Another Canterbury tale

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Per Mark O'Callaghan, 18 anni, ormai mancava poco alla fine del liceo e aveva già fatto il test di ammissione per la facoltà di legge all'università: dopo gli studi avrebbe iniziato a lavorare come avvocato nello studio di famiglia a Canterbury.
Diventare un avvocato era il suo sogno, lo era sempre stato. Cioè non proprio sempre, ma più o meno.
L'aveva scelto suo padre, o forse aveva dato per scontato che quella fosse anche la passione del figlio, e non solo la sua; così Mark per non dargli un dispiacere l'aveva accontentato.
Anche suo nonno, sin da quando era piccolo, gli diceva sempre che sarebbe stato un buon avvocato, e lui era felice e fiero di sentirselo dire; ma forse non aveva ancora trovato un vero sogno, la sua vera passione. Pensava forse che il suo sogno fosse quello di mandare avanti la tradizione di famiglia!
In realtà lui un sogno vero ora lo aveva: non era proprio un sogno in realtà. Era più una mosca che gli girava nella testa, una mosca che non se ne andava, restava li e lo faceva pensare. Quella mosca era arrivata ormai già da un po': forse più di un anno. Ma chi se ne curava un anno fa della mosca?! Allora mancava tanto tempo prima dell'università e non ci aveva mai fatto caso. In quel momento era più importante far vincere la squadra della scuola al torneo di cricket o riuscire a conquistare Amanda ( lei si che aveva le idee chiare, anche lei voleva studiare legge ma non per seguire le orme del padre, bensì per poter aiutare, come avvocato, quelle persone più povere che spesso vengono accusate ingiustamente).
Lui di idee non ne aveva molte, ma ne aveva una: una mosca.
La persona che l'aveva fatta ronzare per la prima volta nella sua testa era stato il suo insegnate di pianoforte. Era un uomo colto e saggio, gli aveva sempre dato buoni consigli (esponendo la verità in modo schietto, senza giri di parole) , era sempre riuscito a capirlo al volo: quando era triste, allegro o pensieroso.
Un giorno gli aveva chiesto gli sarebbe piaciuto fare da grande e lui, rispondendo con la risposta che dava a tutti, disse -l'avvocato-.
Così dopo un attimo di silenzio era arrivata la risposta: di certo non quella che Mark si aspettava...
-Non ti ci vedo sai?- gli aveva detto -ti vedo più adatto ad altri lavori, come un giornalista, uno scrittore...- aveva aggiunto.
Quella risposta lo lasciò spiazzato. Ma ciò che più lo aveva colpito era il fatto che a lui piaceva davvero scrivere e anche leggere (a scuola frequentava anche la classe di scrittura creativa) e letteratura era molto interessante da studiare! Non aveva mai fatto caso a queste cose, era come se una nebbia che da sempre le copriva ora si era levata dandogli la possibilità di vederle.
Il discorso con il suo insegnate non era durato molto ma lui ci aveva pensato: e se in effetti la carriera da avvocato non fosse stata la sua strada? Si insomma, da i libri aveva sempre imparato tanto, ma che fossero quelli la sua via aveva qualche dubbio.
Un'altra volta, non molto tempo addietro, forse due mesi prima, era successa una cosa simile. Sempre con il maestro di piano. Questa volta gli aveva chiesto quale fosse la sua materia preferita, non immaginava che una domanda tanto semplice potesse pietrificarlo in quel modo! Insomma avrebbe dovuto rispondere diritto ma dentro di se sapeva che non era quella la materia che più gli piaceva. Aveva iniziato dicendo -dunque... ci sono diverse premesse da fa...- ma era stato interrotto -è una domanda semplice, la tua materia preferita, rispondi con il cuore- e così aveva fatto e senza nemmeno pensare l'aveva detto: Letteratura.
Da quel momento aveva scelto di parlarne anche con il suo migliore amico, Colin, anche lui era del parere che avrebbe dovuto studiare qualcosa che davvero gli piacesse e che non doveva fare una cosa solo perché era sempre stato detto in quel modo, una cosa (e aveva ragione) che gli sembrava il suo sogno, ciò che voleva ma che in realtà non era altro che il sogno di qualcun altro.
E ora era lì nella sua stanza a pensare alle varie volte che aveva affrontato quel discorso, non aveva mai avuto il coraggio di parlarne con i suoi genitori per paura di deluderli.
In quei giorni aspettava la lettera d'ammissione all'università per il corso di legge. Ma non solo, all'insaputa dei suoi aveva fatto domanda d'ammissione anche per la facoltà di letteratura inglese. Lo aveva fatto per curiosità, per sfizio si era detto.
Ora però aspettava anche quella lettera, anzi aspettava soprattutto quella.
Chi lo sa, forse per quell'attesa snervante o forse a causa di quella dannata mosca o chissà cos'altro, era stanco e sentiva il bisogno di staccare la spiana per un po'; così aveva preso uno scatolone che gli aveva portato Colin la mattina di quello stesso sabato.
L'amico gli aveva detto che al suo interno c'erano delle vecchie foto, ritagli del giornalino della scuola e libri del loro primo anno di liceo.
È sempre divertente guardare dei vecchi ricordi quando si ha voglia di svagare un po' la mente.
Mark aveva guardato le foto più in superficie, cavolo quanto erano cambiati lui e i suoi amici, e poi aveva frugato sul fondo dello scatolone. C'era un libro non molto grande, dopo averlo tirato fuori lo aveva guardato bene. Gli era sempre piaciuto quel libro, l' Alchimista di Coelho. L'insegnante lo aveva assegnato da leggere, e seppure lui lo aveva già letto quando era più piccolo lo aveva letto per una seconda volta da tanto gli era piaciuto.
Ora lo aveva quasi dimenticato. Ma prendendolo in mano si ricordava bene che cosa gli avesse insegnato quel libro: gli aveva insegnato a credere nei suoi sogni e a non arrendersi.
Aveva girato il libro, si ricordava che sul retro della copertina c'era una frase ma non ricordava quale.
"Ascolta il tuo cuore, esso conosce tutte le cose."
Non aveva più dubbi ora, sapeva cosa fare, il coraggio era tornato: suo padre avrebbe compreso la sua scelta.

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⏰ Last updated: Dec 11, 2016 ⏰

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