Capitolo primo.

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New York, 31-12-1999.

Conobbi Alek il capodanno tra la fine degli anni '90 e l'inizio del magico 2000, anno che invitava grandi speranze a varcare la porta della vita di ognuno di noi.
La mezzanotte sarebbe scoccata da lì a poco, invitando tutti i presenti a baciare qualcuno, conoscente o meno, solo per poter donare una goccia di meraviglia alla serata.
Pensavo al fatto che questo fosse esattamente il diciassettesimo capodanno passato a guardarmi intorno, non che i primi avessero segnato particolarmente la mia vita, tuttavia era un giorno come un altro, senza problemi su chi avrei visto, incontrato o baciato quella notte.
La musica era stata spenta qualche secondo prima ed il conto alla rovescia aveva chiesto spazio tra i mormorii precedenti della gente.

23:59:49.
Dieci... nove... otto...

La vetrata che si affacciava su Central Park era leggermente opaca a causa del freddo di Dicembre, erano visibili le persone in preda alla felicità, immerse con lo sguardo nei fuochi d'artificio.

Sette... sei... cinque...

Era impossibile trattenere un sorriso in mezzo a tanta felicità.
Portai il bicchiere di vino rosso alle labbra, sorseggiando durante gli ultimi quattro secondi alla mezzanotte.

E quattro... tre... due...

Fui sola, durante l'ultimo secondo, sola in mezzo al nulla, sola in mezzo a gente intenta a baciarsi convinta di doverlo fare necessariamente per poter trovare - o per evitare di abbandonare - l'amore, durante l'anno 2000.
La felicità travolgeva i bambini, euforici, vestiti di rosso secondo la tradizione e abbelliti con cappellini da festa, in cartoncino colorato, attraversavano il parco ai piedi del palazzo, seguiti dalle madri, anch'esse divertite ed euforiche.
Ogni anno la festa di Melanie era un successone, tradizione di studenti liceali e anche matricole e studenti già inoltrati nel college, aperta a qualsiasi tipo di passione proibita e lussuriosa, simile a quella che Phoebe stava compiendo in una delle tante stanze della casa, con un ragazzo - forse - conosciuto momentaneamente.
Avere amiche così era bello in alcune occasioni ma svantaggioso in altre, simili a questa.

- Ti annoia, questa festa? -
- No, non particolarmente. - in effetti così era.
- A guardarti si direbbe il contrario. -

Zero.

Ed eccoci, entrambi, a fissare fuori dalla finestra, in contatto tramite qualche parola ma con lo sguardo oltre alle figura stesse.
Pensai fosse da maleducata evitare il contatto visivo con la persona che mi stava parlando, dunque mi voltai.
Parlammo così, la prima volta.

- Mi chiamo Alek. - disse, senza voltarsi verso di me, così decisi di girarmi di nuovo ad osservare fuori dalla finestra.

- Io sono Holly.-

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New York, 01-01-2000

Phoebe mormorava dall'altro lato del letto, ogni tanto starnutiva e strofinava il viso sul cuscino, macchiandolo di strisce nere dovute al trucco che la sera prima non aveva tolto: troppo alcool e forse altro.
La mattina del primo giorno dell'anno sembrava quasi soleggiata, ovviamente entro i limiti della New York invernale.
Mi alzai e indossai un paio di Jeans sotto la maglietta con cui avevo dormito giusto un paio d'ore.
Erano le 10:00 del mattino, e visto l'evento speciale, probabilmente, qualsiasi bar era chiuso.
Il freddo era così intenso che si percepiva pure di fianco al camino di casa, dunque, coprirsi non era mai abbastanza.
Un bar, in tutta la città, l'avrei trovato sicuramente.
Infilai il giubbetto e cappello e scesi le scale senza svegliare chi si portava dietro i postumi dell'anno precedente.
Le strade erano vuote e mi lasciai la porta di casa alle spalle, i marciapiedi li ricordo come se fosse stato ieri, completamente coperti di neve che cadeva ancora incessantemente, aumentando il freddo già presente.
La figura di Alek si accostò alla mia, con sorpresa.

- Buon anno, Holly. - mi voltai e, a differenza della sera prima, mi stava guardando.
Notai la tonalità verde dei suoi occhi e sorrisi appena, ricambiando l'augurio.
- Cosa ci fai da queste parti? - chiese, infilando entrambe le mani in tasca e stringendosi nelle spalle.
- Mi andava un caffè, ti vuoi unire?- accennò un sorriso alla mia domanda, l'angolo di un lato solo era piegato verso l'alto, ed annuí, scuotendo appena i capelli castani, ricci e di media lunghezza, per eliminare la poca neve che si stava accumulando su di essi.
- Non vedo perché no. -
Camminammo, discutendo di college, lavoro, passioni... appresi che lavorava come dirigente in un'agenzia che forniva modelle a nomi importanti della moda e mi fece intendere che il lavoro gli piaceva soprattutto per la vicinanza con le belle donne.
Aveva un modo molto naturale di esternare la sua passione per le donne, così pronto e in grado di non farlo passare per un uomo volgare.
Quando entrammo nel bar notai che osservava la donna al bancone con occhi intensi, ammalianti e che, lei, non poteva fare a meno di caderci in pieno.
Qualche avance e Alek riuscì ad intascare il suo numero.
Osservavo le sue mosse con leggero stupore, aveva un sorriso abbastanza magnetico e la cosa affascinava me almeno quanto le altre donne, ma la differenza di carattere giovava parecchio.
Tra noi sarebbe potuta nascere una splendida amicizia.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 04, 2018 ⏰

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