Capitolo 3.0

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BECKY

4 anni fa...

È strano vederlo nella mia camera, sembra un'altra persona, di certo non più quel ragazzino incasinato di un tempo.
Si aggira per la stanza strofinandosi lentamente le mani per riscaldarle.
-Vuoi... darmi la giacca?- chiedo ondeggiando imbarazzata sulle punte dei piedi.
Lui mi guarda come se non riuscisse a capire ciò che gli ho appena chiesto, poi guardingo, annuisce.
Indossa un maglione rosso scuro che si tende mentre cerca di far forma ai suoi capelli.
Una volta riscaldato sembra tornato padrone della stanza, come fossimo ancora due adolescenti ad Orlando.
Ma non è così, sono cambiate troppe cose...
Dopo aver appeso il giaccone al mio appendiabiti mi siedo a gambe in crociate sul letto e lui si poggia sul bordo facendo leva col braccio destro per rivolgersi verso di me.
Ci guardiamo nel più tormentato dei silenzi: il ticchettio della sveglia scandisce lo scorrere del tempo, è tutto ciò che di fa capire che la vita continua ad andare avanti.
Sento il cuore battere forte mentre cerco di regolare il mio respiro.
-Come mi hai trovato?- sussurro.
Lui sembra non gradire la domanda e sorride senza alcuna allegria scuotendo la testa come gli ho spesso visto fare -Sono qui, dopo più di 7 anni, ho attraversato un intero oceano e tutto ciò che mi chiedi è:'come ti ho trovato'?-.
Scrollo le spalle. Lui sospira ma non risponde guardandosi in torno per almeno un minuto. Si sfiora le labbra col pollice destro guardando in basso, pensoso poi, dopo aver fatto scoccare la lingua contro il palato riprende a parlare: -La ho io una bella domanda per te: cosa è successo quella sera?-.
Lo guardò con aria confusa.
-Non corrucciare il volto, vuoi che sia più specifico? Bene: cosa è successo il giorno in cui te ne sei andata? Sei sparita nel nulla? Il giorno in cui non hai avuto nemmeno la decenza di svegliarmi per un addio, quello in cui tutto ciò che hai fatto è stato lasciarmi il vinile?- si è avvicinato. Distolgo lo sguardo ma lui sposta il busto per seguire i miei occhi.
Mi sdraio sul letto e guardò il soffitto, poi prendo un respiro profondo -Non avrebbe funzionato Lawson, ci saremmo potuti incaponire con i miei ma loro mi avrebbero portato via. Ci saremmo potuti abbracciare, ripetere al l'infinito che il nostro amore varrebbe superato un oceano intero ma alla fine avremmo chiuso, nel più doloroso dei modi: ci saremmo dimenticati dell'altro. Saremmo diventati una di quelle coppie che stanno insieme solo per abitudine ma presto sarebbero incominciate le bugie e le litigate: ci saremmo distrutti. Non potevamo vincere-.
-Così hai deciso di non metterti nemmeno in gioco?- si agita sul posto, gesticolando per dare enfasi alle sue parole.
-Che senso avrebbe avuto? Combattere per un fantasma di ciò che eravamo?- parlo con un mio di voce annoiato, come fosse un argomento ormai saturo.
-Ma noi eravamo reali Rebecca!- grida ceravamo di farmi ragionare come lui desidera. Non mi muovo, ne mi scosto leggermente, non mi fa paura. Provo solo una gran pena per noi, per la coppia di quei due ragazzini troppo pieni di sogni e di speranze -Reali!- ripete cercando di conquistare di nuovo la mia attenzione ormai scemata -Sei tu che non hai voluto credere in noi! Io avrei combattuto, ma tu hai scelto di lasciarmi!-.
-No, io ho scelto di proteggerci-.

Oggi...

Sento il suo respiro a pochi centimetri dal mio orecchio, non riesco a riposare.
Mi muovo, tenuto di voltarmi ma l'idea di ritrovarmi faccia a faccia con lui mi blocca ogni volta.
Ogni volta che si muove controllo con la coda dell'occhio che la coperta sia al suo posto.
Perché lui dorme nudo... la mia solita fortuna, cazzo...
Una volta ho letto che un uomo ha circa tre erezioni in una notte. Forse è per questo che continuo ad aver paura che il piumone si tenda in qualche punto...
-Dormi- mi dice assonnato.
-Mi hai spaventata a morte! Non credevo fossi sveglio!- dico alzandomi sui compiti per osservarlo meglio, non apre gli occhi.
-Non riesco a dormire bene, non sono abituato ad avere... te, nel mio letto- finalmente si volta a guardarmi.
Per un attimo penso a tutte le donna che devono aver dormito con lui, e sento un moto di gelosia crescermi dentro, invadere tutto.
-In genere le spedisci subito via? Oppure vai a casa loro è appena finito te ne scappi? Anzi no! Motel vero?- chiedo tagliente.
Lui scuote la testa infastidito -se vuoi fare una domanda abbi almeno il coraggio di farla bene. Non insultare perché sei imbarazzata-.
-Sei davvero un idiota- grugnisco dandogli la schiena e chiudendo gli occhi.
Sento una sua risata e poi il fruscio delle coperte, prima di cadere in un sonno profondo.

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