Era il momento. Toccava a lui.
Prese un respiro profondo. Quella era la sua prima esibizione del Gran Prix senza Victor, eppure aveva meno paura di quanto avrebbe creduto. Il pensiero del suo coach in Giappone, al capezzale di Makkachin, in qualche modo gli dava forza. Avrebbe pattinato per se stesso, ma anche per lui, per non deluderlo. Poteva arrivare in finale e renderlo orgoglioso anche se non era a bordo pista per abbracciarlo.
Al suo posto c'era Yakov, corrucciato. Aveva accettato di fargli da coach per quel giorno, ma non nascondeva quanto lo trovasse inappropriato. Era stato molto chiaro su quel punto, prima di spingere Victor fuori dallo stadio quasi a pedate.
Sorrise. « Grazie per questa opportunità. » disse, inchinandosi davanti al russo, che borbottò una protesta. In fondo, si disse, quella durezza non era altro che il suo modo di esprimere affetto verso i suoi atleti. E in quel momento toccava a lui dimostrare qualcosa, alla Russia, a Victor e a se stesso. Assunse la posizione, chiuse gli occhi e si convinse che il suo coach lo stesse guardando, magari attraverso lo schermo del suo smartphone. Fu il suo ultimo pensiero cosciente. La musica lo avvolse e tutto il resto sparì. Rimasero il ghiaccio, le note e il suo corpo, che volteggiava sicuro tra le dita del fato, con la certezza che tutto sarebbe andato bene. Era quello che voleva trasmettere a Victor: tutto sarebbe andato bene; sarebbe atterrato senza cadere alla fine di ogni salto e Makkachin sarebbe guarito. Abbi fede. Devi solo crederci. Nient'altro. gli disse con il corpo e con il sorriso finale che rivolse alla telecamera. Poteva quasi vedere il coach sorridergli di rimando, dall'altro lato di essa.
La distanza fisica, in fondo, era solo un dettaglio.
Abbassò le braccia con cautela e prese un respiro profondo, mentre usciva dalla pista. L'adrenalina lo faceva tremare e non poterla sfogare come al solito minacciò di spezzare i suoi nervi delicati, ma la presenza solida di Yakov davanti a lui lo riscosse.
« Sei andato bene. » commentò il russo, in un inglese che tradiva il forte accento della sua lingua madre. « Vieni. »
Yuri obbedì, instabile in quel mare di emozioni che lo separava dal kiss and cry. Riuscì a sedersi prima che gli cedessero le gambe e dovette controllare due volte il punteggio prima di riuscire a crederci. Gli fischiavano le orecchie. Era davvero suo, quel risultato?
"Sì," rispose la voce di Victor nella sua mente, sensuale come solo lui sapeva essere "è tuo. Te lo sei meritato."
Rabbrividì, incapace di decifrare il discorso di Yakov, al suo fianco. Avrebbe dovuto ringraziarlo qualche altro migliaio di volte, per come lo stava salvando da una figura indecente in mondovisione. In quel momento era del tutto incapace di rispondere alle domande dei giornalisti. Riusciva solo a pensare a Victor, che magari non aveva proprio toccato lo smartphone e si stava consumando nell'atrio della clinica, che non avrebbe mai detto quelle parole, eppure era comunque lì con lui, a dargli forza. Si riscosse a forza, solo quando Yakov lo prese per il gomito e lo trascinò via.
« Bevi qualcosa, infila la testa sotto l'acqua gelata, o quello che ti pare. Riprenditi, una buona volta. » gli ordinò, aspro. « Non ti salverò di nuovo. »
Il pattinatore batté le palpebre e prese fiato. « I-Io... s-sì. » farfugliò, rosso in viso. Aveva tutto il tempo dell'esibizione di JJ per fare pace con la propria anima impazzita, prima che annunciassero la classifica definitiva. Sarebbe stato sul podio, di questo era sicuro, perciò doveva tornare lucido abbastanza da tenere testa ai giornalisti. Prima si fosse sbrigato, prima sarebbe stato libero di prendere il prossimo aereo per il Giappone e correre ad abbracciare il suo coach – e, sperava, anche Makkachin. Gli si spezzava il cuore, al pensiero che il barboncino potesse morire, ma doveva essere forte e credere nelle sue stesse parole. Lui non era caduto, perciò il cane sarebbe guarito. Si lavò il viso con acqua fredda, schiaffeggiò le guance e chiamò a raccolta tutto il proprio coraggio per tornare alla pista.
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Believe
FanfictionSenza Victor, Yuri deve affrontare da solo il libero della Rostelecom Cup, ma il suo unico desiderio è tornare dal suo "coach". "La musica lo avvolse e tutto il resto sparì. Rimasero il ghiaccio, le note e il suo corpo, che volteggiava sicuro tra le...