggi è un giorno speciale, divento maggiorenne, compio diciotto anni. Frequento l'ultimo anno di liceo linguistico qui a Roma, ma non amo la scuola, preferisco andare in giro con i miei amici a divertirmi e passare da una ragazza all'altra.

«Mamma io vado.»

«Andrea a che ora torni questa sera?»

«Mamma stasera festeggio il mio compleanno in discoteca quindi non aspettarmi sveglia.»

«Va bene.»

JESSICA

«Jessica, sveglia.»

Apro le palpebre e osservo mia madre che apre le tende color panna facendo entrare la luce che filtra dalla finestra.

«Alzati, è tardi, tuo padre è già andato al lavoro.»

Mi alzo con il busto e stiro le braccia.

Prendo il mio cellulare poggiato sul comodino di massello marrone.

«Tesoro, devi pendere il pullman per arrivare al liceo?»

«Sì mamma, ora mi alzo.»

«Io non capisco perché non vuoi farti accompagnare dall'autista!» esclama con la sua voce stridula e adirata, non le rispondo.

Osservo mia madre e mi chiedo come faccia ad essere sempre bella e curata ad ogni ora del giorno, con i capelli castani ondulati, vestita in modo elegante e i suoi tailleur colorati.

Poggio i piedi a terra sul tappeto rosso persiano, indosso le pantofole e scendo dalle scale a chiocciola bianche, dirigendomi nell'immensa cucina della mia abitazione.

Come ogni mattina, trovo la tavola apparecchiata piena di dolci, cereali, succhi di frutta, e latte.

«Buongiorno Jessica.»

SOLO L'AMORE PUÓ SALVARMI.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora