1 Dicembre 2016

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BEFORE

I miei piedi erano posati sul tavolino di cristallo davanti al divano, quel giorno ero particolarmente stanca. Stavo cercando di prendere il telecomando, ma era troppo lontano e io, troppo pigra, per allungarmi di più, così abbandonai l'impresa e continuai a vedere quel film orrendo che stavano trasmettendo in Tv.
In quel momento suonarono il campanello e di malavoglia mi alzai e percorsi il piccolo tratto, che in quel momento sembrava immenso, di corridoio, che mi separava dalla porta di casa, ero sicura che non si trattasse del signor Brown perché sarebbe dovuto tornare 2 ore dopo.

"Chi é a quest'ora?"
Dissi aprendo la porta di casa.
Mi trovai davanti un uomo alto circa 4 teste più di me, anche se, data la mia altezza (1:57) non era tanto.
Vestito tutto di nero da capo a piedi.

"Mi dia un buon motivo per la quale non dovrei chiudergli la porta in faccia, dal momento che mi ha disturbato alle 17:30."
Continuai

"Signorina devo parlarle di una cosa importante, posso entrare?"
Iniziò lui

"No che non può, non é un Bar questa casa, mi dica chi é che cosa vuole."
Ribattei

"Sono venuto qua per informarla che il signor Brown sta in ospedale, gli é venuto un attacco cardiaco e l'ambulanza l'ha dovuto portare via.
É stato lui stesso a farmi venire dicendo che voleva darle un ultimo abbraccio."

Penso che in quel momento il mio cuore si sia rotto del tutto

"Non mi sento bene...
Andiamo subito in ospedale!
Voglio vederlo!
Si muova la prego"

Credo sia stata la prima volta che ho pregato una persona di fare qualcosa.
Il signore vestito di nero si era affrettato ad allontanarsi e mi aveva diretto verso la sua macchina.
Quel viaggio sarà stato seriamente il più brutto, lungo e il più "triste", sempre se si può attribuire ad un viaggio questo aggettivo ovviamente, di sempre.
Arrivammo all'ospedale e dopo aver chiesto alla segreteria dove stava il signor Brown mi precipitai per le scale, entrai nella sala dove si trovava lui buttando il dottore per l'aria.
Non l'avevo mai visto in queste condizioni, appena mi ha visto, ha sorriso, é stato il sorriso più finto che aveva mai fatto da quando lo conoscevo.

"Oddio Simon,
Ti prego non lasciarmi.
Ho bisogno di te.
Ho bisogno della tua presenza..."

Alzò il braccio e mi prese la mano, così mi avvicinai e appoggiai la mia testa sul suo petto, ascoltai il suo cuore, lo sentivo battere, battere piano, molto lentamente, le lacrime scorrevano sempre più velocemente, non poteva davvero andarsene, e invece sarebbe morto, sarebbe morto in quella stanza celestina, in quello stupido lettino di quello stupidissimo ospedale.

"Io credo in te okay?
So che farai grandi cose, so che hai tutte le carte in regola.
Devi solamente credere più in te stessa.
Promettimi che avrai più fiducia in te stessa."
Disse lui

Annuii, era l'unica cosa che riuscivo a fare in quel momento, poi rimasi lì, con la testa poggiata sul suo petto.
Due minuti dopo sentii uno strano rumore dal macchinario affianco a Simon, rincominciai a piangere e lo strinsi fortissimo.

"Addio bambina"
"Arrivederci Simon"

Ciao ragazze e/o ragazzi
Questo é il primo capitolo di
"MY GUARDIAN ANGEL"
Spero vi sia piaciuto, mi piacerebbe molto poter continuare questa storia, perciò se vi é piaciuta, ricordatevi di votare questo capitolo e se vi va, aggiungete la storia alla vostra biblioteca!

PS: Aggiornerò la storia a 10 stelline⭐

PPS: Prima di questa storia, stavo scrivendo un'altra storia su @scaliaaa_ che era arrivata a 700 view, per me era un grandissimo traguardo ma ho dimenticato la password di quell'account perciò...

Un bacione!
al prossimo capitolo😘

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 15, 2017 ⏰

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