La macchina di Namjoon sfrecciò il più velocemente possibile sulle strade piene di pozzanghere, il tempo scandito dal lieve rumore costante dei tergicristalli che cercavano di pulire il vetro davanti alla sua faccia con scarsi risultati, dato che il temporale era così fitto e incessante che spazzata via una goccia se ne aggiungevano cinque. I fari delle macchine davanti a lui, che erano tante nonostante fossero quasi le tre di notte, erano sfocati e sembravano confondersi tra loro.
Quella notte non c'era nemmeno la luna a rischiarare il cielo, solo nuvoloni scuri distribuiti uniformemente carichi di pioggia per, da cosa dicevano le previsioni meteorologiche, l'intera settimana successiva.
Nella macchina regnava un silenzio assordante, interrotto ad intervalli regolari dai respiri profondi e turbati di Namjoon che si muoveva impacciato per la stanchezza tra le strade di Seoul, distratto di tanto in tanto dai cartelloni pubblicitari luminosi e dalle insegne.
In quel momento aveva solo un pensiero fisso in mente: tornare a casa velocemente.
Quando aveva accettato il lavoro come contabile così lontano da casa l'aveva fatto per i soldi, ne aveva un estremo bisogno. Lui e Seokjin, dopo ben cinque anni di fidanzamento, avevano deciso di comprarsi una casa, ma senza avere un lavoro stabile era impossibile anche solo pensarci.
Si erano messi d'impegno e, aspettando giorno dopo giorno, ci erano riusciti: Seokjin aveva trovato posto come aiuto fotografo e Namjoon come contabile, ma il posto di lavoro del più piccolo era davvero lontano e le ore di lavoro troppo lunghe. Quella distanza interminabile lo faceva arrivare ogni giorno a casa verso l'una di notte, ma quella serata era stata particolarmente piena e si erano fatte velocemente le due, alle quali bisognava aggiungere l'ora di macchina.
Namjoon, sfinito, accostò la macchina con un ultimo sforzo. Era arrivato a casa.
Quella casa che lui e Seokjin avevano sudato, quella che condividevano da un bel po' e della quale non si sarebbero mai stufati.
Namjoon scese dalla macchina coprendosi bene con il cappotto e, essendosi dimenticato l'ombrello nella fretta quella mattina, si bagnò completamente. Le gocce di poggia erano tante, piccole e insistenti come aghi e si infiltravano dappertutto: nei capelli, nella maniche e pure nei calzini, che in quel momento erano zuppi d'acqua.
Namjoon corse fino alla porta d'ingresso di quel condominio e, nonostante avesse chiuso la porta, riusciva ancora a sentire la pioggia scrosciante e i vari tuoni. Con i piedi che sguazzavano nelle scarpe, Namjoon corse una seconda volta velocemente fino ad arrivare davanti alla loro casa. Aprì con mani tremanti e bagnate, utilizzando la chiave, la porta d'ingresso ed entrò.
Finalmente il fragoroso rumore della pioggia si dissolse oltre alla porta, lasciando Namjoon in silenzio. L'aria era calda, confortevole e accogliente, decorata dai mille addobbi che Seokjin aveva insistito di mettere il primo dicembre, noncurante che fosse un po' troppo presto. Namjoon sentiva ancora l'odore dei biscotti che avevano provato a cucinare la sera prima, bruciacchiandone alcuni.
"Seokjin?" Mormorò Namjoon appendendo il cappotto e togliendosi sia le scarpe che le calze, lasciando quest'ultime sopra al termosifone bello caldo.
Nessuna risposta.
Namjoon fece un rapido giro del salotto, notando dei piccoli particolari. Il tavolino davanti al televisore era pieno di dolcetti interi e ancora sull'alzatina di plastica, una torta con la glassa alla fragola ancora spalmata perfettamente sopra, senza nemmeno un segno di un dito per assaggiarla, varie bibite e tovaglioli.
E Seokjin stava dormendo sdraiato sul divano, raggomitolato su sè stesso. Namjoon sospirò e si sedette sul tappeto vicino a lui, appoggiando le braccia sul divano.
"Jin..." Sussurrò come se non volesse che il più grande lo sentisse. Namjoon gli prese la mano calda e tracciò dei piccoli cerchi immaginari con il dito sul palmo della sua mano, come faceva quando Seokjin non riusciva a dormire. Il più grande aveva la bocca dischiusa e respirava affannosamente, come se non lo avesse fatto regolarmente nelle ultime ore, aveva i capelli spettinati e il naso rosso, sembrava che se lo fosse soffiato con violenza e frequenza. Aveva pianto, sicuramente.
"Non l'ho fatto apposta, sai il lavoro..." Namjoon si bloccò sentendo gli occhi pizzicare. Pizzicavano tantissimo e sentiva le lacrime nella parte inferiore degli occhi. Il petto andava su e giù nervosamente, quasi fosse un piccolo tic.
D'un tratto non ce la fece più e scoppiò a piangere buttandosi sui i fianchi di Seokjin ancora sdraiato sul divano, singhiozzando rumorosamente. Ebbe solo la forza di dire altre quattro parole."Buon compleanno, amore mio."
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rain • namjin
FanfictionNella macchina regnava un silenzio assordante, interrotto ad intervalli regolari dai respiri profondi e turbati di Namjoon che si muoveva impacciato per la stanchezza tra le strade di Seoul, distratto di tanto in tanto dai cartelloni pubblicitari lu...